Se il suo periodo letterario giovanile fu caratterizzato da tendenze moderniste, ben evidenziate dal suo volume di poesie Sendero de humildad (1909), dal 1914 si avvicinò al realismo, scrivendo una serie di romanzibalzacchiani, con i quali raggiunse il suo apice creativo e qualitativo.[3]
Tra le sue opere di questo periodo si ricordano La maestra normal (1914), El mal metafisico (1916), La sombra del convento (1917), Nacha regules (1919), sicuramente la più riuscita di tutte.[4]
La tematica principale di questi lavori è la descrizione dell'Argentina contemporanea, dei suoi difetti, delle sue ingiustizie e dei suoi vizi, causati soprattutto dalla sua evoluzione rapida ma caotica, dai contrasti tra liberali e conservatori, tra ricchi e poveri.[3]
In una fase seguente l'autore sviluppò due cicli di romanzi storici intitolati Scene della guerra del Paraguai (Los caminos de la muerte, Humaita, Jornadas de agonia) e Scene dell'epoca di Rosas (El gaucho de los cerrillos, El general Quiroga, La ciudad vestida de rojo).[4]
Queste opere si caratterizzarono per la capacità narrativa dell'autore, per le intenzioni apologetiche e reazionarie nei confronti del leader Roses,[3] e per uno stile a metà strada tra il naturalismo e lo psicologismo.[5]
Tra gli altri suoi lavori, si possono citare i pregevoli romanzi Miercoles santo, scritto in occasione della sua conversione religiosa, Hombres en soledad (1939) e il postumo Me mataron entre todos (1952).[4]
Sicuramente riuscita la felice autobiografiaAmigos y maestros de la juventud (1944).[3]
Il suo impegno politico lo condusse verso un ideale liberale, improntato dall'autonomia culturale e politica dell'Argentina e dalla centralità della Chiesa cattolica.[2] Dal 1925 mostrò simpatie per il fascismo,[6][7] considerato un baluardo difensivo dalla minaccia del comunismo.