Altiora peto[1] (in italiano: Miro a cose più eccelse[2]) Spaccato d'oro e d'argento all'aquila spiegata di nero, membrata, imbeccata, linguata e coronata di rosso, attraversante sul tutto[3]
Sino al XIV secolo i Doria primeggiarono, tra gare e rivalità, con le altre grandi famiglie feudali, gli Spinola, ghibellini come loro, e i Fieschi e i Grimaldi, due famiglie guelfe; dopo l'istituzione del dogato popolare (1339), perdono il predominio politico, ma conservano le tradizioni e le funzioni militari e navali.
Con Andrea salgono all'apice della vita cittadina e, anche perduta questa funzione predominante, conservano sempre per il numero, per le ricchezze e per le aderenze, grande importanza e autorità e hanno, anche in tempi più recenti e in momenti decisivi, una funzione quasi direttiva.[4]
Non essendo i Doria, come la maggior parte delle famiglie nobili genovesi, di origine feudale, le loro radici si possono far risalire con difficoltà a non prima del X secolo, perdendosi comunque in congetture che sfiorano la leggenda. Giova tuttavia ricordare un aneddoto che, per la sua diffusione, potrebbe nascondere un fondo di verità: secondo la vulgata, nata probabilmente dal bisogno di attribuire origini illustri e feudali ad una famiglia, con ogni probabilità autoctona, che dal commercio era giunta al potere politico e al possesso di signorie, i Doria trarrebbero le loro origini da un Arduino, visconte di Narbona, il quale, passando da Genova per andare crociato a Gerusalemme, si ammalò gravemente. Ospitato in casa di una vedova della famiglia De Volta e curato, si innamorò di una delle sue due figlie, Orietta, detta Oria, la quale ebbe infine un figlio: Ansaldo che, dal nome della madre, fu detto figlio d'Oria. I nomi con cui i genovesi ne indicarono i figli e poi i discendenti sono infatti Auriae e D'Oria.[6] Questo genitivo dopo il nome di battesimo è appunto la forma che usarono gli annalisti del Comune per indicare i singoli personaggi della casata; mentre per indicarli collettivamente, come clan, scrissero illi de Auria: quelli di Oria, ovvero i D'Oria. Nel tempo tuttavia ha prevalso la denominazione contratta Doria con cui la famiglia è nota.
Occorre osservare che il termine "famiglia", nel caso dei Doria come in quello di altre famiglie genovesi dell'epoca, va inteso, più che nel senso ristretto di nucleo di consanguinei conviventi, piuttosto come un ampio gruppo di persone, composto da vari nuclei familiari in senso moderno, che condividono origini comuni, vincoli di interessi o schieramento politico, zona di residenza e talvolta, come in questo caso, anche il cognome. Il modello di questo tipo di associazione è quello del cosiddetto "Albergo dei Nobili"[7] tipico, oltre che di Genova, anche di altre aree della Liguria e del Piemonte medioevale. A tale proposito si consideri che alcuni genealogisti identificano fino a 40 linee all'interno della famiglia, e che alla battaglia della Meloria nel 1284 sembra partecipassero 250 Doria.[8] All'interno dei Doria, tuttavia, anche i vincoli di sangue furono sempre forti, data la costante abitudine di contrarre matrimoni nell'ambito familiare.
I primi Doria dei quali abbiamo notizia certa sono Ansaldo[6], nato all'inizio del XII secolo, ed i figli, tra i quali Simone[9]. In quest'epoca la famiglia già possedeva a Genova ampie aree nella zona di Piazza San Matteo, sulle quali sorgeranno i suoi palazzi.
Le fonti già descrivono i primi Doria come protagonisti di primo piano della vita del Comune genovese dell'epoca: importanti mercanti attivi in varie aree del Mediterraneo, uomini d'arme pronti a difendere ed espandere i propri interessi e politici impegnati in magistrature cittadine, quali il consolato. In particolare, l'attività politica dei Doria si orientò verso due obiettivi: partecipare alla vita politica del comune genovese ed acquistare domini feudali su aree spesso indipendenti da Genova (come ad esempio nel caso dei cosiddetti feudi imperiali) e soggetti solo ai Doria stessi. Inizialmente questi feudi furono posti in Liguria, in particolare nel ponente, espandendosi poi nella parte meridionale del Piemonte ed in Sardegna.
