Giulio Natta nacque a Porto Maurizio, allora capoluogo dell'omonima provincia (quella di Imperia nacque negli anni 1920 dalla fusione con Oneglia), il 26 febbraio 1903, figlio di Francesco Maria, magistrato, e di Elena Crespi. La madre, già vedova di un rinomato medico inglese dal quale aveva avuto una figlia, si occupò attivamente dell'educazione di Giulio sin dai primi anni, insegnandogli prestissimo a leggere. Natta rimase sempre legato alla sua famiglia e ai luoghi d'origine della costa ligure, dove si recava spesso quando gli era possibile.[6]
Nel 1932, grazie a una borsa di studio della Fondazione "A. Volta", si recò a Friburgo, in Germania, presso il laboratorio di Hugo Seemann, dove entrò pure in contatto con il gruppo di lavoro di Hermann Staudinger che si occupava di macromolecole. Qui Natta, oltre a perfezionare le sue ricerche di strutturistica diffrattometrica (che già aveva intrapreso, come allievo interno all'Istituto di Chimica generale e inorganica del Politecnico, fin dai primi anni 1920) con Seemann, intuì l'importanza e le potenzialità delle macromolecole e, tornato a Milano, iniziò studi e ricerche sulla struttura cristallina dei polimeri mediante le nuove tecniche diffrattometriche.
Conseguita la libera docenza in chimica generale nel 1927, al suo ritorno dalla Germania vinse, nel 1933, un concorso a una cattedra di chimica generale dell'Università di Pavia che tenne fino al 1935, quando passò alla cattedra di chimica fisica dell'Università di Roma. Nel 1937 assunse la cattedra di chimica industriale del Politecnico di Torino, quindi quella del Politecnico di Milano nel 1938, che mantenne fino al suo pensionamento, nel 1973, quindi la nomina a professore emerito.
Al suo rientro al Politecnico di Milano nel 1938, fu chiamato a dirigerne anche l'Istituto di Chimica industriale per sostituire Mario Giacomo Levi[9], costretto dalle leggi razziali fasciste a lasciare l'insegnamento. Durante gli anni della guerra soggiornò, come sfollato milanese, alla Cascina Marzorata di Vittuone.[10]
Nel 1935 si sposò con Rosita Beati, laureata in lettere, da cui ebbe due figli, Franca e Giuseppe. Oltre l'affetto e l'amorevole accudimento del marito per il sopraggiungere della malattia di Parkinson nel 1956, gli suggerì alcuni nomi etimologicamente molto appropriati per i nuovi composti chimici che Natta scoprì.
La maturità, l'attività di ricerca, il premio Nobel
Giulio Natta al Politecnico di Milano (1963)
Fin da quando era allievo interno all'Istituto di Chimica generale e inorganica diretto da Giuseppe Bruni, nei primi anni 1920, Natta condusse approfondite ricerche, sia teoriche sia sperimentali, sulla struttura microscopica di leghe e altri composti inorganici tramite tecniche diffrattometriche, da poco introdotte, da cui emerse, in particolare, una notevole correlazione fra la struttura cristallina dei catalizzatori chimici e la loro operatività chimica. Nei primi anni 1930, durante l'assistentato, riuscì pure a stabilire un nuovo processo di sintesi del metanolo in collaborazione con la Montecatini, rompendo, per la prima volta, un monopolio detenuto nel settore da industrie tedesche. Costante attenzione di Natta si rivelò essere, già da questi anni, il rapporto fra le scienze chimiche teoriche, il loro ambito sperimentale e le loro possibili applicazioni tecnico-pratiche e industriali, interesse, questo, che caratterizzò tutta la sua carriera.
Durante la guerra, Natta poté portare a conclusione, sempre partendo da un approfondito studio delle inerenti questioni teoriche, diverse importanti scoperte, numerosi brevetti (in comproprietà con diverse industrie italiane) e notevoli innovazioni tecniche, fra cui la produzione di gomma sintetica (butadiene),[11] il processo di ossosintesi, la formazione di formaldeide, sintesi di glicoli, glicerina e isottano, l'idrogenazione di carboidrati. Nel 1938, a Ferrara, contribuì alla costruzione del primo impianto in Italia per la produzione di gomme sintetiche. Nel primo dopoguerra, Natta ritornò a interessarsi, sempre più approfonditamente, della chimica macromolecolare, iniziando ricerche di acustica degli ultrasuoni nei polimeri finalizzate allo studio degli stati condensati delle sostanze polimeriche e sulla polimerizzazioneradicalica di monomeri vinilici.
