Laureata in filosofia,[3] comincia a studiare montaggio all'IDHEC nel 1956 e vi prende un posto da assistente presso la relativa cattedra fino al 1959.[4][5] Durante questo periodo, monta il suo primo film, Présentation ou Charlotte et son steak, un cortometraggio originariamente girato nel 1951 da Éric Rohmer, con Jean-Luc Godard come attore.[4][5]
Il sodalizio con Jean-Luc Godard
Nel 1960, Lila Herman, sua allieva all'IDHEC ed assistente al montaggio de Le Petit Soldat di Godard, la presenta a quest'ultimo, alla ricerca di qualcuno "non ancora deformato dalla cinematografia tradizionale" con cui sostituire Nadine Marquand in cabina di montaggio.[7] Guillemot viene lasciata libera di sperimentare col montaggio sonoro,[7] dato che, a differenza di quello dei precedenti film del regista, il sonoro di Le Petit Soldat non era in presa diretta a causa dell'accento di Anna Karina.[8] Godard intendeva rendere conscio il pubblico del livello audio che ascoltavano al cinema ed anche lei riteneva che il cinema francese non facesse «un buon uso della musica e dei suoni [...] utilizzati a mero scopo illustrativo».[8] Nella scena iniziale, l'arrivo di un'auto non è accompagnato da nessun suono, elemento enfatizzato dalla completa mancanza di rumore di fondo fino all'attacco della colonna sonora; il primo dei molti scardinamenti delle regole del montaggio classico che avrebbero compiuto assieme.[7]
A causa di problemi con la censura, Le Petit Soldat non vedrà la luce fino al 1963, rendendo dunque La donna è donna, uscito nel 1961, la prima collaborazione tra i due dal punto di vista del pubblico: anche in questo film, stacchi di montaggio come quello in cui Anna Karina «esce in strada, un sacco di rumore, l'inquadratura dopo, niente più rumore [...] [servono a] farci sentire il livello sonoro che normalmente non sentiamo nemmeno, come musica assoluta», secondo Guillemot.[7] L'effetto di straniamento è così inedito ed efficace che il distributore italiano del film, ricevuta una copia per il doppiaggio (priva di dialoghi e contenente il solo missaggio sonoro), reinserisce tutti i suoni ambientali ove mancanti, credendo si tratti di un errore.[7]
Oltre al sonoro, Guillemot ha un ruolo nella rivoluzione del montaggio operata da Godard nel suo primo periodo da regista anche da un punto di vista visivo, come con il "falso raccordo" nella scena della foresta di Les Carabiniers (1963), dove i soldati arrestano quello che credono essere un partigiano e che, al momento di smascherarlo, si rivela essere invece una ragazza bionda, ottenuto tramite la ripetizione dell'azione prima in campo lungo e poi in primo piano.[4][5][6] Lo stacco nasce per caso, guidato da ragioni pratiche di impossibilità di un normale raccordo di movimento: «Godard mi chiese come avremmo fatto a giustificarlo e io dissi: 'potremmo dire che lui compie questo gesto e che, una volta compiuto, si chiede perché l'abbia fatto; così lo compie di nuovo per ricostruire l'azione'. [...] Per equilibrare, inserimmo altri 'doppi raccordi' nel film, ma nessuno si avvicinava alla potenza del primo».[6]
Sempre nel 1963, con Il disprezzo, Guillemot utilizza per la prima volta la giuntatrice a scotch che favoriva la sperimentazione sui tagli sonori,[4][5] fedele alla poetica di un regista che «non voleva usare la musica per illustrare le cose, come accompagnamento. [...] Mi ha sempre detto di non essere un musicista e di aver scoperto la musica molto tardi, ma aveva un orecchio finissimo [...] Voleva una musica che si rapportasse con gli altri suoni e i dialoghi del film, non una che abbellisse le cose, le rendesse più facili da capire, creasse emozioni false. Mi è capitato invece di sentire a volte persone che dicevano "qui non è il massimo, mettiamoci sopra un po' di musica"».[7] Riguardo al suo rapporto di lavoro con Godard, dichiarerà nel 2005:
Parlavamo molto poco, eravamo entrambi timidi. Ciascuno di noi capiva però il linguaggio del corpo dell'altro: quando, in cabina di montaggio, con lui accanto, facevo scorrere la pellicola, finivo per fermarmi proprio quando [anche] lui pensava ci saremmo dovuti fermare. Provavamo di nuovo e ci fermavamo allo stesso punto.[6]
Anna Karina in un'intervista ha definito Godard "un intellettuale, ma non credo che sia la parola giusta. È incredibilmente intelligente, ma non un intellettuale".[9]
Ha poi avallato quanto scritto da Jean Douchet nel suo libro sulla Nouvelle Vague, dichiarando: «non sapevamo ciò che stavamo inventando, lo vivevamo intensamente, ma senza ripeterci che stavamo inventando cose nuove».[9]
Si è detta contraria al montaggio video digitale,[12][13] dichiarandosi «contenta che la fine della mia carriera abbia coinciso con l'uso obbligatorio» di quest'ultimo, pur avendo utilizzato Avid per montare Mémoires d'un jeune con (1996), per quanto solo perché convinta dal soggetto.[12] Il suo ultimo film è stato Romance, del 1999.[9] Avrebbe dovuto montare Selon Matthieu (2000), ma si ammalò e venne sostituita.[12]
(EN) Roger Crittenden (a cura di), Agnès Guillemot, in Fine Cuts: The Art of European Film Editing, prefazione di Walter Murch, 1ª ed., Waltham, Focal Press, 2005, pp. 3–19, ISBN978-0-240-51684-4.