Il palazzo ha la forma di un cuneo e dopo la scomparsa del Dudley passò di erede in erede. Agli inizi del Novecento ne affittò una parte Francesco Navone, commerciante di ricami che necessitava di una sede di prestigio per i suoi commerci. Nel 1912, soddisfatto del palazzo di via Tornabuoni, decise di comprarlo e, forse per dare un effetto di novità, fece "tagliare" all'architettoAdolfo Coppedè una fetta nella parte più stretta dell'edificio, dove fece ricavare due portali, che somigliano quasi a una loggetta, e un maestoso balcone balaustrato al primo piano, su cui si apre un maestoso portale con timpanato entro una nicchia sormontata da arco. Sull'architrave del portale, a chiare lettere, compare ancora la scritta "F. Navone". Lo stemma Rucellai, già al primo piano, venne spostato al di sopra della nicchia, mentre non venne toccato il grazioso tabernacolo su via dei Tornabuoni.
Oggi il palazzo è di proprietà condominiale; la loggia al pian terreno, dopo esser stata la sede di una banca e - per un successivo periodo - sede del monomarca della Gianfranco Ferrè[1], ospita oggi un altro esercizio commerciale.
Il tabernacolo
L'edicola posta in cima al palazzo è composta da stili ed elementi architettonici diversi: una larga cornice ad arco ribassato poggiante su due lesene che si alzano da terra, è sormontata da una grande conchiglia sotto la quale, fra due festoni, si trova una testina di Cherubino. Nella parte centrale della nicchia sottostante aggetta un puttino, seduto sul timpano di una tenda il cui panneggio è sollevato ai lati da due angioletti, che consente appena la visione interna del bassorilievo riproducente la Madonna, dispensatrice di grazie, col Bambino. Sotto, l'iscrizione: MARIA MATER GRATIAE.