Nell'estate del 1947, Natta e Piero Giustiniani, direttore della Montecatini, si recarono negli Stati Uniti per aggiornarsi sulla ricerca scientifica e tecnologica in chimica d'oltreoceano, constatandone le differenze rispetto all'Europa, ad esempio con la crescente attenzione americana per la petrolchimica. Al ritorno, Giustiniani mise a disposizione di Natta e del Politecnico di Milano finanziamenti e strutture per un nuovo centro di ricerca chimica avanzata, in sinergia sia col Centro di ricerca in chimica industriale del CNR (voluto proprio da Natta nel 1946) sia con l'Istituto di Chimica industriale del Politecnico di Milano, diretto prima da Mario G. Levi (dopo il suo rientro in Italia dall'esilio in Svizzera) e poi da Natta.
Natta nel 1960
A partire dai primi anni 1950, sempre nell'ambito della chimica delle macromolecole, Natta cominciò a interessarsi, sempre più specificatamente, di problematiche riguardanti la stereochimica dei polimeri e delle macromolecole in generale,[12] da quando venne a conoscenza dei processi di polimerizzazione dell'etilene (reazione di Aufbau) e della dimerizzazione delle alfa-olefine in presenza di composti alluminio-alchilici, realizzati, in quegli anni, da Karl Ziegler mediante catalizzatoriorganometallici, poi detti "catalizzatori Ziegler".[13] Natta intuì le potenzialità di questi processi di polimerizzazione catalitica (metallorganica) nell'ottenere bassi polimeri molto lineari e cristallini a partire da monomeri quali l'etilene, la cui struttura lineare venne, da Natta, messa a confronto con la struttura ramificata tipica degli alti polimeri.[14] La successiva produzione, da parte di Ziegler, di polietilene lineare ad alta densità ottenuto con gli stessi procedimenti di polimerizzazione dell'etilene ma adoperando altri catalizzatori, suggerì a Natta di applicare lo stesso disciplinare non all'etilene ma al polipropilene e ad altre alfa-olefine superiori con l'uso di alcune varianti dei catalizzatori tipo Ziegler, ottenendo, l'11 marzo 1954, un nuovo composto organico altamente ordinato nella struttura cristallina, poi denominato polipropilene isotattico, dando così il via ai polimeri stereospecifici (o stereoregolari),[15][16] brevettati poi con il nome commerciale di Moplen, Meraklon, Mopeflan, ecc., dotati di eccellenti proprietà chimiche e meccaniche.[17][18]
L'invenzione di questi nuovi catalizzatori per la polimerizzazione stereospecifica, detti poi catalizzatori di Ziegler-Natta, fruttò congiuntamente a Natta e Ziegler il premio Nobel per la chimica nel 1963. La produzione industriale su scala mondiale di polipropilene isotattico, il più apprezzato fra i polipropileni, si baserà sui successivi brevetti (comunemente noti come "brevetti Natta-Montecatini") depositati da Natta a partire dalla metà degli anni 1950, in comproprietà con la ditta Montecatini, a cui fondamentalmente s'ispireranno tutte le altre metodologie di produzione autonomamente sviluppate in seguito da altre ditte.[19][20]
Nel 1961, con il parere favorevole del CNR, Natta fondò e diresse un nuovo istituto di ricerca in chimica macromolecolare, appositamente creato per dar seguito agli studi e alle ricerche della sua scuola in cui si formeranno numerosi ricercatori e docenti, che lavoreranno in varie sedi universitarie e in diversi centri di ricerca pubblici e privati, nonché futuri dirigenti di aziende pubbliche e private, sia italiane sia straniere.
L'opera scientifica, la vita istituzionale e gli ultimi anni
Giulio Natta con la moglie Rosita Beati negli anni 1960
A Milano, anche grazie alla sinergia che Natta riuscì per primo a stabilire in Italia fra università, enti di ricerca pubblici (fra cui, il CNR) e privati e industria, creò una delle più rinomate scuole di chimica industriale e ingegneria chimica, in cui si formarono numerosi allievi poi divenuti, a loro volta, importanti docenti universitari, ricercatori e dirigenti d'azienda, fra cui, in linea più o meno diretta, ricordiamo Giuseppe Allegra, Ivano W. Bassi, Luisa Bicelli, Fausto Calderazzo, Sergio Carrà, Paolo Chini, Paolo Corradini, Gino Dall'Asta, Ferdinando Danusso, Raffaele Ercoli, Mario Farina, Giorgio Gaudiano, Umberto Giannini, Luigi Giuffrè, Paolo Longi, Enrico Mantica, Giorgio Mazzanti, Giovanni Moraglio, Attilio Palvarini, Italo Pasquon, Mario Peraldo, Piero Pino, Lido Porri, Mario Ragazzini, Massimo Simonetta.[25][26]
A Natta venne diagnosticata la malattia di Parkinson nel 1956. A partire dal 1963, le sue condizioni di salute erano andate peggiorando e per questo motivo divenne necessario affiancargli il figlio Giuseppe (1943-2022) e altri quattro colleghi, che presenziarono inoltre al conferimento del premio Nobel a Stoccolma il 10 dicembre 1963. Nel 1968 morì la moglie Rosita, di cui la figlia Franca (1937-2015) si era attivamente occupata.
