Appassionata studiosa e amica di Italo Svevo[2], come scrittrice si muoveva nel gruppo Solaria di Firenze, dove conobbe Eugenio Montale, che nel 1927 ospitò a casa sua in via Benedetto Varchi e con cui andò a vivere nel 1939 in via Duca di Genova, dopo che Montale era stato legato sentimentalmente a Irma Brandeis.[3] Entrambi, innamoratisi, lasciarono immediatamente i rispettivi compagni (Drusilla lasciò il marito Marangoni) e si fidanzarono. Secondo una lettera inviata alla Brandeis, Montale impedì due volte il suicidio di Drusilla, che temeva la partenza di Eugenio allo scopo di raggiungere Irma (del rapporto parallelo con la quale ella era stata da lui informata) per gli Stati Uniti; tale partenza del poeta, paventata fino al 1938, in realtà non avverrà mai.[4]
Il matrimonio tra i due verrà infine celebrato il 23 luglio 1962, dopo 23 anni di fidanzamento (ricordato come di immenso amore e rispetto puro).
Della personalità della Tanzi parla anche Gillo Dorfles, relativamente allo strettissimo legame con il poeta.[5]
Soprannominata "Mosca" dagli amici per via dello spessore degli occhiali che portava a causa di una forte miopia[7] (ma diviene il senhal di Eugenio, come Irma Brandeis prende il nome di Clizia e Maria Luisa Spaziani quello di Volpe), fu oggetto di numerose liriche del poeta soprattutto nell'opera a lei dedicata dopo la sua morte, Xenia (anche se era già presente ne La bufera e altro), in particolare i noti versi "Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale…", in cui assume il ruolo di "guida" interiore del poeta, guida che in vita lo sosteneva guardando e svelando con profondità "penetrante" la realtà.[8]
Montale spera di trovare anche un modo di comunicare con la moglie morta, se lei, riavvicinandosi a lui dall'aldilà, riuscirà a dargli cenni della sua fuggevole presenza-segno negli oggetti del reale:[9]
«Mi abituerò a sentirti o a decifrarti nel ticchettio della telescrivente, nel volubile fumo dei miei sigari di Brissago.»
^Di Drusilla, della sua famiglia, e del suo carteggio con Lidia, si parla diffusamente in Maja Pflug, Natalia Ginzburg..., La Tartaruga, 1997.
^Marisa Strada, Introduzione in I. Svevo, Senilità, Giunti, 1995; Drusilla invitò anche Svevo e la moglie Livia nel circolo intellettuale di casa sua (intitolato scherzosamente, per l'occasione, "Svevo's Club"), e fece loro conoscere Montale e Vittorini (Giovanni PalmieriIntroduzione in I.S. La coscienza di Zeno, Giunti 1994). Anche lo psichiatra zio Eugenio era intimo amico di Svevo.
^Già nel 1944 Drusilla era stata ricoverata perché aveva manifestato disturbi relativi a una grave forma di spondilite. Montale ne fa riferimento diretto nella Ballata scritta in una clinica (in La bufera e altro): "... perché la gola e il petto / t'avevano chiuso di colpo / in un manichino di gesso" (Eugenio Montale, Tutte le poesie, A.Mondadori 1984, p.217)
^Il nomignolo sembra essere stata un'invenzione "pungente" di Gerti Frankl (vedi Giuseppe Marcenaro, Eugenio Montale, B. Mondadori, 1999), una delle significative figure femminili de Le occasioni.
^Christine Ott, Montale e la parola riflessa..., FrancoAngeli, 2006, p. 156; su Montale "poeta-musicista" in questi versi, vd. Ulrich Fusen, Akustische Dimensionen und musikalische Parallelen in der Lyrik der "Poeti-Musicisti" Eugenio Montale und Giorgio Caproni, Librairie Droz, 1995, p.234