Svolse diversi lavori, studiò anche da disc jockey alla WXVU, la radio privata del college[5][6], e cominciò a esibirsi nel circuito dei caffè di New York. Con una delle band dell'università fu invitato ad esibirsi, in scambi culturali, in Africa e Medio Oriente. Ebbe a dire di quell'esperienza che «naturalmente laggiù non parlavano inglese, ma quando ciò che canti lo senti, la gente comprende.»[7] In questo periodo conobbe sua moglie, Ingrid Jacobson.
Gli inizi
Nel 1966 uscì il suo primo disco, Facets, stampato in 500 copie e finanziato da un dono di nozze di 500 dollari dei suoi genitori, che glieli diedero a condizione che registrasse un disco; la speranza dei genitori era che, con l'atteso fallimento artistico, Jim si quietasse e ricominciasse a cercare di prepararsi per una professione rispettabile[8]. In realtà tutte le 500 copie furono vendute.
Nei due anni successivi percorsero circa 300 mila miglia per promuoverlo in piccoli club e in concerti universitari[9]. Disillusi dallo show business, tornarono alle campagne della Pennsylvania, dove vendettero tutte le chitarre, tranne una, e per pagare i debiti, Jim prese a lavorare come camionista e nel settore dell'edilizia; continuavano a scrivere canzoni, anzi queste esperienze fornirono materiale per brani come Big Wheels[10] e Workin' at the Car Wash Blues[11]; naturalmente, non fu meno autobiografico New York's Not My Home[12].
Nel 1970 il produttore Joe Salviuolo (anche detto Sal Joseph) gli presentò Maury Muehleisen, pianista, chitarrista e cantautore proveniente da Trenton, New Jersey. Salviuolo era un compagno di studi di Jim alla Villanova University, fece in modo da far suonare Croce e Muehleisen in duo, e come tali li presentò alla produzione che Tommy West aveva avviato a New York insieme a Terry Cashman; dapprima il solista era Muehleisen e Croce la spalla, poi i ruoli si invertirono.
Il successo
Nel 1972 Croce firmò un contratto con la ABC Records per la realizzazione di tre album, due dei quali, You Don't Mess Around with Jim e Life and Times, furono realizzati di lì a poco.
Le ballate melodiche contenute in You Don't Mess Around with Jim, come Operator e Photographs and Memories, diedero all'album immediato successo, ma un successo ancora più robusto arrivò nel 1973 con Life & Times e il suo pezzo forse più famoso: Bad bad Leroy Brown, storia di un bulletto di quartiere. Il pezzo raggiunse assai presto la vetta delle classifiche e la strada del successo pareva in discesa.
Moltissime sono state le operazioni discografiche intraprese dopo la morte di Jim Croce, per cui non è possibile stilare una sua discografia completa.
Jim Croce resta uno degli ultimi menestrelli vagabondi che, come Woody Guthrie prima di lui, racconta storie di gente e di emozioni e sa dividersi tra una melodica vena di malinconia e il vecchio sogno americano.
Oggi Jim Croce è una "icona" del panorama musicale proveniente dagli States e vanta una lunga schiera di affezionati estimatori.
Gino Vannelli gli ha dedicato un tributo con il brano intitolato Poor Happy Jimmy, contenuto nel suo album del 1974 Powerful People.
1969 - Croce (Capitol Records, ST-315) a nome Jim & Ingrid Croce, ripubblicato nel 1973 dalla Pickwick Records (SPC-3332) con il titolo di Another Day, Another Town
La canzone "Time in a bottle" è stata utilizzata nel film "X-Men: Days of Future Past" come tappeto sonoro nella scena in cui Quicksilver salva Magneto, Wolverine e Professor X da una sparatoria, durante il tentativo di evasione di Magneto stesso. L'utilizzo nella scena dello slow motion durante l'azione di Quicksilver ad alta velocità combinato alla canzone di Jim Croce, ne enfatizza ritmica e significato; è stata altresì utilizzata nel film "Fast & Furious: Hobbs & Shaw" come tappeto sonoro nella scena di apertura del film.
La canzone "I got a name" è stata utilizzata come tappeto sonoro nei film "Django unchained" nelle scene di cavalcata nella neve di Django e il Dr Shultz; in "Logan - The Wolverine" e nel film Disney
"Invincible" come tema d'apertura.
Nel film “Nonno Scatenato”, “Time In A Bottle” viene usata durante la scena del funerale della nonna del protagonista.
Note
^ Dan Kening, David O'Shea, Jay Paris, Too Young to Die, Publications International, Limited, giugno 1991, p. 37, ISBN978-0-88176-932-6. URL consultato il 19 agosto 2011.
^ Kyle J. Grottini, Croce, James Joseph (Jim), su pabook.libraries.psu.edu, Pennsylvania Center for the Book. URL consultato il 16 maggio 2010 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2010).