Bartolomeo di Neocastro, nella sua Historia Sicula menzione Isabella, assieme ai fratelli (Alfonsus, Elisabeth regina Portugalli…Rex Iacobus, Dominus Fridericus, domina Violanta et dominus Petrus) come figli di Pietro III il Grande (Petro regi Aragonum) e della moglie Costanza[3].
Gli ultimi anni di regno del marito Dionigi furono amari sia per la malattia che per il comportamento dell'erede al trono, il futuro Alfonso IV, che vedendo l'affetto che legava il vecchio re ai suoi figli illegittimi, specialmente ad Alfonso Sanchez (1289-1326), e pensando che tramassero per diseredarlo, si ribellò[7], minacciando di fare guerra al padre; non si arrivò allo scontro aperto solo per l'intervento di Isabella, la regina santa, che, nell'ottobre del 1323 si frappose tra i due eserciti già schierati in ordine di battaglia, ad Alvalade, alla periferia di Lisbona (pare che l'intervento venne considerato miracoloso: al passaggio della regina infatti, una barriera luminosa divise i due eserciti).
Dionigi l'accusò di essersi schierata con il figlio e la bandì da corte, relegandola in una fortezza[3].
Sarcofago di Isabella d'Aragona, del 1330, nella chiesa di Santa Clara a Coimbra
Isabella sopportò con pazienza il difficile carattere del marito, le sue prepotenze e le sue infedeltà. Ebbero due figli: Costanza e Alfonso. Oltre le difficoltà caratteriali del marito, dovette successivamente affrontare anche il comportamento ribelle del figlio Alfonso. La tradizione descrive come ella fu spesso esempio di carità cristiana, rivolgendo particolare attenzione ai malati di Lisbona, e prodigandosi per pacificare le contese.
La sua carità cristiana la spinse a occuparsi con dedizione anche dei figli illegittimi del marito. Assistette quest'ultimo gravemente malato fino alla sua morte; tanto fece che l'affettuosa dedizione della moglie pare ne favorì la conversione in extremis al cattolicesimo. La descrizione delle sue opere venne assunta come prova dell'efficacia della sua testimonianza cristiana e condotta di vita.[8][9].
Il suo corpo fu riportato al monastero di Coimbra nel 1612 e, durante l'esumazione lo si trovò incorrotto; fu chiesta quindi la canonizzazione. Già nei primi tempi dopo la morte c'erano pellegrinaggi di fedeli alla sua tomba e circolavano voci su miracoli avvenuti per sua intercessione. Finché, nel 1625, il papa Urbano VIII celebrò la solenne canonizzazione a Roma[10].
«Figlia di Pietro, futuro re d'Aragona, e sposa dodicenne di Dionigi re di Portogallo, sostenne con eroica abnegazione prove e difficoltà, e agì come angelo di pace per appianare gravi dissidi sorti nell'ambito della famiglia e del regno. Rimasta vedova (1325) e divenuta terziaria francescana, visse gli ultimi anni nel colloquio con Dio e nella carità verso i poveri.»
^Costanza di Hohenstaufen, anche detta di Sicilia, non deve essere confusa con Costanza d'Altavilla, anch'essa detta di Sicilia, bisnonna di Costanza di Hohenstaufen.
Edgar Prestage, Il Portogallo nel medioevo, in Z.N. Brooke, C.W. Previté-Orton e J.R. Tanner (a cura di), Storia del mondo medievale, VII, Milano, Garzanti, 1999, pp. 576–610.