XIII - XV secolo
Già nel XIII secolo la famiglia deteneva posizioni preminenti nel governo di Genova, ove rappresentò tradizionalmente il partito ghibellino. Questa posizione la schierò per lungo tempo a fianco di altre famiglie dello stesso orientamento, come gli Spinola, ed in opposizione alle casate guelfe, quali i Fieschi ed i Grimaldi. In questo periodo si affermò Pietro Doria[10] (circa 1233 - 1278), importante armatore, finanziere, e mercante che fu padre di Oberto, Lamba e Jacopo.
Lamba Doria (Genova, 1245-1323) è stato, assieme al discendente Andrea, il più famoso ammiraglio genovese, la vittoria riportata contro i veneziani nella battaglia di Curzola nel 1298. I suoi discendenti diretti usarono in seguito il nome Doria Lamba. Jacopo fu ammiraglio ed annalista. Lamba Doria è il Capostipite dei rami ancora fiorenti dei marchesi Doria Lamba patrizi di Genova, e dei Marchesi Doria Colonna patrizi di Genova. Fratello del Capitano del Popolo Oberto, vinse i veneziani nella battaglia di Curzola nel 1298, dove ebbe tra i prigionieri l'ammiraglio Andrea Dandolo che, per la disperazione, si uccise e il navigatore Marco Polo che, durante la sua prigionia, dettò il Milione.
Nella battaglia i veneziani perdettero ottantacinque navi: di queste, diciotto furono catturate e le rimanenti, in spregio, furono bruciate.
Tornato a Genova in trionfo, all'ammiraglio Lamba fu donato dal Comune un palazzo in piazza San Matteo, tradizionale zona di residenza e di potere della famiglia in città, altri possedimenti a Savona, dove tuttora è presente il Palazzo D'Oria Lamba, a Genova ed in Piemonte. Inoltre la città lo proclamò Capitano del popolo. Fu nominato ammiraglio di 40 galere per conto dell'imperatore Arrigo VII.
Parallelamente alla crescita dell'influenza politica della famiglia, vennero anche a crearsi i primi possessi feudali. Oberto Doria acquistò nel 1263 la Contea di Loano, grazie alla cessione da parte del Vescovo di Albenga di quel territorio, quasi un'isola in terra incuneata tra territori appartenenti a Genova ("Loano isola del Ponente"). Il feudo fu trasmesso ai discendenti di Oberto, dal figlio Corrado I fino a Corrado III che nel 1505 lo vendette ai Fieschi; dopo la congiura di questi ultimi, Loano fu riassegnata da Carlo V ad Andrea Doria, da cui passò ai suoi eredi Principi di Melfi, che l'hanno tenuta fino all'eversione della feudalità. I Doria di Loano tennero anche San Remo, assieme ai de Mari, dal 1297 al 1361.
Nel 1270 Oberto acquistò anche Dolceacqua, che passò al figlio Andreolo e restò da allora ai Doria fino all'eversione della feudalità. I Doria di Dolceacqua si sono estinti all'inizio del XX secolo.
Oneglia è associata ai Doria per la prima volta nel XIII secolo tramite un Babilano Doria[12], i cui discendenti gestirono la signoria in comune; tra di essi vi fu il padre di Andrea Doria, Ceva. Nel 1488 i discendenti di Babilano cedettero Oneglia ad un Doria di una diversa linea, Gian Domenico[13]. Nel 1576 il nipote di questi, Gian Gerolamo[13] cedette Oneglia al Duca di Savoia ricevendone in cambio il marchesato di Cirié, dando così inizio alla linea dei Doria di Ciriè durata fino a Tommaso, morto senza eredi in guerra nel 1918.
Nel XIV secolo i Doria acquistarono la signoria di Mornese nel Monferrato di cui detengono ancora oggi l'omonimo il castello.
I Doria ebbero interessi anche in Corsica, che fu a lungo soggetta a Genova. Qui fu attivo, ad esempio, il primo conte di Montaldeo Giorgio nel sec. XVI. Alcuni rami della famiglia vi si stabilirono e vi restarono sino all'età moderna.
Andrea Doria (Oneglia, 1466 - Genova, 1560) non ebbe figli, ma costituì attorno a sé un nucleo familiare di eredi ben definito attraverso le figure dei nipoti, in particolare il figlio del cugino Tommaso, Giannettino[14] (1510-1547), ed il figlio di primo letto della propria moglie, Peretta. Costei era vedova di Alfonso I Del Carretto, marchese di Finale, dal quale aveva avuto il figlio Marcantonio, poi adottato da Andrea.
