Colle Cimino fu probabilmente sede di una necropoli pre-romana, a quanto è possibile dedurre dal ritrovamento di una sepoltura preistorica avvenuto nel 1903.[2] In età romana, una parte del colle fu sicuramente sede della villa suburbana patrizia degli Scribonii Libones: oltre ad avanzi murari della villa stessa, nel corso dei secoli furono rinvenuti diversi reperti epigraficilatini e greci (CILXIV, 2502, CILXIV, 2547, CIG, 1848)[3] ed una statua di Apollo il cui ritrovamento fu descritto alla fine del Quattrocento dal Bramantino ma che oggi risulta dispersa.[3] Nel 1879 infine vi è stato ritrovato un singolare e commovente reperto: il collare di uno schiavo fuggitivo addetto ai bagni della villa (CILXV, 7188).[3]
Rilevamenti archeologici compiuti nel 2009[4] hanno portato in luce un'imponente rete viaria e di infrastrutture idriche nella zona, da mettere in relazione sia con la villa degli Scriboni che con la sorgente dell'acqua Tepula, attestata da Frontino.
L'esistenza di una chiesa dedicata a Santa Maria all'interno del castello è comprovata da una bolla di papa Pasquale II del 1116,[1] che confermò all'abbazia criptense i suoi possedimenti: alla gestione di Castel de' Paolis fu posto un preposito, menzionato in una denuncia stesa nel 1140 dai monaci contro Tolomeo II dei conti di Tuscolo.[1]
L'esistenza del castello, e la sua funzione di centro di produzione agricolo, oltre che di presidio del territorio, sarebbe confermata dal rinvenimento, nel 2009, a poca distanza dai ruderi di Castel de' Paolis in direzione di Marino, di sedici "silos" medioevali interrati per la conservazione di provviste.[4]
La situazione territoriale del castello era abbastanza particolare: amministrativamente avrebbe dovuto essere incluso nel territorio di Marino, del quale rappresentava il confine come si ha da un atto notarile del 1286, ma era da tempo immemorabile appartenente all'abbazia di Grottaferrata. Il passaggio ufficiale del castello in territorio criptense venne siglato dai Colonna solo all'inizio del Seicento.[12] Per quanto riguarda la giurisdizione ecclesiastica, come parte del territorio marinese il castello spettava alla diocesi suburbicaria di Albano: tuttavia nel Duecento i cardinali vescovi ne accordarono la giurisdizione all'abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata,[12] il che spiega come oggi la località sia soggetta alla diocesi suburbicaria di Frascati.
Già nel Quattrocento il castello era avviato alla rovina: se nella "Platea Bessarionis", il catasto delle proprietà dell'abbazia criptense ordinato dall'abate commendatariocardinaleBasilio Bessarione nella seconda metà del Quattrocento si parla di un "territorium lo vazoletto de S. Maria de Pauli" e di un "tenimentum Castri Pauli",[1] in una controversia del 1603 il castello viene definito "Castrum Pauli diruto".[1]
^abMicaela Angle, Pamela Cerino, Giuseppina Ghini, Andrea De Angelis, Andrea Pancotti, La viabilità antica nel territorio compreso tra Marino e Grottaferrata: un aggiornamento, in Lazio e Sabina, VII, atti del convegno di studi di Roma, 9-11 marzo 2010, Roma 2010, pp. 217-221.
Antonio Nibby, vol. I, in Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' dintorni di Roma, IIª ed., Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1848, p. 546. ISBN non esistente
Girolamo Torquati, vol. I, in Studi storico-archeologici sulla città e sul territorio di Marino, Iª ed., Marino, Tipografica Renzo Palozzi, 1974, p. 291. ISBN non esistente
Micaela Angle, Pamela Cerino, Giuseppina Ghini, Andrea De Angelis, Andrea Pancotti, La viabilità antica nel territorio compreso tra Marino e Grottaferrata: un aggiornamento, in Lazio e Sabina, VII, atti del convegno di studi di Roma, 9-11 marzo 2010, Roma 2010, pp. 217–221.