Scrisse come critico cinematografico su La Gazette du Cinéma insieme a Rohmer e Godard. Nel 1953 iniziò a scrivere sui Cahiers du cinéma e ne divenne caporedattore nel 1963 sino al 1965. Non si accontentò di parlare di cinema e divenne aiuto montatore di Jean Mitry, poi aiuto regista di Jacques Becker. Fece il montatore in un cortometraggio in 16 mm di Rohmer e apparve come attore in Le beau Serge (1958) di Claude Chabrol.
Nel 1956 fu regista di Le coup du berger. Nel 1958 iniziò le riprese di Parigi ci appartiene che riuscirà a terminare solo nel 1961. È un film di riflessione esistenziale e di viaggio nella Parigi di quegli anni dove in un'atmosfera soffocante, tra i complotti di un'organizzazione segreta, un regista teatrale tenta di mettere in scena il suo Pericle in una Parigi labirintica che Rivette ci mostra deserta, ci fa vedere i tetti, le camere delle cameriere, piazza della Sorbona.
Rivette trasse il film Suzanne Simonin, la religiosa (1966) da un testo di Diderot che aveva precedentemente messo in scena a teatro. Ebbe successo ma fu vivamente criticato e anche censurato. Venne presentato al Festival di Cannes nel 1966. Con L'Amour fou (1969) ritornò a tematiche contemporanee e a riflessioni esistenziali, quasi un cinema verità sulla vita di una coppia. Con una durata di 4 ore e mezzo che ne impedirà la normale distribuzione, Rivette diventò sempre più uno di quegli autori lodati dai critici e visti da poco pubblico.
Nel 1971 realizzò Out 1 che durò 12 ore, proiettato integralmente una sola volta, ma poi ridotto a 4 ore nella versione Out: 1 - Spectre. Sui temi del teatro e dei rapporti con la vita, vi si intrecciano le azioni dei componenti di una troupe teatrale (idea da L'Histoire de Treize di Balzac).