Nella dedicatoria delle Institutioni di Mario Equicola si ricorda infatti che la dimora del gentiluomo era divenuta "il diporto di tutti i più famosi accademici che fossero in corte", che si dedicavano soprattutto alla recitazione e all'improvvisazione di versi burleschi.[2]
^[Institutioni di Mario Equicola al comporre in ogni sorte di rima della lingua volgare, con uno eruditissimo discorso della pittura, e con molte segrete allegorie circa la Muse e la poesia, In Milano, 1541]
^[D. Romei, Roma 1532-1537: accademia per
burla e “poesia tolta in gioco”, in Id., Berni e Berneschi del Cinquecento, Firenze, Centro 2P, 1984, pp.
49-135, poi in Id., Da Leone X a Clemente VII. Scrittori toscani nella Roma dei papati medicei (1513-
1534), Manziana, Vecchiarelli, 2007, pp. 205-242.]