Oronzo Pugliese ha sempre sognato di far parte del Bari, prima da calciatore e poi da allenatore.[1]
Per la nuova stagione del Bari in A viene chiamato a sostituire Toneatto il "mago di Turi" Oronzo Pugliese, popolare professionista originario della provincia di Bari e già maestro dello stesso Toneatto.[1] Don Oronzo ha idee ben precise su come strutturare il Bari, ma nonostante De Palo e il suo staff facciano il possibile per accontentarlo, vengono acquistati giocatori dai costi più ridotti rispetto a quelli voluti dal nuovo tecnico, eccetto il famoso centrocampista brasiliano del Napoli, Faustinho Jarbas "Cané", che Pugliese ha chiesto con insistenza.[1] D'interesse anche gli acquisti dell'esperto[1]terzinoCarlo Furlanis e del nazionale Under 21Antonio Toffanin.[1] Lascia la squadra il centravanti Franco Galletti, dopo sei anni di militanza in biancorosso.
Il ritiro estivo si svolge a Manziana, nei pressi del lago di Bracciano.[1] Qui Pugliese inizia a provare i vari assetti tattici e manifesta diverse perplessità;[1] la squadra non convince.[1] Nelle amichevoli si nota la mancanza di spinta a centrocampo;[1] Pugliese preferisce affidarsi più alla corsa di Cané o di altri che all'astuzia di Fara, messo da parte.[1] In Coppa Italia, alla prima gara ufficiale della stagione i pugliesi perdono 7-0 a Firenze, contro i violacampioni d'Italia; i tre punti raccolti contro le altre due toscane del girone regalano al Bari il secondo posto che però non consente ai biancorossi l'accesso al turno successivo.
Campionato
Girone di andata
Nella prima di campionato, il 14 settembre in un della Vittoria saturo di spettatori, nonostante i vari infortuni i biancorossi, sostenuti da un forte tifo vincono 1-0 grazie a un rigore trasformato da Cané (causato da un atterramento in area romanista, ai danni di Pienti):[1] ancora una volta "il mago dei poveri" Pugliese[1] ha battuto il suo vecchio rivale Helenio Herrera, "mago dei ricchi".[1] Dopo la sconfitta rimediata con il Milan la giornata successiva, gli uomini di don Oronzo pareggiano i successivi cinque incontri, di cui quattro a reti inviolate, e colgono una vittoria di misura a Torino su sponda granata, con il torinista Poletti, specialista nei calci di rigore,[1] a sbagliare un penalty.[1] Dalla 9ª giornata, persa 3-0 in casa della Fiorentina, c'è un piccolo calo e Spalazzi inizia ad essere maggiormente battuto, il Bari ottiene quindi altri quattro punti nelle successive sette giornate. Di questa fase, è rimasta agli annali la serrata marcatura di Pasquale Loseto su Gigi Riva, nella gara contro la capolista Cagliari,[1] finita 0-0 fra le mura amiche.
Il presidente Angelo De Palo dissuade i facinorosi, stizziti dall'arbitraggio di Renzo Torelli nella partita Bari-Verona del 29 marzo 1970; la sua opera di persuasione non basterà a evitare ai biancorossi una dura sanzione.
Nel frattempo, dentro e attorno alla squadra si è sviluppata una sorta di diatriba sempre più accesa sul gioco del centrocampo, che Pugliese, accanitamente, preferisce affidare a Cané, mentre la stampa e parte dei tecnici biancorossi propendono per Fara[1] (emblematico l'accaduto della partita contro la Lazio, in cui dopo l'espulsione del biancoceleste Morrone, la scelta di sostituire proprio Fara con Cané, viene molto criticata[1]). Nel mercato suppletivo sono ceduti Correnti, Tentorio e De Nardi, assieme a Fara i maggiori artefici della promozione l'anno precedente[1] (i primi due hanno collezionato a malapena una presenza e quando entrati in campo hanno espresso un gioco gradito a critici e tifosi,[1] il terzo mai entrato in campo). Si diffonde una certa contrarietà fra stampa e tifosi, per come siano stati accantonati questi giocatori e, in parte, lo stesso Fara.[1] Sui media locali le polemiche paiono quasi mettere in secondo piano che, a fine girone d'andata, i pugliesi sono a metà classifica con tredici punti.[1] Tranne che con Verona e Fiorentina, i galletti hanno subìto pochi gol, ma ne hanno segnati altrettanti, 5, di cui uno su rigore.[1]
Girone di ritorno
Il girone di ritorno inizia con un netto calo: due punti in otto incontri. Proprio nell'8ª giornata di ritorno, in casa con il Torino, il capitano granata Ferrini mette a segno una rete giudicata di difficile realizzazione[2] sconfiggendo i galletti (0-1).[2] Due giorni dopo, il 10 marzo, il consiglio direttivo "sostituisce temporaneamente" Pugliese con il suo secondo e allievo,[2]Matteucci.[2] Con il nuovo mister, che cambia qualcosa nell'assetto tattico, restituendo a Diomedi il compito di mediano di spinta,[2] i biancorossi interrompono la serie negativa pareggiando prima in casa con la Fiorentina e poi alla Favorita contro il Palermo. Il Bari è ora penultimo, a due punti di distacco dalla zona salvezza.[2] Il 29 marzo, giorno di Pasqua, i baresi pareggiano 1-1 al della Vittoria contro il Verona, incontro caratterizzato da qualche leggero disordine del pubblico di casa per diverse decisioni dell'arbitro Torelli di Milano a scapito della squadra locale (ritenute discutibili), accompagnato da lancio di oggetti in campo.[3]
Pasquale Loseto tenta vanamente di contrastare Gigi Riva in Cagliari-Bari del 12 aprile 1970, sfida che sancì da una parte lo scudetto cagliaritano, e dall'altra la retrocessione barese.
A incontro finito, alcuni gruppi di sostenitori biancorossi aspettarono il direttore di gara all'esterno dello stadio, andando però via dopo aver atteso inutilmente.[3] All'indomani della partita il giudice sportivo Alberto Barbé emette una squalifica di tre turni per lo stadio barese, e assegna agli scaligeri la vittoria a tavolino.[3] Il caso fa clamore: diverse amministrazioni comunali della regione propongono al sindaco di BariTrisorio Liuzzi, di far ritirare la prima squadra per protesta, e la questione viene discussa persino in Parlamento, con interrogazioni ai Ministri dello sport e degli interni. A Bari, il 30 marzo si svolge una grossa manifestazione pacifica di protesta, a cui partecipano anche anziani e bambini.[4] Il presidente De Palo sporge inutilmente reclamo.[3] Le seguenti gare, giocate in campo neutro, hanno una scarsa affluenza di pubblico.[3] A Cagliari, i padroni di casa battono i galletti 2-0 aggiudicandosi il loro primo, storico scudetto e condannando matematicamente i pugliesi alla retrocessione. Nell'ultima di campionato, a Napoli, vittoria sulla Juventus con doppietta di Fara a rimontare l'iniziale vantaggio di Furino.[3] Il Bari chiude il campionato ancora all'ultimo posto come sei anni prima, con 19 punti, uno in meno delle altre due retrocesse (Palermo e Brescia), con 11 reti segnate.
Tournée americana e Coppa delle Alpi
Appena una settimana dopo la fine del campionato dirigenti, giocatori e allenatore partono per un'importante tournée in Stati Uniti e Canada, organizzata da Anthony Doria, la "Toronto Cup", un torneo a gironi;[3] qui il Bari affronta tre delle squadre europee più titolate del momento e i giocatori biancorossi vengono omaggiati nelle varie serate di gala.[3]
Agli inizi di giugno, poco prima dei mondiali di calcio del Messico, il club si reca in Svizzera a disputare la Coppa delle Alpi. La formazione pugliese, mancante di Diomedi, Toffanin, Spadetto e Galli (quest'ultimo colpito da una forma d'itterizia),[3] nonostante le numerose parate di Spalazzi[3] perde tre delle quattro gare della prima fase, vincendo solo con la berneseYoung Boys, 2-1, e venendo eliminata. A Lugano, poche ore prima della partita con la compagine locale, in albergo il presidente De Palo fa visita alla squadra in compagnia di Lauro Toneatto, presentandolo quale allenatore per la stagione successiva.[3]
Divise
Le divise per la stagione '69-'70 sono state le seguenti:[5]
Casa
Trasferta
Organigramma societario
Area direttiva
Presidente: Angelo De Palo
Segretario generale: Filippo Nitti
Area tecnica
Allenatore: Oronzo Pugliese fino alla 23ª, Carlo Matteucci dalla 24ª fino al termine
^Gianni Antonucci, La stampa scrive di come, per diversi episodi dello stesso campionato '69-'70 il giudice sia stato meno severo (Antonucci fa l'elenco di 8 partite in cui i provvedimenti son stati meno pesanti, pur riguardando episodi più gravi). A Molfetta il comitato giovanile della lega arbitri si dimise in blocco, comunicando quale causa «l'ingiusta e deliberata decisione che induce lo stesso a non voler più collaborare con gli organi della FIGC». - pag. 634-640.