Contrariamente a Sumarokov ed agli altri precedenti favolisti russi, le cui opere si articolavano con intenti soprattutto satirici, Chemnitzer introdusse il genere favolistico a tematica moralistica nell'ambito della letteratura russa.[1]
La sua produzione complessivamente comprese un centinaio di favole, tra le quali un terzo derivava dalle traduzioni dal francese delle favole di La Fontaine e da quelle di Gellert, un buon numero di liriche e due satire influenzate dallo stile di Kantemir.[2]
La sua fama venne raggiunta solamente nel 1799, grazie alla pubblicazione postuma di 81 favole, tra le quali Metafizik ("Il metafisico"), Oboz ("Il convoglio") e Lestnica ("La scala"), Dionisio e il suo ministro, Il privilegio, che sono ancora oggi riprodotte nelle antologie scolastiche.[3]
Le sue favole si contraddistinsero per la vivacità dei dialoghi, per i caratteri nazionali, per gli elementi della saggezza popolare quali proverbi e modi di dire, per la leggerezza e semplicità della lingua che facilitarono il grande e duraturo successo popolare.[1]
Il celeberrimo poeta Puskin prese spunto dalla favola Il metafisico per polemizzare su alcuni gruppi di intellettuali moscoviti, fautori della filosofiaidealistica tedesca.[1]
Uomo di grande cultura, Chemnitzer conservò un atteggiamento democratico nei confronti delle tendenze reazionarie del suo tempo.[1]
Note
^abcdele muse, III, Novara, De Agostini, 1964, pp. 243-244.