Il Vetus Martyrologium Romanum ricorda molti martiri e santi di Cesarea. Tra questi i vescovi Basilio Magno, Leonzio e Lucio, ed i martiri Dorotea, Giuliano, Sergio, Longino, Eupsichio, Poliucto, Vittore e Donato, Giacinto, Macrina, Giulitta, Teodoto, Ruffina e Ammiano. Molti di questi santi furono l'oggetto delle omelie di san Basilio Magno, il santo più conosciuto e più importante di Cesarea, dottore della Chiesa e padre del monachesimo orientale. Probabilmente il cristianesimo fece la sua apparizione nel territorio fin dai tempi apostolici, poiché san Pietro si rivolge agli abitanti della Cappadocia che hanno abbracciato la nuova fede nella prima lettera a lui attribuita (1 Pt 1,1).
In tutte le Notitiae Episcopatuum del patriarcato Cesarea occupa il secondo posto nella lista delle metropolie del patriarcato, immediatamente dopo la sede di Costantinopoli;[1] questo valse agli arcivescovi il titolo di protothronos, che era il titolo più importante dopo quello del patriarca costantinopolitano. Nella prima Notitia conosciuta, databile alla metà circa del VII secolo, sono attribuite a Cesarea 5 diocesi suffraganee: Basilicae Thermae, Nissa, Teodosiopoli di Armenia[2], Camuliana e Ciscisso.[3] La Notitia attribuita all'imperatore Leone VI e databile all'inizio X secolo, attribuisce a Cesarea 15 suffraganee; oltre alle cinque di tre secoli prima, vi sono le diocesi di Dasmendo[4], Evaissa, Severiade,[5]Ariaratia[6], Aipolia, Aragena, Sobeso, San Procopio, Zamando[7] e Sirica.[8] Molte di queste diocesi furono effimere e sparirono già nel secolo successivo; dopo l'arrivo dei Selgiuchidi il numero delle suffraganee diminuì drasticamente fino a scomparire del tutto nel XIV secolo.[9]
Sono oltre 110 gli arcivescovi noti di questa antica sede, che costituisce una delle più ricche liste episcopali in Oriente fra tutte quelle dell'antichità.
A causa della diminuzione della popolazione cristiana in Anatolia, nel XIV secolo i patriarchi affidarono ai metropoliti di Cesarea la cura delle metropolie di Sebastea, Eucaita, Iconio, Mocisso e Tiana rimaste senza pastore o spesso vacanti. In questo stesso periodo le sedi vicine a quelle di Cesarea furono annesse alla metropolia; è il caso, per esempio, di Nazianzo, annessa a Cesarea nel 1370.[10]
Nel XV e XVI secolo la sede visse un lungo momento di decadenza e probabilmente in questo periodo il titolo di metropolita fu assegnato a prelati non residenti. È il caso per esempio di Metrofane II (ante 1545 - post 1549), futuro patriarca di Costantinopoli, che pur essendo metropolita di Cesarea, visse a lungo a Venezia, dove era responsabile della locale comunità greco-ortodossa.[11]
La metropolia occupava la parte centrale dell'Anatolia e si estendeva su parte dei vilayet di Ankara, Adana, Konya e Sivas. Confinava a nord con le metropolie di Neocesarea e di Amasea, a est ancora con quella di Neocesarea, a sud con la metropolia di Adana del patriarcato di Antiochia, e a ovest con le metropolie di Iconio e Ancira.[11][9] Pur restando Cesarea la sede della metropolia, i metropoliti risiedevano nel monastero di San Giovanni Battista a Zincidere.[10]
All'inizio del XX secolo la metropolia contava all'incirca 40000 fedeli, con 90 preti, ripartiti in modo ineguale in una cinquantina di località, spesso molto distanti fra loro.[10]
Cesarea di Cappadocia è una sede arcivescovile titolare della Chiesa cattolica; la sede è vacante dal 5 marzo 1973. Nella seconda metà dell'Ottocento la sede è conosciuta anche con il nome di Caesariensis (in italiano: Cesarea del Ponto).
^Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae, p. 206, nn. 73-78.
^Di questa sede è noto un vescovo, Xyraphios, all'epoca del patriarca Fozio di Costantinopoli. Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae, p. 68, nota 1.
^Vescovo noto di questa diocesi fu Basilio, il cui sigillo è datato tra X e XI secolo. Vitalien Laurent, Le corpus des sceaux de l'empire Byzantin, vol. V/1, Paris, 1963, nº 252.
^Questa sede è attribuita dagli Annuari Pontifici alla provincia ecclesiastica di Melitene nell'Armenia Seconda.
^Vescovo noto di questa diocesi fu Niceta (o Niceforo), il cui sigillo è datato all'XI secolo. Vitalien Laurent, Le corpus des sceaux de l'empire Byzantin, vol. V/1, Paris, 1963, nº 253.
^Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae, p. 274, nn. 103-118.
^abKiminas, The ecumenical patriarchate. A history of its metropolitanates with annotated hierarch catalogs, p. 101.
^abcJanin, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XII, col. 201.
^abCharitopoulos, Diocese of Caesarea (Kaisareia), Enciclopedia del mondo ellenico - Asia minore.
^Prese parte al concilio di Ancira del 314. Le liste episcopali di quel concilio giunte sino a noi lo indicano tuttavia o come vescovo di Cesarea di Cappadocia, oppure come vescovo di Cesarea di Palestina. S. Salaville, v. Agricolaos, in Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. I, Parigi 1912, coll. 1027-1028.
^R. Janin, v. 6. Alypius, in Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. II, Parigi 1914, col. 904.
^M. Jugie, v. 42. André, in Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. II, Parigi 1914, coll. 1612-1613.
(EN) Evangelos Charitopoulos, Diocese of Caesarea (Kaisareia), Εγκυκλοπαίδεια Μείζονος Ελληνισμού-Μικρά Ασία (Enciclopedia del mondo ellenico - Asia minore), 2006