Attesa di Dio (Attente de Dieu) è una raccolta di testi di argomento religioso della filosofa e mistica francese Simone Weil, composti fra il 1941 e il 1942.
L'opera comprende sei lettere (fra cui una molto lunga intitolata Autobiografia spirituale) inviate da Simone Weil a Joseph-Marie Perrin, e cinque saggi affidati dalla Weil a Perrin:
Riflessioni sull'utilità degli studi scolastici, al fine dell'amore di Dio (Réflexions sur le bon usage des études scolaires en vue de l'amour de Dieu, primavera 1942[3])
L'amore di Dio e la sventura (L'amour de Dieu et le malheur, aprile-maggio 1942[4])
Forme dell'amore implicito di Dio (Formes de l'amour implicite de Dieu, aprile 1942[4])
A proposito del Pater (À propos du Pater, autunno 1941[3])
I tre figli di Noè e la storia della civiltà mediterranea (Les trois fils de Noé et l'histoire de la avilisation méditerranéenne, 1942[5])
Gli scritti furono custoditi da Joseph-Marie Perrin, un domenicano quasi cieco, incontrato dalla Weil a Marsiglia nel giugno del 1941, e divenuto per lei un confidente spirituale.[6]
L'ultima parte dello scritto L'amore di Dio e la sventura è pressoché identico all'inizio di un altro scritto della pensatrice, L'amore di Dio e l'infelicità, di poco successivo, pubblicato nella raccolta L'amore di Dio (1962).[7]
Contenuti
Nelle lettere, composte fra gennaio e maggio del 1942, la Weil – di famiglia israelita e agnostica – racconta il suo avvicinamento al cristianesimo, a partire dall'infanzia («Sono per così dire nata, cresciuta e sempre rimasta nell'ispirazione cristiana»[8]) attraverso le impressioni vissute in Portogallo («Là, improvvisamente, ebbi la certezza che il cristianesimo è per eccellenza la religione degli schiavi, che gli schiavi non possono non aderirvi, ed io con loro»[9]) e le prime esperienze mistiche ad Assisi:
«Mentre ero sola nella piccola cappella romanica del secolo XII di Santa Maria degli Angeli, incomparabile miracolo di purezza, in cui san Francesco ha pregato tanto spesso, qualcosa più forte di me mi ha costretta, per la prima volta in vita mia, a inginocchiarmi.[9]»
Tuttavia, ella spiega a Padre Perrin, in più passaggi, la propria esitazione ad accettare il battesimo, dichiarando fra l'altro:
«Tradirei la verità, cioè quell'aspetto della verità che io scorgo, se abbandonassi la posizione in cui mi trovo sin dalla nascita, cioè il punto di intersezione tra il cristianesimo e tutto ciò che è fuori di esso.[10]»
Edizioni
Simone Weil, L'attesa di Dio, introduzione di Joseph-Marie Perrin, traduzione di Nicoletta D'Avanzo Puoti, Roma, Casini, 1954, ISBN non esistente.
Simone Weil, Attesa di Dio, traduzione di Orsola Nemi, introduzione di Benedetto P. d'Angelo, Milano, Rusconi, 1972, ISBN non esistente.
Simone Weil, Attesa di Dio, a cura di Maria Concetta Sala, con un saggio di Giancarlo Gaeta, Milano, Adelphi, 2008, ISBN978-88-459-2311-1.