Fin dall'epoca apostolica la città conobbe il cristianesimo, come testimoniato dal nuovo Testamento. Secondo gli Atti degli Apostoli 8,40[1], fu il diaconoFilippo il primo a raggiungere Cesarea; inizialmente il vangelo fu predicato solo agli Ebrei, ma ben presto l'apostolosan Pietro si indirizzò anche ai gentili, come raccontano gli Atti 10,1-48[2] nel famoso episodio della conversione del centurione Cornelio. Anche san Paolo passò più volte da Cesarea e vi rimase prigioniero due anni prima di ottenere di essere giudicato direttamente dall'imperatore[3].
Per i primi quattro secoli i vescovi di Cesarea, in quanto metropoliti, avevano giurisdizione su tutta la Palestina romana, anche su Gerusalemme, e dipendevano direttamente dal patriarca di Antiochia. Nel concilio di Calcedonia del 451 Gerusalemme fu elevata al rango di patriarcato, composto da tre sedi metropolitane, di cui la prima era Cesarea (seguita da Scitopoli e Petra), con giurisdizione sulla Palestina Prima. Da questo momento gli arcivescovi ebbero il titolo di protothronos, che era il titolo più importante dopo quello del patriarca gerosolimitano.
Una tradizione, non anteriore al VI secolo e attestata da Le Quien, riconosce come primi vescovi alcune figure evangeliche: il pubblicano Zaccheo, che incontrò Gesù secondo il racconto di Luca 19,1-10[4], il centurione Cornelio, un Teofilo I e un Zaccheo II[5].
Tuttavia primi vescovi storicamente documentati, secondo la testimonianza dello storico Eusebio[6], sono Teofilo II, che visse attorno al 189, e Teoctisto, morto verso il 258.
Cesarea fu sede di diversi concili, soprattutto in epoca ariana. Tra questi si ricorda in particolare il concilio del 195, che decretò che la festa di Pasqua avrebbe dovuto svolgersi sempre nel giorno di domenica. A Cesarea inoltre si ritirò il biblista e teologo Origene, che vi compose le sue principali opere esegetiche, tra cui l'Exapla, il cui manoscritto era conservato nella biblioteca del vescovado. La scuola fondata a Cesarea da Origene era conosciuta in tutto l'Oriente cristiano; essa accolse tra gli altri Gregorio il taumaturgo e Basilio Magno, e tra i suoi migliori allievi ebbe lo storico Eusebio, che divenne arcivescovo nella prima metà del IV secolo e fu autore di una fondamentale Storia ecclesiastica.
La diocesi ebbe una storia travagliata dopo il crollo dell'Impero romano d'Oriente e l'occupazione prima persiana nel 612 e poi araba nel 633. Sono pochissimi i vescovi greci noti dal VII fino al XIII secolo e poco si conosce della storia in questo periodo della comunità cristiana, che tuttavia sopravvisse a tutti gli sconvolgimenti e le persecuzioni.
Nel IX secolo vi era un insediamento di coloni franchi voluto da Carlo Magno per facilitare il pellegrinaggio dei latini. Nel X secolo a causa delle periodiche persecuzioni islamiche e del risorgere del potere imperiale bizantino, la diocesi cadde sotto l'influenza del patriarca di Costantinopoli per protezione e supervisione, e progressivamente si sottomise all'autorità bizantina. Pertanto, dopo il Grande Scisma tra Costantinopoli e Roma, nel 1054, Cesarea divenne una diocesi ortodossa, con una comunità cattolica solo marginale.
Nel 1265 i crociati persero definitivamente la città, che venne distrutta e smantellata completamente. Non fu mai più ricostruita e questo determinò anche la fine della comunità cristiana di Cesarea dopo oltre dieci secoli di esistenza.
«..; ed essendo morto Teoctisto di Cesarea di Palestina, Domnus ricevette quell'episcopato. Ma lo tenne per poco tempo e Teotecno, nostro contemporaneo, gli successe. Egli era anche un membro della scuola di Origene.»
^Sono noti vescovi greco-ortodossi con il titolo di Cesarea di Palestina a partire dal XVII secolo. Cfr. Janin, op. cit., coll. 208-209.
^S. Salaville, v. 1. Agapios, in Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. I, Parigi 1912, col. 893.
^Prese parte al concilio di Ancira del 314. Le liste episcopali di quel concilio giunte sino a noi lo indicano tuttavia o come vescovo di Cesarea di Palestina, oppure come vescovo di Cesarea di Cappadocia. S. Salaville, v. Agricolaos, in Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. I, Parigi 1912, coll. 1027-1028.
^Honigmann, Le concile de Constantinople de 394…, p. 36. P. Nautin, v. 6. Gélase, évêque de Césarée de Palestine, Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastique, vol. XX, Paris, 1984, col. 299.
^Roger Aubert, v. 262 Jean I, métropolite de Césarée de Palestine, Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastique, vol. XXVI, Paris, 1997, col. 1396. Dubbia è l'esistenza di questo vescovo, documentato dal 395 al 404 solo nella vita di Porfirio di Gaza di Marco Diacono. Secondo Honigmann (Le concile de Constantinople de 394…, p. 36) sarebbe un vescovo fittizio: infatti il predecessore Gelasio I è documentato ancora nel 396 (Nautin, DHGE XX, col. 299), mentre il successore Eulogio era già vescovo di Cesarea di Palestina nel settembre del 400 (Honigmann e Nautin).
^Honigmann, Le concile de Constantinople de 394…, p. 36.
^Fino all'Annuario Pontificio1870 (p. 241) è indicato come titolare della sede di Cesarea di Cappadocia. Dall'Annuario del 1872 (p. 208) invece gli è assegnata la sede di Cesarea di Palestina. Ancora presente nell'Annuario del 1882.
Sabino De Sandoli, Corpus Inscriptionum Crucesignatorum Terrae Sanctae, in Pubblicazioni dello Studium Biblicum Franciscanum, vol. 21, 1974, pp. 277 - 279. URL consultato il 18 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 9 febbraio 2005).