Natta morì a Bergamo il 2 maggio 1979, all'età di 76 anni, dove da anni si era trasferito per esser anch'egli accudito dalla figlia Franca.
Alcuni lavori
"A New Class of Polymers of α-Olefins with and Exceptions Regularity of Structure", Atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei-Memorie, 4 (8) (1955) pp. 61–72.
"Crystalline High Polymers of α-Olefins" (con P. Pino, P. Corradini, F. Danusso, E. Mantica, G. Mazzanti, G. Moraglio), Journal of the American Chemical Society, 77 (1955) pp. 1708–1710.
"Stereospecific Polymerization of α-Olefins" (con P. Pino, E. Mantica, F. Danusso, G. Mazzanti, M. Peraldo), Chimica e Industria, 38 (1956) pp. 124–128.
"Stereospecific Catalysis and Isotactic Polymers", Chimica e Industria, 38 (1956) pp. 751–768.
"Isotactic and Stereoisomeric Polymers", Materie Plastiche, 23 (1957) pp. 541–563.
"Isotactic Polymers", Chemistry and Industry, 47 (1957) pp. 1520–1531.
Stereoregular Polymers and Stereospecific Polymerizations. The Contributions of Giulio Natta and his school to Polymer Physics (edited with F. Danusso), 2 Vols., Pergamon Press, Ltd., Oxford, 1966-67 (collectanea, in due volumi, dei lavori pubblicati nel periodo 1955-1960 dalla scuola di Natta, di complessive pp. 887).
Tutte le pubblicazioni di Natta sono reperibili nell'Archivio "Giulio Natta", disponibile a quest'indirizzo [1].
Lezioni di chimica industriale, 2 voll., Libreria C. Tamburini, Milano, 1942-44.
Fondamenti della chimica industriale, Libreria Editrice Politecnica C. Tamburini, 1951.
Gli orientamenti della grande industria chimica organica (con I. Pasquon), Scuola in Azione-ENI, Milano, 1961.
Principi della chimica industriale (con I. Pasquon), 2 voll., Libreria Editrice Politecnica C. Tamburini, Milano, 1966-78.
Stereochimica: molecole in 3D (con M. Farina), Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1968; II ed. nel 1979 (tradotto in francese nel 1971, in inglese nel 1972, in giapponese e in slovacco nel 1975).
La memoria
Nel 2007 è stata assegnata alla sua memoria la cittadinanza onoraria di Cucciago, paese dove Natta aveva trascorso periodi di vacanza e sposato, nel 1936, la moglie Rosita Beati[27].
Nel 2013, la città di Imperia ha celebrato il cinquantenario dell'assegnazione del premio Nobel con la produzione di due documentari[28].
L' Istituto Statale di Istruzione Superiore "Giulio Natta" di Bergamo, con indirizzo principalmente chimico, è intitolato a Giulio Natta.[29]
L'istituto superiore IIS G.V. Deambrosis-G. Natta con sedi a Sestri Levante e Chiavari porta anche il nome di Giulio Natta.
Nel numero 2916 di Topolino, Natta compare nella storia Qui Quo Qua e la grande storia della chimica dei paperi.
Gino Bramieri è stato testimonial di una pubblicità del Moplen, uno dei prodotti ideati da Natta, andata in onda nei primi anni 1960.
Nel gioco per computer Hearts of Iron 2, Natta e Enrico Fermi sono le uniche persone fisiche utilizzabili nell'albero tecnologico della nazione Italia.
il "Premio Giulio Natta", come «riconoscimento ad un ricercatore scientifico affermato che, con i suoi studi, le sue scoperte e relative eventuali applicazioni pratiche, abbia contribuito in maniera significativa allo sviluppo delle conoscenze scientifiche e tecnologiche ed al progresso umano»;[33]
il "Premio di laurea Giulio Natta", istituito nel 2002 dal Ministero dello sviluppo economico, con "l'intento di promuovere l'innovazione tecnico-scientifica nel mondo accademico attraverso la maggiore diffusione della cultura brevettuale".[34]
Inoltre, nel 1994, per il quarantennale della scoperta del polipropilene isotattico, fu aperto uno speciale annullo filatelico commemorativo dalle Poste Italiane. Lo stesso avvenne in Svezia, nel 1988, per commemorare le scoperte sia di Ziegler sia di Natta.
