In seguito alla fondazione di Roma, il primo re, Romolo costituì, secondo la leggenda, una prima legione formata da 3.000 armati e 300 cavalieri,[1] che potrebbe aver raddoppiato quando la città di Roma s'ingrandì e si unirono i Sabini, portando gli effettivi a 6.000 fanti e 600 cavalieri.[2] A partire da Servio Tullio o comunque dai Tarquini, gli effettivi subirono un nuovo incremento, che portò il numero dei fanti a 17.000 e 1.800 cavalieri.[3][4]
Sappiamo da Tito Livio che al tempo della guerra latina (340-338 a.C.) si arruolavano normalmente due eserciti composti ciascuno da due legioni di 4.200/5.000 fanti e 300 cavalieri, per un totale complessivo di 16.800/20.000 fanti e 1.200 cavalieri,[5] a cui andava sommato un numero pari di truppe alleate di fanteria e tre volte tanto per cavalleria pari a 16.800/20.000 fanti e 3.600 cavalieri (chiamati Socii).[6]
Ai tempi delle guerre pirriche l'esercito romano messo in campo era costituito da 4 armate,[7] ciascuna formato da 2 legioni di cittadini romani e da 2 unità (dette Alae, poiché erano posizionate sulle ali dello schieramento) di Socii (alleati italici). Ciascuna legione era composta a sua volta da 4.200/5.000 fanti[8] e 300 cavalieri,[8] mentre le unità di socii (Alae) erano formate da un numero pari di fanti, ma da una cavalleria tre volte superiore (900 cavalieri per singola unità).[9] Il totale complessivo si aggirava, pertanto, attorno agli 80.000 armati, 10.000 dei quali erano cavalieri.[10]
Attorno alla metà del III secolo a.C. l'esercito romano era composto da un corpo di occupazione di Sicilia e Taranto (2 legioni di 4.200 fanti e 300 cavalieri ciascuna); due eserciti consolari (ciascuno composto da 2 legioni ad effettivi rinforzati, pari a circa 5.200 fanti e 300 cavalieri per ciascuna legione) ed un numero di soldati alleati pari a circa 30.000 armati (di cui 2.000 cavalieri) in servizio attivo permanente, mentre altri 90.000 costituivano una riserva, pronta ad intervenire all'occorrenza e suddivisa in: 50.000 tra Etruschi e Sabini (di cui 4.000 cavalieri), 20.000 Umbri e Sarsinati e 20.000 Veneti e Cenomani. Il totale complessivo poteva raggiungere, pertanto, le 150.000 unità, di cui solo 30.000 romane (6 legioni).
Sotto Traiano le legioni furono portate al numero di 30 (165.000 legionari circa), mentre il numero delle truppe ausiliarie era incrementato a 380 unità (per un totale di circa 200/220.000 ausiliari, di cui 70.000 cavalieri), superando la cifra totale i 360/380.000 armati.
Secondo lo studio di Holder del 2003 l'esercito romano contava quasi 380.000 armati tra legionari (154.000) e auxilia (223.000), senza considerare le guarnigioni di Roma (dalla guardia pretoriana, alle coorti di vigili e urbane), la flotta di Ravenna e Miseno, oltre a quelle minori lungo i principali fiumi (Reno e Danubio), lungo le coste di Mediterraneo, Mar Nero e nel canale della Manica:
Esercito romano: sommario delle distribuzioni per provincia attorno al 135[18]
Ai tempi dell'imperatore Settimio Severo l'esercito romano raggiunse quasi le 450.000 unità complessive, con ben 33 legioni (pari a 182.000 legionari[19]) e oltre a 400 unità ausiliarie (pari a 250.000 ausiliari,[20] di cui almeno 75.000 armati a cavallo circa). Le legioni invece nel corso della crisi del III secolo raggiunsero le 36 unità, pari a quasi 200.000 armati, tanto da superare le 500.000 unità complessive, comprese le truppe ausiliarie e la marina militare.
