Palazzo Volpi è l'antica dimora della nobile famiglia Volpi.
Il palazzo fu realizzato per volere del comasco Volpiano Volpi[1] (1559-1629), arcivescovo di Chieti e residente a Roma, commissionò i disegni del palazzo a Sergio Venturi, architetto senese[2] o romano. L'edificio venne costruito tra il 1622 e il 1633 sotto la supervisione di Pietro Paolo Raimondi, nipote di Volpiano Volpi, e la direzione del capomastro Marco Dotti di Piazza. La prevista pianta ad “U”, con la corte interna aperta sul giardino, rimase incompiuta nella parte settentrionale. Il palazzo è espressione di una mescolanza di due culture architettoniche ed abitatíve: quella romana e quella comasca.
L'edificio e il giardino rimasero proprietà dei Volpi fino alla metà del XVIII secolo, quando passarono in eredità ai Canarisi; nel 1839 furono venduti allo Stato, che destinò l'intera area all'amministrazione giudiziaria.
Nel 1855, al posto del giardino vennero costruite le carceri[2], mentre il palazzo venne utilizzato come sede della Corte d'assise[2] del tribunale fino al 1968.
Acquistato dal comune di Como negli anni Settanta, il palazzo venne dapprima restaurato con l'eliminazione delle aggiunte ottocentesche da parte dell'architetto Gianfranco Caniggia e trasformato in museo (1989[2]); infine, nel 2003, è stato adeguato come sede delle civiche raccolte d'arte e rinnovato negli allestimenti espositivi.
L'esposizione permanente
Palazzo Volpi raccoglie opere d'arte dal territorio comasco in quattro sezioni:[2]
Alle suddette sezioni si aggiunge il cosiddetto "Campo quadro", uno spazio dedicato a mostre temporanee.[2]
Collezione del Medioevo
La sezione medievale, situata nell'ala meridionale del Palazzo, raccoglie numerosi materiali lapidei risalenti all'età carolingia, provenienti dalla Basilica di Sant'Abbondio[3]. La sezione include inoltre una serie di affreschi e sculture in stile romanico e gotico, risalenti ad un periodo che va dalla fine del VI secolo al XIV secolo[4].
La seguente lista riporta un elenco delle sale dedicate al Medioevo.
Il convento benedettino di Santa Margherita, in cui si segnalano, in particolare, un portale romanico e alcuni affreschi gotici[4] (tra i quali un Sant'Ambrogioprimotrecentesco[5]) provenienti dalla distrutta chiesa del convento[3].
La quadreria raccogli inoltre dipinti provenienti da collezioni private[4].
La seguente lista riporta un elenco delle sale della quadreria storica:
Dalle chiese e dai palazzi di Como
Il paesaggio nei dipinti ottocenteschi: l'idea del lago e della Brianza
All'interno dell'area dedicata al barocco tra Milano e Como si trovano dipinti coevi realizzati da autori provenienti dall'area milanese-comasca[4]. Tra esse, degne di nota sono il Conforto del condannato e la Samaritana al Pozzo di Agostino Santagostino[4].
Due ulteriori aree dedicate al "ritratto" e alla "pittura di genere" conservano invece il Ritratto di Vespasiano Gonzaga all'età di ventotto anni, che la tradizione vuole attribuito al fiammingo Antonio Moro, due Vasi con composizioni floreali realizzati da Mario Nuzzi e le Battaglie di Antonio Calza[4].
Notevoli nell'area sul Settecento sono la Consacrazione del Cardinale Giuseppe Pozzobonelli nella Basilica dei SS. Ambrogio e Carlo al Corso di Giovanni Paolo Panini, il dipinto Vulcano di Pompeo Batoni, un Ritratto di gentildonna di Alessandro Magnasco e l'Angelo custode di Pietro Ligari[4] (1734, opera proveniente dall'altare di San Sebastiano del Duomo di Como).
Collezione del Novecento
Le sale dedicate al Novecento documentano con fotografie, dipinti, disegni e sculture gli episodi salienti dell'arte del XX secolo a Como[4]: