Nato a Kecskemét, Kodály passò la maggior parte della sua infanzia a Galanta e a Nagyszombat (attualmente Trnava, Slovacchia). Suo padre era un musicista dilettante e Kodály imparò fin da bambino a suonare il violino. Cantava inoltre nel coro della cattedrale e scriveva musica, nonostante la sua scarsa educazione formale alla musica.
Kodály fu uno dei primi studiosi a considerare seriamente le melodie arcaiche di tradizione orale del proprio popolo e divenne uno dei pionieri della etnomusicologia. A partire dal 1905 visitò i villaggi più remoti per raccogliere canzoni tradizionali e nel 1906 stese la sua tesi sui canti popolari ungheresi ("Costrutto strofico nei canti popolari ungheresi"). Nello stesso periodo conobbe il compositore Béla Bartók e gli fece conoscere la musica folk della propria terra. Insieme pubblicarono numerose collezioni di musica popolare e ne furono parimenti influenzati nella loro produzione.
Kodály continuò a comporre per tutto questo periodo, producendo due quartetti d'archi, una sonata per violoncello e pianoforte e per violoncello solo e un duo per violino e violoncello, ma non ebbe grande successo fino al 1923, quando il suo Psalmus Hungaricus venne premiato al concerto celebrativo del 50º anniversario dell'unione di Buda e Pest (la "Suite di Danze" di Bartók venne premiata nella stessa occasione). A seguito di questo successo, Kodály viaggiò in tutta Europa dirigendo le proprie composizioni.
Kodály in seguito si interessò notevolmente al problema dell'educazione musicale e scrisse molta musica a scopi educativi per le scuole, nonché diversi libri sull'argomento. Il suo lavoro in quest'ambito ebbe un profondo effetto nell'educazione musicale, sia nel suo Paese che all'estero. Gli studiosi parlano delle idee didattiche di Kodály riassumendole nel titolo "Metodo Kodály", anche se il suo lavoro non formò un metodo completo, ma tracciò piuttosto una serie di principi da seguire nell'insegnamento che avevano come base fondamentale il principio della solmisazione che sarà successivamente ripreso e reinterpretato da Roberto Goitre nel metodo didattico Cantar leggendo.
Continuò inoltre a comporre per ensemble professionali, con le Danze di Marosszék (1930, nelle versioni per pianoforte solo e per orchestra), le Danze di Galánta (1933, per orchestra), le Variazioni Peacock (1939, commissionate dalla Concertgebouw Orchestra celebrare il cinquantesimo anniversario) e la Missa Brevis (1944, per solisti, coro, orchestra e organo), solo per citare alcuni fra i lavori più noti. Anche la suite dall'operaHáry János (1926) divenne molto nota, benché venga raramente rappresentata.
Nel film di Steven Spielberg, Incontri ravvicinati del terzo tipo del 1977, al minuto 39 i partecipanti ad una conferenza ricevono un manuale di Zoltán Kodály per spiegare l'associazione di alcuni suoni indiani mediante gesti manuali.
In ambito musicale, il compositore Bela Kovacs dedica lui "l'Hommage a Zoltán Kodály" omaggio della sua collana di nove omaggi a diversi compositori. [2]