Le colonie italiane nell'intera regione non durarono troppo a lungo. Dopo anni di resistenza locale e con la Campagna dell'Africa Orientale durante la seconda guerra mondiale, alla quale parteciparono anche truppe britanniche, le forze italiane furono disperse, sebbene continuarono a combattere in una guerriglia fino alla resa finale nel 1943.[5] Etiopia riacquistò l'indipendenza dall'Italia nel 1947.[6]
Dopo l'indipendenza, molti coloni italiani rimasero nel Paese per decenni, dopo aver ricevuto il pieno perdono dall'imperatore Selassie. Tuttavia, a causa della guerra civile etiope nel 1974, quasi 22.000 italo-etiopi lasciarono il Paese.[7]
L'Etiopia ha la più grande concentrazione di scuole e istituti culturali italiani in Africa (come la Scuola Statale Italiana di Addis Abeba), che promuovono la cultura italiana ed etiope e sono gratuiti per il pubblico.[8] La ditta italiana Salini Costruttori è stata scelta dal governo etiope per progettare e costruire la diga del Millennio o del Rinascimento, sul Nilo Blu, che una volta completata sarà la più grande diga, e centrale idroelettrica, in Africa.[9] Dato che in passato ingegneri italiani avevano contribuito a costruire la prima ferrovia da Addis Abeba a Gibuti, il governo etiope li ha nuovamente assunti per espandere la rete ferroviaria, assieme ad India e Cina.[10]
Da 20 anni a parte, l'Italia ha continuato a essere tra i primi cinque partner commerciali dell'Etiopia, oltreché un importante investitore nell'economia etiope.[11]