La Chiesa cattolica in India è parte della Chiesa Cattolica universale, sotto la guida spirituale del Papa e della Santa Sede. I cattolici sono circa 17 milioni, pari all'1,5% della popolazione.
Nel Paese sono state erette 30 arcidiocesi e 144 diocesi, per un totale di 174 circoscrizioni ecclesiastiche. Di queste, 132 sono di rito latino, 31 appartengono alla Chiesa siro-malabarese e 11 alla Chiesa siro-malankarese.
1565: La Chiesa dell'India, sotto la pressione dei portoghesi, viene separata dalla Chiesa caldea: papa Pio IV divide il Malabar in una parte latina e una caldea
1886: La gerarchia dell'India fu istituita da papa Leone XIII attraverso la promulgazione della bolla "Humanae Salutis"
Il Novecento
Nel 1923 fu eletto nel Tamil Nadu il primo vescovo indiano dell'età moderna, mons. Tiburtius Roche.
Nel dicembre 1964papa Paolo VI si recò in viaggio in India. Visitò Mumbay (chiamata all'epoca Bombay), la vicina Goregaun, e Bandra, incontrando i ministri del governo federale e partecipando al 38º Congresso eucaristico indiano (Mumbay, 4 dicembre 1967).
Dal 1967 sono sette gli stati indiani, sui 28 complessivi, che hanno probito le conversioni per legge. L'elenco comprende: Orissa (il primo), Madhya Pradesh, Arunachal Pradesh, Gujarat, Chhattisgarh, Rajastahan e Himachal Pradesh.
Negli ultimi anni è aumentata l'ostilità anti-cristiana in India. Le motivazioni sono extra-religiose ed hanno a che vedere con la pretesa della maggioranza indù di mantenere il sistema castale e la supremazia sulle altre religioni. Gli induisti pensano che tale supremazia sia insidiata dal processo di riscatto sociale che la fede cristiana propugna per i dalit e per i fuori casta.
L'ondata di attacchi contro i cristiani e i loro luoghi di culto è cominciata in Orissa, stato dell'India orientale affacciato sul golfo del Bengala, dopo la morte dello swami Laxmananda Saraswati, ucciso il 23 agosto 2008.
I gruppi fondamentalisti indù, mistificando la realtà dei fatti, hanno accusato i cristiani di essere i mandanti dell'assassinio[3] e per questo hanno scatenato un pogrom anti-cristiano, uccidendo e ferendo fedeli, distruggendo e incendiando chiese, scuole e case. Dall'Orissa le violenze si sono poi allargate al Madhya Pradesh e al Karnataka. Le violenze nel solo stato dell'Orissa hanno spinto alla fuga più di 50 000 persone.
Hanno fatto il giro del mondo le testimonianze di Suor Meena Barwa - vittima di violenza sessuale - e padre Thomas Chellan - vittima di pestaggi brutali - che hanno raccontato alle forze dell'ordine le violenze subite la notte del 25 agosto, durante i primi giorni degli attacchi.
Il bilancio non definitivo parla di trecento villaggi attaccati, 500 morti, 4.600 case incendiate o distrutte e 54.000 sfollati[4]. Sono state bruciate e ridotte in macerie 252 chiese e 13 scuole[5]. Per tutto il resto dell'anno la maggior parte degli sfollati è stata costretta a rimanere nei campi per rifugiati.
L'ultima fase del piano degli estremisti indù è scattata a inizio febbraio 2009: sulle rovine della chiesa di Batticola (distretto di Kandhamal, Arcidiocesi di Bhubaneswar, capitale dell'Orissa), data alle fiamme nell'agosto dell'anno precedente, si è iniziato a costruire un tempio indù.
Il dott. Sajan George, presidente del Consiglio globale dei cristiani d'India, ha affermato che «ai cristiani che ritornano ai loro villaggi si esige la riconversione all'induismo». Mons. Raphaël Cheenath, arcivescovo di Bhubaneswar, ha dichiarato che un anno dopo gli attacchi «la metà degli sfollati ha fatto ritorno, ma ora stanno affrontando problemi per le abitazioni». I fondamentalisti, inoltre, hanno imposto agli indù un "boicottaggio sociale" verso i cristiani: chi li aiutava è stato punito con multe[6].