Con la riforma tetrarchica di Diocleziano il numero complessivo delle legioni fu portato nel 300 a 53/56.[21] La guarnigione di Roma subì un importante incremento (forse già nel corso del III secolo). Vi erano, infatti, 10 coorti pretorie di 1.000 uomini ciascuna, 4 coorti urbane di 1.500 uomini ciascuna, 7 di vigili di 1.000 uomini ciascuna e 1.000 equites singulares, per un totale di 24.000 uomini.[22] La flotta del periodo era invece attestata attorno ai 45.500 uomini, come testimonierebbe un certo Giovanni Lido, monaco che scrisse ai tempi di Giustiniano.[23]
L'ascesa al trono di Costantino ed il ripristino di una monarchia dinastica portò il numero delle legioni romane ad aumentare ulteriormente a 64/67, quando morì nel 337.[24] La cifra potrebbe essere nuovamente stata aumentata se si considerano anche le milizie barbariche dei foederati, incluse nelle file dell'esercito romano.
In sintesi potremmo così riassumere il numero di armati dei primi tre secoli di Impero romano:
La stima di Agazia-Jones è stata tuttavia messa in dubbio da studi più recenti, che sostengono che la cifra di Agazia, ammettendo che sia valida, potrebbe rappresentare la forza ufficiale, ma non quella reale, dell'esercito di Costantino: nella realtà dei fatti, le unità del Tardo-Impero erano costituite da meno soldati di quanti ne contenessero ufficialmente, forse addirittura i due terzi in meno della cifra ufficiale.[44] Sulla base di questa considerazione, i 645.000 soldati sulla carta secondo Agazia potrebbero essere stati non più di 400.000 circa in realtà. Quest'ultima cifra ben si accorda con le altre cifre totali fornite dalle fonti antiche, come la stima dell'autore del VI secolo Giovanni Lido, di 389.704 effettivi[45] (escluse flotte) per l'esercito di Diocleziano. La cifra fornita da Lido è ritenuta dagli studiosi più credibile di quella di Agazia a causa della sua precisione (non è una cifra "tonda", implicando che forse fu trovata in un documento ufficiale) e per il fatto che è ascritta a un periodo di tempo specifico.[46]
La stima di Jones di 645.000 effettivi, inoltre, si fonda su assunzioni sul numero di effettivi di ogni unità di limitanei che potrebbero essere troppo alte. Jones ha calcolato il numero di soldati delle unità in Egitto sotto Diocleziano usando l'evidenza fornita dai papiri di libri paga. Tuttavia, un più recente lavoro di R. Duncan-Jones, ricontrollando i calcoli, ha concluso che Jones aveva sovrastimato le dimensioni delle unità dalle 2 alle 6 volte.[47] Per esempio, Jones aveva stimato che ogni legione sulle frontiere avesse circa 3.000 effettivi, mentre le altre unità erano composte da 500 uomini ciascuna;[48] secondo le revisioni di Duncan-Jones, invece, le legioni di frontiera avevano circa 500 effettivi, un ala solo 160 e un'unità di equites 80. Anche ammettendo la possibilità che alcune di queste unità erano distaccamenti da unità più grandi, è probabile che la "forza" (il numero di effettivi) di ogni unità fosse di gran lunga più bassa che in precedenza.[49]
Le stime di Duncan-Jones sono confermate anche dai risultati di numerosi scavi archeologici lungo le frontiere imperiali che suggeriscono che le fortezze del Tardo Impero furono progettate per accogliere guarnigioni più piccole rispetto a quelle del Principato. Dove tali siti possano essere identificati con i forti elencati nella Notitia, l'implicazione è che le unità residenti erano ancora più piccole. Esempi comprendono la Legio II Herculia, creata da Diocleziano, che occupava un forte grande solo 1/7 delle dimensioni di una tipica base legionaria del Principato, implicando una dimensione dell'unità di circa 750 effettivi. A Abusina sul Reno, la Cohors III Brittonum era ospitata in un forte avente circa il 10% della grandezza del suo vecchio forte di età traianea, suggerendo che contava solo circa 50 soldati. Queste evidenze devono essere prese con cautela in quanto l'identificazione dei siti archeologici con i nomi della Notitia non è sempre certa e ancora perché le unità in questione potrebbero essere distaccamenti (la Notitia frequentemente mostra la medesima unità in due o tre ubicazioni diverse simultaneamente). Nonostante ciò, i risultati degli scavi sembrano suggerire per le unità di frontiera piccole dimensioni.[50]
