La chiesa di San Nicola dei Prefetti (comunemente detta "San Nicola ai Prefetti") è un luogo di cultocattolico di Roma, nel rione Campo Marzio, posto in via dei Prefetti.
La chiesa, secondo la tradizione, è antichissima, anche precedente ai tempi di papa Zaccaria (741-752)[1].
È conosciuta fin dal XII secolo con l'appellativo de prefecto[2], in riferimento al vicino palazzo dei Di Vico (oggi palazzo di Firenze), famiglia che nei vecchi manoscritti è detta anche dei Prefetti, per aver assunto la carica della prefettura cittadina da Pietro Di Vico nel 1297 a Giacomo Di Vico nel 1485.
Nel 1567papa Pio V concesse la chiesa ai Padri Domenicani di Santa Sabina, i quali intrapresero la ricostruzione dell'edificio, inglobandolo all'interno del nuovo convento. I lavori iniziarono nel 1582 e proseguirono fino al 1730. A metà dell'Ottocento nuovi restauri portarono al rifacimento del presbiterio e alla nuova decorazione interna. Dal 1927 la chiesa è officiata dai Missionari Oblati di Maria Immacolata.
Descrizione
La facciata della chiesa è inglobata tra due ali del convento, e presenta un medaglione in stucco raffigurante san Pio V (beatificato nel 1672 e canonizzato nel 1712).
L'interno si presenta a navata unica, con volta a botte e due altari per lato. Esso conserva un affresco settecentesco di Giacomo Triga raffigurante la Gloria di San Nicola di Bari. Per finanziare la ricostruzione della chiesa, i Domenicani dovettero vendere una preziosa tela di Guido Reni raffigurante una Madonna col Bambino. All'altare maggiore è conservata l'immagine della Madonna chiamata Mater misericordiae, che, secondo la tradizione, assieme ad altre 24 icone mariane della città, mosse gli occhi tra il 1796 e il 1797, e venne collocata in chiesa nel 1854: in origine era posta in un vicino botteghino del lotto, ma dopo il presunto miracolo era tale la ressa dei giocatori dei numeri, che fu deciso il suo trasferimento nella chiesa.
^Con questo nome risulta infatti nel Catalogo di Cencio Camerario del 1192, per un contributo annuo pro thuribulis di 6 denari, ed è questo il più antico documento noto che citi la chiesa.