Figlia di Alessandro Bosatta, piccolo produttore di seta, e di Rosa Mazzucchi, rimase orfana di padre in tenera età e nel 1871 venne inviata a studiare presso la casa delle Figlie della carità di Gravedona, dove si mantenne lavorando come inserviente. Rimase dalle Canossiane fino al 1878 e manifestò anche l'intento di entrare come religiosa nella congregazione, ma essendo stata giudicata più incline alla vita contemplativa venne rifiutata.
Tornata nel suo paese natale, entrò con la sorella Marcellina nella Pia Unione delle Figlie di Santa Maria, sodalizio creato dal parroco Carlo Coppini per servire presso l'ospizio di carità da lui fondato per gli anziani e l'infanzia abbandonata, dove alla Bosatta venne affidata l'istruzione delle piccole ospiti.
Nel 1881 al defunto don Coppini subentrò Luigi Guanella sotto la cui guida il sodalizio venne trasformato in congregazione di voti semplici: Dina Bosatta, che assunse il nome religioso di Chiara, divenne responsabile della formazione spirituale delle consorelle ed è ritenuta cofondatrice dell'istituto.
Nel 1885 si trasferì ad Ardenno, dove don Lorenzo Guanella, fratello di Luigi, si avvalse della sua collaborazione per aprire nella cittadina la Cittadella della Carità: ammalatasi, fece ritorno a Pianello, dove morì nel 1887, all'età di 28 anni e 10 mesi circa.
Il culto
Lo stesso Luigi Guanella si attivò presso l'arcivescovo di Milano Andrea Carlo Ferrari e papa Pio X perché venisse aperto il processo di beatificazione della Bosatta, che venne effettivamente avviato nel 1912: riconosciutane l'eroicità delle virtù, papa Giovanni Paolo II le riconobbe il titolo di Venerabile e la domenica 21 aprile del 1991, a Roma, presiedette alla cerimonia della sua beatificazione.