Alla morte di Giannettino, ucciso nella congiura di Gianluigi Fieschi, il figlio maggiore Gianandrea[15] gli subentrò come luogotenente di Andrea nel suo ruolo politico e militare. Egli fu poi erede di vari beni dello zio, oltre alla flotta, tra i quali il palazzo del Principe a Fassolo, che abbellì con vari interventi.
I feudi imperiali liguri, tra i quali le signorie di Loano e Torriglia[16] furono assegnati al fratello minore di Gianandrea, Pagano[17], che seguì anch'esso la carriera militare e morì combattendo a Tunisi nel 1574.
Dei feudi nell'Italia meridionale che l'imperatore Carlo V aveva concesso ad Andrea Doria, come riconoscimento dei servigi resigli, Gianandrea ebbe la contea di Tursi, mentre Marcantonio Del Carretto, il principato di Melfi, già dei Caracciolo, con Lagopesole, Lacedonia e Candela.
Il matrimonio di Zanobia Del Carretto Doria, figlia di Marcantonio, con Gianandrea, riunì questi due rami permettendo la nascita, con il loro primogenito Andrea II (1570-1612), erede anche dei feudi liguri già di Pagano, della linea dei Doria principi di Melfi.
Agli inizi del XVII secolo il figlio di Andrea II, Giovanni Andrea II (1607-1640), sposò Maria Polissena Landi, principessa di Valditaro: in seguito a tale matrimonio vennero acquisiti il patrimonio, il nome e le insegne dei Landi, ancor oggi presenti nello stemma della famiglia, che da allora si chiamò Doria-Landi. I Doria rivendettero poi nel 1688 lo stato Landi ai Farnese, mantenendo i titoli.
Un Doria strettamente legato ad Andrea, anche se non suo stretto parente, fu l'ammiraglio Filippino[18] (1480? - 1558?), vincitore della battaglia navale di Capo d'Orso (tra Amalfi e Vietri sul Mare) nel 1528 contro i francesi, e decisivo alleato di Andrea nella reazione alla congiura dei Fieschi.
In questo secolo un Doria, Girolamo, fu nominato per la prima volta cardinale.
Un altro ramo notevole della famiglia che ebbe il suo apogeo nel XVI secolo può essere fatto risalire a Giovanni Battista, stretto collaboratore di Andrea Doria, che divenne nel 1537 il primo Doge Doria. Ricoprirono poi la stessa carica i fratelli Nicolò (nominato nel 1579) ed Agostino (1601)[19], figli del fratello di G. Battista, Giacomo. Da Nicolò nacque Giovanni Stefano (1578 - 1643), anch'egli nominato Doge nel 1633, mentre fu figlio di Agostino Giovanni Carlo (1576 - 1625), appassionato collezionista d'arte, ritratto a cavallo in un famoso quadro di Rubens[20][21]. Questo ramo fu ritenuto, assieme a quello discendente da Giannettino, quello maggiormente provvisto di mezzi finanziari, tanto che Giovanni Stefano fu considerato ai suoi tempi l'uomo più ricco d'Italia.
Carlo Doria[22], figlio di Gianandrea e fratello cadetto di Andrea II, eredita dal padre la contea, poi ducato, di Tursi, e riceve da Filippo III di Spagna il principato di Avella; per lui il padre acquistò dai Grimaldi il fastoso palazzo genovese da allora noto come Doria-Tursi. Carlo dette origine alla linea dei Doria del Carretto duchi di Tursi e principi di Avella, che si estinguerà per matrimonio, alla fine del sec. XVIII, nei Colonna di Paliano[23]; questi, eredi dei titoli, useranno talvolta in seguito il cognome Doria assieme al proprio.
Il Castello - Palazzo gentilizio Doria ad Angri, annesso al Torrione medievale ornato da cinta muraria del XVI° secolo.
Marcantonio Doria[24] acquistò nel 1612 il feudo di Angri[25], elevato nel 1636 a principato dal re di Spagna, vi regnarono dal 1613 al 1806. L'ultimo Principe d'Angri è stato Marcantonio VI, morto nel 1985. A questo feudo aggiunse il ducato di Eboli, già dei Grimaldi, per eredità della moglie, costituendo in tal modo un latifondo di grande estensione nel salernitano, rimasto integro fino all'eversione della feudalità.[26] Marcantonio si trasferì a Napoli, ove la famiglia è rimasta fino ai giorni nostri, costruendo alcuni edifici importanti della città tra i quali il palazzo nel Settecento e successivamente, nell'Ottocento, per volontà di un altro Marcantonio (probabilmente suo nipote), la villa Doria d'Angri a Napoli.