Inoltre, i lavori più recenti suggeriscono che l'esercito regolare del II secolo era considerevolmente più grande dei circa 300.000 tradizionalmente assunti, in quanto le auxilia nel II secolo erano all'incirca il 50% più grandi delle legioni, a differenza dell'inizio del I secolo, quando legioni e auxilia avevano all'incirca lo stesso numero di effettivi.[51] L'esercito del Principato probabilmente raggiunse un picco di circa 450.000 effettivi (escludendo flotte e foederati) verso la fine del II secolo.[52] Inoltre, l'evidenza suggerisce che le dimensioni reali delle unità del II secolo erano tipicamente più prossime alle dimensioni ufficiali (circa 85%) rispetto a quelle del IV secolo.[53] In ogni caso, le stime sulle dimensioni dell'esercito nel periodo del Principato sono basate su evidenze più certe rispetto a quelle sull'esercito tardo-imperiale, che sono altamente basate su ipotesi non certe, come la tabella qui sotto mostra.
NOTA: Nelle cifre viene incluso solo l'esercito regolare terrestre (esclusi quindi unità di foederati barbari ed effettivi della marina militare romana)
Grazie infine alla Notitia dignitatum (databile agli inizi del V secolo), alcuni autori moderni, come il Jones, hanno proposto una ricostruzione delle dimensioni dell'esercito romano dell'epoca costantiniana, sulla base dell'elenco delle unità militari presenti sia nella parte orientale, sia in quella occidentale. Il risultato proposto dallo stesso può così riassumersi: 600.000 armati totali, di cui 104.000 comitatenses per la parte occidentale e 113.000 per quella orientale, oltre a 135.000 limitanei ancora in Occidente e 248.000 in Oriente.[65][66] Al contrario Giovanni Lido riporta per l'esercito di Diocleziano un totale di effettivi, compresa la flotta militare, pari a 435.266.[67]
7 unità: Scola scutariorum prima, Scola scutariorum secunda, Scola gentilium seniorum, Scola scutariorum sagittariorum, Scola scutariorum clibanariorum, Scola armaturarum iuniorum, Scola gentilium iuniorum.[68]
^Hassall (2000) p.320 stima attorno ai 380.000, esclusa la flotta.
^MacMullen How Big was the Roman Army? in KLIO (1979) p.454 stima attorno ai 438.000, esclusa la flotta.
^abAgazia (Sul regno di Giustiniano, V, 13) scrive al tempo di Giustiniano I che, in tempi antichi (che Arnold Hugh Martin Jones ipotizza prima del 395, più probabilmente al tempo di Diocleziano-Costantino I, The Later Roman Empire, 284–602: A Social, Economic and Administrative Survey, Baltimore 1964, vol.I, pp. 679-686), l'esercito romano poteva contare ben 645.000 armati.
J.M.Carrié, Eserciti e strategie, in vol.XVIII della Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Milano-Torino 2008, pp. 83–154.
Giuseppe Cascarino, L'esercito romano. Armamento e organizzazione. Dalle origini alla fine della repubblica, vol.I, Rimini, Il Cerchio, 2007, ISBN978-88-8474-146-2.
G.Cascarino, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. II - Da Augusto ai Severi, Rimini 2008.
Guido Clemente, La guerra annibalica, collana Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, XIV, Milano, Il Sole 24 ORE, 2008.
Peter Connolly, L'esercito romano, Milano, Mondadori, 1976.
(FR) Michael Reddé, Mare nostrum - les infrastructures, le dispositif et l'histoire de la marine militaire sous l'empire romain, Parigi, Ecole Française de Rome, 1986, ISBN978-2-7283-0114-0.
Howard H.Scullard, Storia del mondo romano. Dalla fondazione di Roma alla distruzione di Cartagine, vol.I, Milano, BUR, 1992, ISBN88-17-11574-6.