Primogenita su tre figlie in una famiglia benestante di Zurigo, fu incoraggiata dai genitori a seguire i propri interessi creativi, dedicandosi a filosofia, mitologia e astrologia. Le fu comunque negato di iscriversi all'università, poiché il padre non trovava l'ambiente adatto a una ragazza, tuttavia lei seguì lo stesso dei corsi senza iscriversi.
Nel dicembre del 1909 il padre morì e Toni, che aveva allora 21 anni, entrò in depressione, recandosi poi da Carl Gustav Jung per curarsi. Grazie al suo acume, gli divenne intima e lo aiutò nelle ricerche, accompagnandolo con la moglie Emma a una conferenza a Weimar nel 1911. Durante il viaggio, e nei mesi successivi, Emma Jung ne divenne gelosa. Toni Wolff e Jung divennero amanti dal 1913 fino alla morte di lei. Un sodalizio fisico intellettuale e spirituale durato ininterrottamente per quaranta anni. Più tardi, con grande sofferenza e fatica la moglie ne accettò la presenza accanto al marito[1].
Toni Wolff fu presidente onorario del "Psychology Club Zürich"[2], fondato dallo stesso Jung nel 1916. Fu una psicologa junghiana, ma non scrisse molto. Una sua teoria degli archetipi femminili riguarda quattro figure principali: l'Amazzone, la Madre, l'Etera e la Medium.
Intorno ai 60 anni, nonostante fosse una psicoanalista abbastanza richiesta e attiva ebbe problemi sia economici che di salute. Morì improvvisamente il 21 marzo 1953, all'età di 64 anni.
Opere
Studien zu C. G. Jung's Psychologie (1959), a cura di Gianluca Piccinini, Introduzione alla psicologia di Jung, Bergamo: Moretti & Vitali, 1991 ISBN 88-7186-029-2
Structural forms of the feminine psyche (trad. inglese di Paul Watzlawick). CG Jung Institute, 1956, qui
Irene Champernowne (a cura di), A Memoir of Toni Wolff. San Francisco Jung Institute, 1980, qui.