Giuseppe Simonelli nacque a Napoli nel 1650, anche se altri storici dell'arte fissano la sua data di nascita all'anno precedente, mentre l'Abate Lanzi nella sua Storia pittorica dell'Italia sposta la sua data di morte:
«Simonelli Giuseppe napolitano scol[are]. del Giordano m[orto]. di an[ni]. 64 in c[irca]. nel 1713»
Fu uno dei migliori esponenti della scuola di Luca Giordano. Con "Luca fa presto" (soprannome del Giordano datogli vista la velocità con cui dipingeva anche grandi opere) si esercitò nella rifinitura delle sue opere. Il Simonelli apprese l'arte del maestro a tal punto che, quando questi lasciò, nel 1692, Napoli per la Corte del re di Spagna, dette a Simonelli il compito di concludere le sue opere napoletane per consegnarle ai committenti.
Purtroppo questa dote della ricopiatura dei dipinti del Giordano ha fatto un po' di pubblicità negativa intorno alle vere capacità espressive del Simonelli, come si deduce da questo passaggio, abbastanza spietato, della Vita del pittore scritta da Bernardo de Dominici, tratto dal suo libro Vite dei pittori, scultori e architetti napoletani (1846):
«...laonde poco, anzi nulla valendo in far d'invenzione [...] suppliva con condurle con la guida de' pensieri, e degli sbozzetti del suo maestro [...] giacché non avea abilità di aggiunger nemmen felicemente qualche graziosa figura di sua invenzione»
«...divenne copista esatto delle opere sue [Luca Giordano] e imitator eccellente del suo colore. Nel disegno non valse molto»
(p. 151)
In seguito il Simonelli cominciò a dipingere anche tele di propria mano, visto che a Napoli rimaneva il più talentuoso tra gli allievi del Giordano ed ebbe molte commissioni soprattutto per le chiese partenopee e del suo territorio. In un primo tempo i lavori di Simonelli furono spesso ritoccati dal Giordano stesso tanto che alcune opere del Simonelli furono confuse con quelle del più celebrato maestro.
Una delle sue prime opere fu un quadro con I santi martiri per il Collegio dei Gesuiti di Trapani, datata 1690. All'anno successivo risale una tela con San Nicola da Tolentino per la chiesa di Santa Maria della Speranza. Lavorò continuamente sino alla sua morte e la lista delle sue opere è molto lunga. Il Rosini nella Storia della pittura italiana esposta coi monumenti (1847) lo definisce: "pittor fecondissimo e fortunatissimo". La più celebre delle sue opere è stata la serie di 28 quadri per la Chiesa dell'Annunziata di Aversa, dipinti tra il 1702 e il 1703 insieme al fratello Gennaro. Attivo anche a Teano, la sua Assunta adornava la Chiesa di San Francesco fino al secondo conflitto mondiale, quando fu perso per sempre a causa dei bombardamenti alleati.
Duomo, Predicazione di San Gaetano da Thiene e Santi Modestino, Flaviano e Fiorentino (questa ultima tela è andata completamente distrutta durante il terremoto dell'Irpinia).
Chiesa di Santa Maria Donnaromita: affresco della cupola di Luca Giordano Il passaggio del Mar Rosso completato da Simonelli e affreschi della tribuna.
«Il quadro del Rosario con molti Santi e Sante domenicane»
(Luigi Catalani, Le Chiese di Napoli, 1845, p. 10)
In Santa Maria della Redenzione, varie tele come: "San Francesco d'Assisi caduto in deliquio ed assistito dall'Angelo", "Sant'Anna, San Giuseppe e la Verginella Maria" (loc. cit. p. 14)