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Figlio del marine Joseph Angelo D'Allesandro II e di Thelma Testman, che lo ebbe all'età di diciassette anni, Joe Dallesandro fu scoperto da Andy Warhol, che lo rese protagonista di molti suoi film e servizi fotografici. Divenne inizialmente celebre al grande pubblico per la sua avvenenza, per le sue apparizioni di nudo nei film e per la sua bisessualità apertamente dichiarata.[1] Ebbe una gioventù difficile, a cinque anni, con la madre in carcere per truffa, entrò in orfanotrofio ad Harlem dove, come avrebbe detto lui stesso, "svolse il suo primo lavoro d'attore"; doveva infatti avvicinarsi al vetro che divideva la stanza dei giochi dal resto dell'edificio e dire alle donne venute per adottare un bambino: "Vuoi essere la mia mamma?".
Durante l'adolescenza fu internato in riformatorio minorile. Durante il tentato furto di un'auto fu anche ferito con un colpo d'arma da fuoco, episodio che lo convinse a procurarsi i soldi diversamente. Ebbe cadute nella droga che lo portarono a procurarsi il denaro posando per foto di nudo (celebri quelle di Bruce of Los Angeles[2] e quelle della Athletic Model Guild, per la quale girò anche un filmino), facendo il prostituto e lavorando in film pornografici gay.
Intervistato nel film Beefcake, ha dichiarato che sentiva che coloro che lo fotografavano nudo gli stessero "rubando l'anima", sebbene - ha aggiunto - oggi sia contento di avere foto che lo ritraggono al culmine della bellezza fisica. Ha inoltre affermato che lavorare con Andy Warhol non fosse questione d'arte (definisce infatti "ridicola" l'arte di Warhol), ma un modo per imparare, e per essere più sicuro davanti alla telecamera: una specie di scuola di recitazione gratuita.
Questi aspetti della sua biografia all'epoca furono funzionali alla creazione del suo personaggio cinematografico bello e dannato e del mito che ne derivò. Da questo punto di vista, Dallesandro è anzi incarnazione dello slogan su cui si basava la filosofia della Factory warholiana: "Chiunque può diventare una superstar". Successivamente Dallesandro si disintossicò da alcool e droga verso la fine degli anni ottanta.
Cinema
Nel 1967, seguendo il consiglio del suo pusher, Joe Dallesandro si recò nell'appartamento in cui Andy Warhol e Paul Morrissey stavano girando il film The Loves of Ondine. Fu inserito subito nel cast, secondo la leggenda fatta circolare ad arte dalla Factory, dopo che Joe avrebbe dato un pugno a Morrissey che aveva allungato troppo le mani, e dopo che quest'ultimo lo avrebbe presentato a Warhol con la frase: "Ti presento il solo fottuto maschio di tutto l'appartamento". In ogni caso, Dallesandro fu scelto per la parte del giovane prostituto protagonista del film Flesh, nel quale apparve in numerose scene di nudo. Fu in gran parte per la bellezza statuaria di Dallesandro che un film underground come Flesh divenne inaspettatamente un film di cassetta in tutto il mondo (in Italia i dialoghi furono tradotti da Alberto Arbasino), e Dallesandro divenne una delle più note star della factory di Andy Warhol.
La copertina del primo album degli Smiths, un ragazzo a torso nudo col viso chinato, è un fotogramma da Flesh, che riproduce Joe Dallesandro.
Il cantante Lou Reed allude a Dallesandro (chiamandolo col soprannome "Little Joe", che appare anche nel tatuaggio sulla spalla) nella celeberrima canzone Walk on the Wild Side, nei versi che dicono:
(EN)
«Little Joe never once gave it away Everybody had to pay and pay A hustle here and a hustle there New York City is the place where.»
(IT)
«Little Joe non lo ha mai dato via gratis tutti hanno dovuto pagare, e pagare: una marchetta qua e una marchetta là, New York City è la città.»
(Lou Reed)
La band norvegese Briskeby ha incluso nel suo secondo album Jumping on Cars (2006) un brano intitolato Joe Dallesandro.