Si conosce molto poco della sua vita: secondo il lessico Suida, Posidippo, nato da Cinisco, un macedone residente ad Atene, cominciò a scrivere commedie nel 289 a.C., tre anni dopo la morte di Menandro,[2] primo macedone a comporre commedie ad Atene.[3]
Sempre secondo la Suida, Posidippo compose quasi 30 commedie, di cui nessuna si è conservata. Aulo Gellio riferisce che vari comici latini si ispirarono alle sue commedie o le tradussero quasi interamente, ottenendo però risultati meno brillanti, secondo il giudizio di Gellio, degli originali.[4] Posidippo conseguì quattro[5] o cinque[6] vittorie alle Grandi Dionisie ed il suo nome fu incluso nel canone dei poeti della Commedia nuova.[7] In numerosi frammenti compaiono i cuochi, in particolare i cuochi schiavi che, secondo Ateneo, proprio Posidippo introdusse sulla scena;[8] un frammento racconta brevemente un episodio reale, il processo a Frine, avvenuto alcune decine di anni prima, la quale secondo Posidippo riuscì ad essere scagionata supplicando in lacrime i singoli membri della giuria.[9]
Delle sue opere sopravvivono 44 frammenti ed alcuni titoli,[10] da cui non è possibile ricavare le trame ma dai quali si evince che facesse uso di termini nuovi rispetto ai precedenti poeti comici attici:[11]
Ἀναβλέπων ("Anablépon"), L'uomo che ha provato a recuperare la vista
Ἀποκλειομένη ("Apokleioméne"), La ragazza chiusa fuori (o chiusa dentro)[12]
Una statua di Posidippo è conservata presso il Museo Pio-Clementino (numero di inventario 735), uno dei complessi dei Musei Vaticani, e rappresenta il poeta seduto.[16] La statua, una copia romana da originale greco, fu rinvenuta insieme ad un'altra raffigurante un altro comico (Menandro o, più probabilmente, un comico romano[17]) ed inizialmente si pensava che raffigurassero Lucio Cornelio Silla e Gaio Mario.[18]
^Puella ab amatore exclusa, secondo Kock, p. 336. Fu messa in scena nel 183 a.C. alle Grandi Dionisie ( Apokleinomene, su apgrd.ac.ox.uk.) e replicata nel 182/1 a.C. (Nervegna, p. 66).
^Oppure Κύδων ("Kydon"), già titolo di una commedia di Efippo di Atene (frr. 12-13 Kock).
^Titolo ricordato da Diogene Laerzio (VII, 27), che dubitava se l'autore fosse effettivamente Posidippo o invece Filemone di Siracusa. La commedia è assegnata al primo da Meineke e Smith, mentre al secondo da Kock (fr. 85).
^Per una discussione sulla possibilità che la statua rappresenti l'omonimo epigrammista Posidippo di Pella, si veda l'articolo di Dickie e bibliografia ivi citata.
(EN) Sebastiana Nervegna, Menander in Antiquity, Cambridge University Press, 2013, ISBN9781107004221. URL consultato il 25 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2016).
(EN) William Geoffrey Arnott, Posidippus (1), in The Oxford Classical Dictionary, 4ª ed., Oxford, Oxford University Press, 2012, ISBN9780199545568.