Morto il padre nel 1550, Ludovico rientrò dalla Francia per prendere possesso dei suoi feudi. Le lotte tra gli imperiali, appoggiati dallo Stato Pontificio, e i francesi di Enrico II di Valois per il dominio su Parma e Piacenza a seguito della morte di Pierluigi Farnese, portarono al lungo assedio della Mirandola del 1551, durato 10 mesi, pervenendo ad una tregua solo nel 1552.[5] Gran parte delle monete fatte coniare da Ludovico II alla zecca della Mirandola, soprattutto dopo l'assedio per rifarsi delle spese di guerra, sono caratterizzate da allegorie che richiamano la sconfitta del papa (trofei di guerra, armature con rami d'ulivo, flutti che si infrangono contro uno scoglio, la personificazione della Fama che porta una luce nella mano destra, anziché suonare la tromba della vittoria) e furono coniate in gran numero per ripagare i costi della guerra.[6]
Rimasto vedovo nel 1555, il 5 settembre 1560, tramite procura consegnata al capitano Nicolò Loschi, chiese in sposa Fulvia da Correggio. Il matrimonio celebrato nel 1561 portò in dote la grande somma di 80.000 scudi, ma soprattutto contribuì a riappacificare la famiglia Pico con i sovrani d'Austria e di Spagna dopo la Pace di Cateau-Cambrésis, oltre a rinsaldare i rapporti tra i Gonzaga e gli Este.
Nel novembre 1568 scoprì una congiura di alcuni traditori che volevano ucciderlo in nome di Girolamo Pico (nipote di Gianfrancesco II); dopo averli fatti giustiziare e confiscati i loro beni, passati otto giorni morì a 41 anni d'età anche Ludovico II, forse per avvelenamento.[5]
Essendo i tre figli eredi ancora minorenni, la reggenza della contea della Mirandola e della Concordia passò alla moglie contessa Fulvia da Correggio.
Ricordo
Un'armatura in ferro brunito e dorato appartenuta a Ludovico II è conservata presso la sezione "Caccia di corte e armeria" del Museo di storia dell'arte di Vienna.[7]
Il museo "Monteriggioni in arme", inaugurato nel 2009 a Monteriggioni, espone una riproduzione dell'armatura alla francese da cavallo utilizzata nel 1554 da Ludovico II Pico nella battaglia di Marciano.[8]
Renea Margherita Pico (* 3 settembre 1562 – † 3 settembre 1607[13]), nel 1589 sposò Francesco Salviati, signore di Grotta Minarda[1] (o Grotta Mingarda[14] o Grotta Marozza[15]), patrizio fiorentino e nipote del cardinale Anton Maria Salviati.[1]
Galeotto III Pico (* 1563 – † 1597), successore del padre dopo la sua morte, abdicò nel 1592 per motivi di salute.[1] Non si sposò e non ebbe figli;
Alessandro I Pico (* 1566 – † 1637), successore del fratello Federico II dopo la sua morte senza eredi.[1] Sposò Laura d'Este ed ebbe solo figlie femmine, oltre a un figlio maschio illegittimo;[1]
^Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie modenesi, G.T.Vincenzi, 1890, pp.252-245
^Giovanni Zannoni, Nuovi contributi per la Storia del Cinquecento in Italia. Anno IX, Volume XI, Vallardi, 1890, p.15
^Il conte Lodovico II Pio. Notizie raccolte dal sac. Felice Ceretti con corredo di documenti, in Atti e memorie per le RR. Deputazioni di Storia Patria per le provincie modenesi e parmensi, serie III, vol. VI, parte I, Vincenzi, 1890, pp.229-278.