Nel 1983, a 27 anni è già vicesegretario del Fronte della Gioventù, è entrato nella redazione del Secolo d'Italia, organo politico del MSI-DN come praticante. Due anni dopo Gasparri è quindi diventato giornalista professionista, iscritto all’Ordine dei giornalisti del Lazio. A fine anni ottanta diviene presidente nazionale del FUAN, gli universitari missini.
Nel partito, Gasparri rientrava nella corrente "Destra in movimento", che appoggiava la leadership di Gianfranco Fini[5], ottenendo un ruolo di spicco a partire dal 1988, quando Fini fu nominato segretario politico.
Nel mezzo dello sconvolgimento politico di tangentopoli che azzera una parte di classe politica, tiene un atteggiamento di totale approvazione e appoggio delle indagini portate avanti con fermezza dalla magistratura.
Viene eletto deputato del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale nel 1992. Nello stesso periodo si mise in aspettativa come redattore, continuando tuttavia a dirigere il Secolo d'Italia fino al 1994[4]. Allo stesso tempo, dal febbraio 1992 all'aprile 1994 è consigliere comunale a Fiumicino sempre per il MSI-DN[6].
Nel 2001 la sua carriera politica ha raggiunto il suo punto più alto quando è stato chiamato, sempre da Berlusconi[7], a ricoprire l'incarico di Ministro delle comunicazioni. In questa veste, Gasparri si è fatto promotore di una legge di riordino del sistema televisivo, nota come "legge Gasparri".[8]
La legge venne inizialmente rinviata alle Camere dal Presidente della Repubblica Ciampi dieci giorni dopo la sua approvazione al Parlamento nel dicembre del 2003, in quanto l'aumento del limite antitrust viola il principio del pluralismo sancito dall'articolo 21 della Costituzione ("Non c'è democrazia senza pluralismo e imparzialità dell'informazione"). Il governo Berlusconi si preoccupò allora di adottare subito un decreto legge (il decreto salvareti), che venne poi convertito in legge dal Parlamento il 23 febbraio 2004, aspramente criticato perché di fatto calpestava una sentenza della Consulta che ordinava la messa sul satellite di una rete Mediaset, ovvero Rete 4, con la conseguente perdita di pubblicità per Rai 3. Il nuovo testo della legge Gasparri è stato approvato in via definitiva il 29 aprile (dopo 130 sedute e la presentazione di 14000 emendamenti), e promulgato dal Presidente il 3 maggio 2004.
Nel 2007 la Commissione Europea si è espressa in modo critico sulla legge con la motivazione che questa ha introdotto "vantaggi ingiustificati agli operatori analogici" già sul mercato, scoraggiando l'ingresso di nuovi operatori[9][10] e ha perciò iniziato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, poi sospesa quando il governo italiano si è impegnato ad adeguare la legge alla normativa europea che garantisce l'assegnazione trasparente delle frequenze televisive. A gennaio 2009, con decisione n.242[11], il Consiglio di Stato (riprendendo la questione già parzialmente decisa con la sentenza non definitiva del Consiglio n. 2622/08 del 31 maggio 2008) dà sostanzialmente ragione ad Europa 7, concedendole una "vittoria di Pirro" (danni esigibili dallo Stato per un solo milione di euro e un canale preso dal VHF III). Si calcolano così quattro sentenze a favore di Europa 7 dopo quelle della Corte di Giustizia Europea, Corte Costituzionale, e del TAR del Lazio[12].
Non è confermato ministro nell'aprile 2005, con Fini che gli preferisce Mario Landolfi.
Attività societaria ed associativa
Rieletto alla Camera nel 2006, sempre in AN, diviene presidente della "Delegazione parlamentare presso l'assemblea dell'iniziativa centro-europea, fino alla fine della legislatura nel 2008.
Nel 2007 entra anche nel CdA della società di telecomunicazioni Telit Communications in qualità di "director" (amministratore) non esecutivo.[13] Per questa sua posizione viene coinvolto nell'inchiesta giornalistica di Report del maggio 2007 ("Il Mistero del Faraone"), che indagava sulla torbida[14] vendita di Wind agli egiziani di Sawiris, e sull'uso dei cosiddetti "gsm-box", in quanto Telit era "presieduta da manager israeliani e che in Italia fa affari con Sawiris" (e con i gsm-box medesimi).[15]
Nel 2007 ha fondato l'associazione Italia Protagonista. A maggio 2007 ha pubblicato un libro, "Il cuore a destra", che ha presentato nel corso dell'estate in varie località d'Italia.
Capogruppo PdL al Senato
I capigruppo del PdL alla Camera e al Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, al termine delle consultazioni al Quirinale (2008)
A novembre 2009 Gasparri è primo firmatario del disegno di legge "Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo"[20], comunemente noto come Processo breve. Gasparri ha presentato il provvedimento come parte di un «decalogo sulla giustizia» che comprenda anche «nuove norme antimafia, riforma del processo civile, riforma della professione forense, intercettazioni e riforma costituzionale della giustizia»,[21] auspicando che «Per incominciare, i magistrati inizino a lavorare di più»[22]. Nel settembre 2010 non segue Fini nella scissione del PdL, che dà vita a Futuro e Libertà.
