Con il termine di Gioielli della Corona polacca si indica quell'insieme di gioielli perlopiù risalenti alla dinastia dei Piast che componevano le regalìe del re di Polonia. L'unico elemento originale di quell'epoca ad oggi sopravvissuto è la Spada cerimoniale. I gioielli, molti in replica, sono esposti nel Castello di Wawel a Cracovia.
Gran parte dei gioielli, incluse la "Corona ungherese" e la "Corona svedese" vennero realizzate sotto il dominio dei re della dinastia Vasa e successivamente andarono distrutte o perdute. I gioielli utilizzati poi dai re sassoni di Polonia vennero riportate in patria dopo il crollo della loro reggenza sullo Stato[1][2][3] e si trovano oggi nelle Grünes Gewölbe e nella Rüstkammer di Dresda, in Germania.
Sigismondo III di Polonia sul catafalco allestito nel Castello Reale di Varsavia (particolare). Il dipinto, realizzato da Christian Melich attorno al 1632, raffigura il re con la "Corona di Moscovia" sul suo capo e la "Corona svedese" su un cuscino al suo fianco.Regalìe in argento del re Augusto III di Polonia e della regina Maria Josepha.
Secondo un inventario del tesoro di stato presente a Wawel in un'esposizione del 1623 i gioielli della corona polacca consistevano in:
Una grande cassa con gioielli che contiene rubini, 200 diamanti, un grande smeraldo e molti altri preziosi.[4][5][6]
Il tesoro privato della casata dei Vasa (conservato al castello reale di Varsavia) consisteva in:
La cosiddetta Corona svedese, un tipo di corona clausa costituita da cinque archi grandi e cinque piccoli con 262 tra perle e pietre preziose. La corona venne realizzata per conto di Sigismondo Augusto di Polonia, alla morte del re essa passò a Giovanni Tudesco; successivamente essa venne acquistata dal re Sigismondo III Vasa per 20.000 giorini ed usata per la sua incoronazione a Uppsala come re di Svezia il 19 febbraio 1594; nel 1623 il re Sigismondo III la riportò nel tesoro reale polacco.
Un'Aquila bianca polacca in argento per sostenere la corona reale (89 cm di altezza) in argento smaltato che venne creata per il re Giovanni II Casimiro di Polonia ad Augusta dagli orafi Abraham Drentwett ed Heinrich Mannlich nel 1666; venne successivamente venduta dal re Michele Korybut allo zar di Russia.[7]
Tutte le regalìe polacche passarono ai principi che parteciparono alla terza spartizione della Polonia nel 1795 (ad eccezione della "Corona di Moscovia") e la maggior parte di essi vennero distrutti da Federico Guglielmo III di Prussia per prevenire future incoronazioni di monarchi polacchi indipendenti nel marzo del 1809 (ad eccezione della Szczerbiec).[5][8]
Nel 1925 il governo polacco comprò dal governo viennese le regalìe di Augusto III e della regina Maria Josepha per 175.000 zloty (circa 35.000 dollari dell'epoca). Tali regalìe consistono in due corone, due scettri e due globi realizzati nel 1733.[9] I gioielli vennero esibiti a Varsavia sino al 1939 e nel 1940 vennero rubati dalle forze dell'asse.[9] Successivamente vennero ritrovate delle truppe sovietiche che invasero la Germania e vennero portate in Unione Sovietica ove rimasero sino al 1960, anno in cui vennero ridonate alla Polonia.[9] Oggi si trovano nel Museo Nazionale di Varsavia.[10]
Galleria d'immagini
Ritratto del re Sigismondo III Vasa con i vestiti dell'incoronazione (dettaglio). Qui il re indossa la "Corona di Moscovia"
La "Corona svedese", dettaglio del ritratto di Ladislao IV di Polonia con i suoi vestiti dell'incoronazione
Ritratto del re Ladislao IV con i vestiti dell'incoronazione e la cosiddetta "Corona svedese"
I vestiti dell'incoronazione di Ladislao IV con gli stemmi polacchi e svedesi
^abc(PL) Margaret Odrowaz-Sypniewska, POLAND'S CROWNS, su angelfire.com. URL consultato il 16 febbraio 2009.
^(PL) Michał Myśliński, Klejnoty Rzeczypospolitej. Zawartość Skarbca Koronnego na Wawelu w świetle jego inwentarzy z lat 1475-1792, 2007, ISBN978-83-89101-71-6.
^ Barry Shifman, Gifts to the czars, su findarticles.com, Magazine Antiques, ottobre 2001. URL consultato il 16 febbraio 2009.
^(EN) Crown Treasury and Armoury, su wawel.krakow.pl. URL consultato il 16 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2009).