Molte città italiane, fra cui Milano, Torino, Roma e Reggio Emilia, gli hanno intitolato delle vie.
^Cfr. E. Stocchi, Chimica Industriale Organica, Editrice Edisco, Torino, 1990, Cap. 13, in particolare Parti I, II, § 7.13.
^Cfr. G. Natta, M. Farina, Stereochimica: molecole in 3D, A. Mondadori, Milano, 1968, p. 8.
^Cfr. pure A. Di Meo (a cura di), Storia della chimica in Italia, Edizioni Theoria, Roma-Napoli, 1989, Ultimo Capitolo.
^Le notizie biografiche qui riportate, sono tratte principalmente da I. Pasquon, "Natta, Giulio", Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 78, Anno 2013, e da L. Cerruti, "Natta, Giulio", Il contributo italiano alla storia del Pensiero-Scienze, Anno 2013.
^Nella riforma universitaria di allora, poteva esistere, internamente alle facoltà di scienze delle varie università, un biennio propedeutico, terminato il quale si poteva poi accedere al triennio di specializzazione in ingegneria nelle relative facoltà, dove queste esistevano.
^Cfr. P.J.T. Morris, Polymer Pioneers. A Popular History of the Science and Technology of Large Molecules, 2nd edition, Beckman Center for the History of Chemistry, No. 5, The University of Pennsylvania Press, Philadelphia (PA), 1990, pp. 81-90.
^Cfr. L. Malatesta, S. Cenini, Chimica generale e inorganica, Editrice Scientifica L.G. Guadagni, Milano, 1986, Cap. 9, § 9.6.
^Cfr. E. Martuscelli, Dalla scoperta di Natta, lo sviluppo dell'industria e della ricerca sulle plastiche in Italia, Istituto di Ricerca e Tecnologia delle Materie Plastiche di Arco Felice (NA), Monografie scientifiche del CNR-Serie Scienze Chimiche, CNR, Roma, 2001, Cap. I.
^Cfr. E. Stocchi, Chimica industriale organica, Editrice Edisco, Torino, 1990, § 11.13, p. 635.
^Per una visione complessiva sulla storia delle materie plastiche sintetiche, si veda: E. Martuscelli, Le fibre di polimeri naturali nell'evoluzione della civiltà – Le fibre di seta, Monografie scientifiche del CNR-Serie Scienze Chimiche, CNR, Roma, 1999; E. Martuscelli, Degradation and preservation of artefacts in synthetic plastics, Edizioni Paideia, Firenze, 2012; E. Martuscelli, La ricerca sui polimeri in Italia. Storia, attualità e prospettive in un contestuale sviluppo industriale, Pubblicazioni del CNR, Aversa (CE), 2001.
^Cfr. G. Natta, M. Farina, Stereochimica. Molecole in 3D, A. Mondadori Editore, Milano, 1968.
^Cfr. W.J. Moore, Chimica fisica, II edizione italiana condotta sulla IV edizione inglese, Piccin Editore, Padova, 1979, Cap. 20, § 8.
^Cfr. pure A.W. Adamson, Trattato di chimica fisica, Piccin Editore, Padova, 1976, Cap. 20, § 20-6.
^Cfr. G. Picciòla, Introduzione alla chimica organica, II edizione, Editore Ulrico Hoepli, Milano, 1986, Cap. 9, § 9.8.13-d).
^Cfr. E. Martuscelli, Dalla scoperta di Natta, lo sviluppo dell'industria e della ricerca sulle plastiche in Italia, Pubblicazioni del CNR, Roma, 2001, Cap. I.
^Cfr. pure E. Martuscelli, La ricerca sui polimeri in Italia. Storia, attualità e prospettive in un contestuale sviluppo industriale, Pubblicazioni del CNR, Aversa (CE), 2001, Capp. I-IV.
^Silvia Cattaneo, Il Nobel Giulio Natta cittadino di Cucciago, in "La Provincia" (Como), 26 aprile 2007, p. 25.
^Premio di laurea Giulio Natta, su Ministero dello sviluppo economico - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi. URL consultato il 21 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2016).
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