Come politico ed esponente della Sinistra storica, s'interessò sin da subito ai problemi affrancativi del Tavoliere delle Puglie, del credito fondiario e dei sistemi di riscatto, oltre che di far sviluppare la rete ferroviaria nel Mezzogiorno, in particolare in Abruzzo, dove potenziò anche la pastorizia[5]. Grazie al suo apporto, Roccaraso, sua città natale, poté sviluppare il turismo: fu infatti uno dei promotori della realizzazione nel 1897 della ferrovia Sulmona-Isernia che l'attraversa, e, in particolar modo, di una sua variante a cremagliera tra Pettorano sul Gizio e Rocca Pia nel 1881, prima dell'inizio dei lavori effettivi[5]. Durante quest'ultimo anno fu nel gabinetto di Agostino Depretis come segretario ai lavori pubblici; sempre nello stesso anno lui e la sua famiglia vennero riconosciuti nel titolo nobiliare di barone di Montemiglio e Varavalle, con possibilità di trasmetterlo in discendenza maschile primogenita[10]. Aveva inoltre fatto realizzare il tronco Roma-Sulmona della ferrovia Roma-Pescara, inaugurato nove anni prima, nel 1888[11].
Durante la sua vita ebbe modo di scrivere diverse opere saggistiche[11]. Nel comune roccolano ricoprì – tra gli altri – i ruoli di socio benemerito, socio perpetuo e presidente onorario nella locale società operaia di mutuo soccorso[11]. Morì a Napoli il 31 dicembre 1891, ore 3 pomeridiane, all'età di 65 anni, a causa dell'aggravarsi di una polmonite contratta tre anni prima, nel 1888, durante l'esposizione regionale tenutasi all'Aquila, dove vi aveva partecipato in qualità di presidente di commissione[5]. Dopo i funerali svoltisi nella città partenopea nel primo pomeriggio del 3 gennaio, il giorno seguente seguirono quelli nella sua città natale, dove, nell'occasione, venne trasferita la sua salma nella cripta della chiesa di San Rocco, dove giace[11]. A Sulmona gli è stata intitolata una strada del centro storico[12]. In città, 15 anni prima, nel 1876, era stato il 1º presidente del Club Alpino Italiano[4].
Matrimonio e discendenza
Il 1º marzo 1852, all'età di 26 anni, aveva sposato a Roccaraso, nella chiesa di Santa Maria Assunta, sua cugina Giacinta Angeloni (Roccaraso, 7 aprile 1830 – Roccaraso, 14 ottobre 1910), di anni 22, figlia del fratello del padre Bartolomeo Angeloni e di Teresa Trilli[11]. Dopo diversi anni trascorsi nel comune roccolano, si trasferirono a Napoli nel numero civico 26 di via Vergini[11]. La coppia ebbe tre figli e una figlia, tre dei quali nativi nel comune roccolano e l'ultimo nella città partenopea[11]:
Girolamo Claudio Gabriele (* 12 novembre 1852), di professione avvocato[11];
Maria Giuseppina (* 19 marzo 1852), sposatasi il 23 marzo 1893 con il napoletano Arcangelo Sica[11];
Emilio Alberto (* 29 febbraio 1856), del quale si hanno scarse notizie[11];
Luigi Bragi, I moribondi di Montecitorio, Roma-Torino-Napoli, Luigi Roux & Company, 1889, ISBN non esistente.
Maurilio Di Giangregorio, Angeloni Giuseppe Andrea, in Enrico Di Carlo (a cura di), Gente d'Abruzzo. Dizionario biografico, vol. 1, Castelli, Andromeda Editrice, 2006, ISBN88-88643-40-0.
Ferrovie dello Stato, Cento anni di altitudine. Ferrovia Sulmona-Isernia, Roma, Ferrovie dello Stato, 1998, ISBN non esistente.
Alberto Malatesta, Ministri, deputati e senatori d'Italia dal 1848 al 1922, vol. 1, Roma, Tosi, 1946, ISBN non esistente.