Il monastero venne fondato nel 1339 e dopo il 1440 la badessa Cecilia Donati promosse una serie di lavori di ammodernamento e ingrandimento della struttura. Vennero allora ampliati il chiostro ed il cenacolo, un'ampia sala rettangolare con soffitto a cassettoni e una serie di finestre sulla parete destra, affrescato su un'intera parete da Andrea del Castagno nel 1447.
A causa della clausura delle monache, il cenacolo fu completamente ignorato dalle fonti antiche, infatti né Vasari, né Bocchi-Cinelli, né il Richa ne parlano nelle loro opere su Firenze. La scoperta si ebbe solo dopo la soppressione e la requisizione del convento nel 1864 per usi militari. Una parte del convento infatti fu demolita per l'apertura di via XXVII Aprile e molti ambienti furono trasformati in uffici o abitazioni. Solo dopo la seconda guerra mondiale la struttura è passata all'Università di Firenze.
Descrizione
La particolarità dello spazioso refettorio sta nel grande affresco di Andrea del Castagno raffigurante l'Ultima cena, un tema molto usato per le sale dove i monaci o le monache consumavano i pasti, dipinto tra il 1445 ed il 1450. Le più recenti analisi della documentazione disponibile (Corti e Hartt) collocano il possibile intervento di Andrea del Castagno tra il giugno e l'autunno del 1447.
L'affresco, che occupa l'intera parete ovest del refettorio, è composto di una parte centrale, dove si trova per tutta la lunghezza della parete l'Ultima Cena e di una parte superiore dove, intervallati da due finestre, si trovano (da sinistra) le scene della Resurrezione, Crocifissione e Deposizione. Questi affreschi al momento del rinvenimento del cenacolo (1861) erano scialbati da un intonaco bianco, per questo sono peggio conservati. Nel 1953 si decise di staccare questa parte superiore perché si stava deteriorando per via dell'umidità, e in quell'occasione furono trovate le significative sinopie, che, pure staccate nel 1961, furono collocate sulla parete opposta.
L'Ultima Cena è dipinta come se si stesse svolgendo in un piccolo edificio, un triclinium imperiale nello stile rievocato negli scritti di Leon Battista Alberti, con la parete anteriore assente, in modo da permettere allo spettatore la visione dell'interno.
La cena di Gesù con gli apostoli si svolge in una stanza all'antica, decorata con lussuosa e raffinata eleganza: attorno a un lungo tavolo con una tovaglia bianca, che evidenzia lo sviluppo orizzontale della scena, stanno seduti su scranni coperti da un drappo con motivi floreali, gli apostoli e Gesù, tranne Giuda che si trova sul lato opposto, su uno sgabello. La collocazione di Giuda separato dal resto degli apostoli è tipica dell'iconografia (anche se di solito si trova a destra, piuttosto che a sinistra di Gesù) e la sua figura barbuta e di profilo assomiglia a quella di un satiro della mitologia romana, dalla quale i cristiani avevano mutuato molte delle caratteristiche fisiche del diavolo.
Tra le opere di altri autori sono presenti una Pietà e una Crocifissione con sinopia di Paolo Schiavo (dal monastero), una Madonna col Bambino e santi (dalla chiesa del monastero) e un'Incoronazione della Vergine e santi di Neri di Bicci, un tabernacolo di scuola fiorentina del 1470 circa.
Note
^Dati visitatori 2015 (PDF), su beniculturali.it. URL consultato il 15 gennaio 2016.
Bibliografia
R. C. Proto Pisani, Il Cenacolo di Sant'Apollonia, Sillabe, Livorno 2002.
C. Acidini Luchinat e R. C. Proto Pisani (a cura di), La tradizione fiorentina dei Cenacoli, Scala, Calenzano 1997, pp. 128–134.