Figlio di Timosseno o, secondo una versione locale, di Eracle[2], fu un lottatore di pugilato e praticò anche il pancrazio; rimasto imbattuto per ben 22 anni, avrebbe raggiunto un record di 1200 vittorie, forse 1400[3]. Tale enorme impresa gli valse il riconoscimento di eroe, il cui culto veniva praticato nella nativa Taso, isola nel nord del mar Egeo, come documentato da una cassa per le offerte ritrovata nell'agorà della città da archeologi francesi nel 1939[4], e da alcune epigrafi.
Tre iscrizioni datate intorno al IV secolo a.C. ritrovate a Delfi, Taso ed Olimpia ne ricordano inoltre il curriculum sportivo.
Insieme a Milone veniva considerato l'uomo più forte della Terra, dopo Eracle.
Divenne poi un personaggio della vita politica di Taso e dopo la sua morte gli venne eretta una statua, opera di Glaucia di Egina[9]. Secondo il racconto di Pausania, uno dei suoi avversari di notte prese a sferzare la statua, come se così facendo stesse davvero colpendo Teogene, ma quella gli cadde addosso, uccidendolo. Il figlio, allora, citò in giudizio la statua per omicidio ed essa venne gettata in mare. Quando però a Taso scoppiò una carestia, l'oracolo interpellato suggerì per placare gli dèi che fossero richiamati tutti gli esiliati, ma il responso non fu sufficientemente chiaro, perché la carestia proseguì anche dopo che gli esiliati ebbero fatto ritorno; un secondo oracolo chiarì che doveva essere riportato in città Teogene e ciò avvenne grazie a tre pescatori che ritrovarono la statua: essa fu riportata al centro del villaggio e scacciò la carestia, rendendo Teogene titolare di un culto[10].
^"Teagene, figlio di Timostene" è impiegato principalmente dalle fonti letterarie, mentre nelle fonti epigrafiche si trova "Teogene, figlio di Timosseno"; sul problema si veda Pouilloux, p. 63 n. 4.
^Faulkner, pp. 159-160, il quale rileva che per ottenere tutte queste vittorie, Teogene avrebbe dovuto vincere all'incirca una gara alla settimana per trent'anni, un periodo estremamente lungo.
Luigi Moretti, Olympionikai. I vincitori negli antichi agoni olimpici, in Atti della Accademia nazionale dei Lincei. Memorie, Classe di scienze morali, storiche e filologiche, Roma, 1957.