Nel settembre del 1849, la sua flotta, che aveva sede a Bias Bay, nell'est di Hong Kong, fu distrutta dalle navi da guerra britanniche. Più di 400 pirati furono uccisi e Chui rimase gravemente ferito. Anche se inizialmente riuscì a fuggire, fu tradito e consegnato agli inglesi. Sulla sua testa, infatti, pendeva una taglia di 500 dollari[4] per l'omicidio di due ufficiali[5]. La sua condanna fu l'esilio a vita a Van Diemen's Land (odierna Tasmania), ma si impiccò nella sua cella prima di essere esiliato.[6]
Note
^Nell'onomastica cinese il cognome precede il nome. "Chui" è il cognome.
^ Grace Estelle Fox, British Admirals and Chinese Pirates, 1832-1869, a cura di K. Paul, Londra, Trench, Trubner & Co. Ltd., 2 aprile 2010, p. 107.
^ Martin Booth, Opium: A History, New York, Thomas Dunne, 1996, p. 143, ISBN9780312206673.
^The Chinese Repository: From January to December 1849, Adamant Media, 2 aprile 2010, p. 667, ISBN1402151594.
^ Christopher Munn, Anglo-China: Chinese People and British Rule in Hong Kong, Londra, Routledge, 2 aprile 2010, p. 205, ISBN0700712984.
^ Solomon Bard, Voices from the Past: Hong Kong 1842-1918, Hong Kong University Press, 2 aprile 2010, ISBN9622095747.