A Roma è residente la famiglia Doria Colonna discendente in linea retta dal grande ammiraglio Lamba Doria.
I Doria a Genova dopo il XVI secolo
I Doria continuarono ad essere attivi nella vita pubblica genovese anche dopo l'apogeo della loro potenza nel XVI secolo.
Oltre a quelli ricordati ebbero un altro Doge, Ambrogio, nominato nel 1621, e poi ancora Giuseppe Maria (1793).
Nel XVIII secolo un Doria di Genova, Sinibaldo, fu nominato cardinale.
I Doria stabilitisi in Corsica hanno spesso mantenuto legami con la città di origine. Tra di essi si possono ricordare i cugini Antonio[28] e Raimondo[29] Doria di San Colombano, attivi nella Carboneria all'inizio del XIX secolo.
Una linea della famiglia Doria sempre rimasta a Genova fino ai giorni nostri è quella dei Conti di Montaldeo[30]. Questo feudo, allora nello stato di Milano, fu acquistato nel 1567 da Giorgio Doria[31], figlio di un Melchiorre a sua volta fratello di Antonio Doria[32], ammiraglio e collaboratore di Andrea. Nel sec. XIX un altro Giorgio[33] fu imprenditore, uomo politico e senatore prima del Regno di Sardegna e poi di quello d'Italia, come i figli Ambrogio e Giacomo. Appartengono a questo ramo Giorgio Doria (1929 - 1998), vicesindaco di Genova negli anni '70 del XX secolo[34], ed il figlio Marco, sindaco di Genova dal 2012 al 2017 per il centrosinistra.
Sono infine ancora presenti vari rami della famiglia, tra cui a Genova i Doria direttamente discendenti da Lamba, che aggiungono al cognome il nome del famoso ammiraglio,altri presenti in Sardegna, Napoli, Puglia, Sicilia.
Possedimenti dei Doria
La famiglia Doria ha o ha avuto possedimenti in tutto il territorio italiano.
^Questo feudo imperiale, arroccato sull'Appennino ligure alle spalle di Genova, viene concesso da Carlo V ad Andrea Doria, con il titolo di Marchese, dopo averne spossessato i Fieschi dopo la congiura del 1547. Il 13 maggio 1760 il feudo fu elevato a principato e tale rimase fino all'abolizione del feudalesimo nel 1798
^per il matrimonio di Fabrizio (III) Colonna di Paliano con Bianca Doria del Carretto, dal quale nacque Aspreno I Colonna o Colonna - Doria
^fu figlio di un Agostino, da alcuni identificato con Agostino Doge di Genova nel 1601; questa parentela, con le risorse e le relazioni della famiglia, si inserirebbe bene nella biografia di Marcantonio. Altri tuttavia rigettano questa ipotesi ed identificano diversamente il Marcantonio figlio del Doge Agostino; v. http://www.treccani.it/enciclopedia/marcantonio-doria_(Dizionario-Biografico)
^Copia archiviata, su angri.gov.it. URL consultato il 13 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 23 dicembre 2015).
^Copia archiviata, su silaro.altervista.org. URL consultato il 7 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2015).
Natale Battilana, Genealogia delle famiglie nobili di Genova, Pagano, Genova 1925.
Teresa Luzzatto Guerrini, I Doria, Nemi, Firenze 1937.
Antonio Arecco, Lo scudo della galea e le Zecche dei Doria, Litografia Ligure, Loano 2000.
Paolo Lingua, I Doria a Genova, Frilli, Genova 2007.
Giuseppe Meloni, Insediamento umano nella Sardegna settentrionale. I possedimenti dei Doria alla metà del XIV secolo, in "Atti del XIV Congresso di Storia della Corona d'Aragona", Sassari-Alghero, 19-24 maggio, 1990, vol. II, La Corona d'Aragona in Italia (secc. XIII-XVIII), 1, Il “regnum Sardiniae et Corsicae” nell'espansione mediterranea della Corona d'Aragona, tomo II, Sassari, 1995, pp. 573–593.
Bruno Giontoni, Franca Balletti, I Feudi imperiali della Val Trebbia - Società e territorio tra Genova e Piacenza, De Ferrari Editore, Genova 2019, ISBN 978-88-5503-057-1 (88-5503-057-4)
Note storiche sui Doria, su geocities.com. URL consultato il 28 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2007; seconda copia archiviata il 22 ottobre 2007).