Il 16 novembre 2013, con la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, aderisce alla rinascita di Forza Italia[24], diventando il successivo 24 marzo 2014 membro del Comitato di Presidenza di Forza Italia. È inoltre membro del CdA della Fondazione AN.[25]
Alle elezioni politiche del 2018 venne ricandidato in Forza Italia e rieletto senatore nella medesima circoscrizione. Con l'inizio della nuova legislatura, termina l'incarico di Vicepresidente del Senato.
Nel dicembre 2019 è tra i 64 firmatari (di cui 41 di Forza Italia) per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari: pochi mesi prima i senatori berlusconiani avevano disertato l'aula in occasione della votazione sulla riforma costituzionale.[27] Il mese seguente viene scelto come commissario romano di Forza Italia. Il 12 maggio 2020 Berlusconi nomina un nuovo coordinamento di 14 persone tra le quali c’è anche Gasparri.[28]
Il 3 luglio 2020il Fatto Quotidiano rende noto che dal 1º giugno dello stesso anno, dopo 9 anni di lavoro e 28 di aspettativa, Gasparri risulta essere in pensione come giornalista in quanto ha maturato ed ottenuto i requisiti per la quiescenza ed il trattamento previdenziale.[4]
Di nuovo Vicepresidente del Senato e capogruppo di Forza Italia
Il 7 dicembre 2022 riceve dall'Accademia Bonifaciana di Anagni, su proposta del Rettore Presidente Gr. Uff. Prof. Sante De Angelis, il Premio Internazionale Bonifacio VIII "...per una cultura della Pace..." (XX edizione), alla presenza tra gli altri del Presidente del Comitato Scientifico della stessa Istituzione della Città dei Papi, S.E. Mons. Enrico dal Covolo.
A dicembre 2013 Gasparri viene indagato per peculato dalla procura di Roma. Secondo i magistrati della Capitale, il 22 marzo 2012, il parlamentare si sarebbe appropriato - tramite la Banca Nazionale del Lavoro del Senato - di 600 000 euro (fondi del gruppo PdL a Palazzo Madama), utilizzandoli per l'acquisto di una polizza a vita a lui intestata e i cui beneficiari, in caso di morte dell'assicurato, erano i suoi eredi legittimi. Gasparri aveva riversato la somma al gruppo PdL il 1º febbraio 2013[33].
Il 17 febbraio 2014 la Procura di Roma chiede il rinvio a giudizio di Gasparri con l'accusa di peculato. Il 16 aprile 2014 il Giudice per l'Udienza Preliminare di Roma accoglie la richiesta e rinvia Gasparri a giudizio.
Il 6 aprile 2016 il Tribunale di Roma assolve Gasparri dalle accuse a lui rivolte perché "il fatto non sussiste"[34].
Ingiuria
Il 30 agosto 2013, durante un'accesa discussione su Twitter, Gasparri risponde a Riccardo Puglisi (ricercatore di economia dell'Università di Pavia e responsabile delle politiche economiche del movimento politicoItalia Unica) scrivendogli un tweet con scritto: "Ignorante presuntuoso, fai vomitare". In seguito a ciò Puglisi querela Gasparri per ingiuria.
Il 25 maggio 2015 la procura della Repubblica di Pavia cita a giudizio Gasparri con l'accusa di ingiuria.
A gennaio 2016, tuttavia, il decreto legislativo 7/2016 abroga il reato di ingiuria e lo trasforma in un illecito civile, punito con una sanzione pecuniaria. Il 2 maggio 2016 il giudice di pace di Pavia assolve pertanto Gasparri dall'accusa di ingiuria perché "il fatto non costituisce più reato".[35]
Querelante per diffamazione
Gasparri nel maggio 2015 querelò per diffamazione il cantante milanese Fedez, che in precedenza aveva querelato il parlamentare romano[36], mentre nel maggio 2022 querelò il saggistaEric Gobetti e Laterza editore per un libro sui massacri delle foibe, che contiene citazioni false e diffamatorie contro il suo ruolo nelle istituzioni della Repubblica italiana, secondo il punto di vista del politico romano.[37]
^la vicenda, paradossale, si dipana tra 10 anni di ricorsi e sentenze. Il 22 dicembre 1999, vinta nel 1997 la gara pubblica, il Ministero ribadiva la concessione delle frequenze. Nel novembre 2002 la Corte Costituzionale (sentenza 466/2002) ribadisce il concetto. Nel 2004 vi è una sentenza favorevole TAR n. 9325/04 che lo ribadisce di nuovo. Luglio 2005, ricorso al Consiglio di Stato, che, essendo in grave imbarazzo, rivolge dei quesiti interpretativi alla Corte di giustizia Europea. Questa concede udienza il 30 novembre 2006 e, dopo enormi ritardi emette un'altra sentenza favorevole, in gennaio 2008. Senza produrre risultati reali. Si veda Europa 7 per ulteriori dettagli.