I genitori di Elena speravano che ella sposasse un erede al trono, come alcuni dei suoi fratelli. Circolarono anche voci di vari corteggiatori e di un suo possibile matrimonio nel 1890. I suoi pretendenti furono senza dubbio incoraggiati dal fatto che Elena era considerata dai contemporanei una ragazza di grande bellezza. Una fonte dell'epoca dichiarò che era "la personificazione della salute e della bellezza femminile, che si distingue come un atleta graziosa e affascinante linguista". Elena si innamorò del principe Alberto Vittorio, duca di Clarence e Avondale, figlio maggiore del futuro Edoardo VII del Regno Unito, e nipote dell'allora regnante regina Vittoria, ma furono costretti a porre fine alla loro relazione a causa della disapprovazione di varie parti coinvolte.
In un primo momento la regina Vittoria si oppose al fidanzamento, perché Elena era cattolica; scrisse anche al nipote suggerendogli, come valida alternativa, un'altra delle sue nipoti: Margherita di Prussia, ma Alberto Vittorio non si lasciò convincere. Infine, dopo che la coppia le ebbe confessato il proprio amore, la Regina cedette e appoggiò il matrimonio. Elena offrì di convertirsi alla chiesa anglicana e Alberto Vittorio offrì di rinunciare ai suoi diritti di successione per sposarla. La madre del principe, Alessandra, simpatizzava per la loro difficile situazione e approvò il loro rapporto. Il padre di Elena però rifiutò di dare il suo consenso. Egli fu irremovibile sul fatto che la figlia non potesse abbandonare la religione cattolica. Elena si recò personalmente per intercedere presso il papa Leone XIII, ma questi dichiarò che in caso di conversione all'anglicanesimo da parte di Elena ci sarebbe stata una scomunica. Alberto Vittorio in seguito si fidanzò con la principessa Maria di Teck, ma morì prima che il matrimonio potesse aver luogo.
Durante la prima guerra mondiale fu ispettrice generale delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana, ricevette una medaglia d'argento al valor militare, tre croci al merito di guerra e il suo operato ispirò a Gabriele D'Annunzio la sesta delle Canzoni d'Oltremare ("La canzone di Elena di Francia")[1].
Attività nel sociale
Successivamente, Elena fondò l'Opera nazionale di assistenza all'Italia redenta e viaggiò a lungo in Africa, Asia e Australia. Dai suoi viaggi intorno al mondo trasse l'ispirazione per molti libri: "Viaggi in Africa", "Verso il sole che si leva", "Vita errante", "Attraverso il Sahara".
Nel 1927 Elena volle patrocinare l'esposizione del pittore loverese Giorgio Oprandi presso il Museo coloniale, a Roma, e acquistò tre paesaggi africani per la propria raccolta.
Ultimi anni e morte
Soggiornò a lungo col marito nella reggia di Capodimonte a Napoli, influendo notevolmente sulla vita intellettuale della città partenopea. Rimasta vedova, visse ritirata sempre a Capodimonte, dove fece erigere una fontana. Vi rimase anche dopo la caduta della Monarchia nel 1946, caso unico per Casa Savoia, con autorizzazione di Umberto II[2].
^"...E quegli ch'ebbe stritolato il mento/dalla mitraglia e rotta la ganascia,/e su la branda sta sanguinolento/e taciturno, e i neri grumi biascia,/anch'egli ha l'indicibile sorriso/all'orlo della benda che lo fascia,/quando un pio viso di sorella, un viso/d'oro si china verso la sua guancia,/un viso d'oro come il Fiordaliso./Sii benedetta, o Elena di Francia,/nel mar nostro che vide San Luigi/armato della croce e della lancia".
^I Savoia nella bufera, su reumberto.it. URL consultato l'8 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2021).