Il 12 agosto 2009 la Commissione Usa per la libertà religiosa internazionale (Uscirf) ha inserito l'India nell'elenco dei Paesi i cui governi non si adoperano adeguatamente per la difesa delle minoranze religiose[7].
Il 23 agosto 2009, anniversario dell'inizio del pogrom, la Chiesa cattolica indiana ha indetto una «Giornata della pace e dell'armonia». Mons. Cheenath ha dichiarato: "Se 12.500 persone sono riuscite a tornare nelle proprie abitazioni, ce ne sono 17.500 che attendono ancora d'essere risarcite e almeno 40.000 che subiscono discriminazioni"[8].
Nel corso del 2010 si sono verificati episodi di violenza e intolleranza anche negli stati del sud, considerati a lungo i luoghi migliori dove i cristiani dell'India potessero vivere. Sui 152 attacchi che hanno interessato il Paese, ben 86 hanno avuto luogo nel Sud.
Il 1º ottobre 2013, sette cristiani innocenti sono stati condannati all'ergastolo da un tribunale dell'Orissa.[9]
La delegazione apostolica delle Indie Orientali (inclusa Ceylon) fu istituita nel 1881. Alla delegazione furono aggiunte in seguito la Malacca (1889), la Birmania (1920) e Goa (30 gennaio 1923). Il 12 giugno 1948, in forza del breveMentem animumque di papa Pio XII, fu abolita la delegazione apostolica ed eretta l'internunziatura apostolica dell'India, con giurisdizione sui medesimi Stati asiatici. Nel 1957 le competenze sulla Malacca furono trasferite dalla delegazione apostolica dell'India a quella della Thailandia. Il 22 agosto 1967 fu istituita la nunziatura apostolica dell'India.
Nel 1944 fu istituita la Conferenza dei vescovi cattolici dell'India (CBCI). Papa Giovanni Paolo II in una lettera del 1987 ha diretto i tre riti per istituire le proprie conferenze episcopali. Questi tre corpi sono la Conferenza dei vescovi cattolici latini dell'India (CCBI), il Sinodo della Chiesa siro-malabarese e il Sinodo della Chiesa siro-malankarese. Ciononostante, la Conferenza dei vescovi cattolici dell'India continua a essere il volto della Chiesa cattolica in India e affronta le "questioni di interesse comune e di carattere nazionale e sovranazionale" della Chiesa, mentre il corpo episcopale che presiede a ciascun rito tratta questioni interne.
Conferenza dei vescovi cattolici dell'India
Elenco dei presidenti della Conferenza dei vescovi cattolici dell'India:
Le circoscrizioni ecclesiastiche della Chiesa cattolica in India sono raggruppate in 14 conferenze episcopali regionali (Regional Bishop's Council):[14]:
Conferenza episcopale regionale di Agra: comprende la provincia ecclesiastica di Agra e le eparchie di rito orientale presenti in Uttar Pradesh, Uttarakhand e Rajasthan;
Conferenza episcopale regionale di Telugu: comprende le province ecclesiastiche presenti in Hyderabad e nel Visakhapatnam e le eparchie di rito orientale del Telangana;
Conferenza episcopale regionale dell'Ovest: comprende le province ecclesiastiche di Bombay, Nagpur, Goa e Damão e Gandhinagar e le eparchie di rito orientale presenti nella parte occidentale dell'India.
Note
^L'arcivescovo di Goa e Damão detiene i titoli onorifici di "patriarca delle Indie orientali" e "primate d'Oriente"
^Dioceses of India, su apostolicnunciatureindia.com. URL consultato il 30 luglio 2018.
^In realtà la responsabilità fu dei ribelli maoisti, che mesi dopo hanno rivendicato la paternità del delitto.