È una delle province più ricche d'Italia e dalle maggiori esportazioni nel settore manifatturiero, infatti fa parte del "Club dei 15"[3], cioè le quindici province italiane più industrializzate secondo questi criteri:
alto reddito (20 000 euro per abitante – primo quartile per l'Italia);
contributo dell'industria (comprese costruzioni) al valore aggiunto superiore al 35% - la UE 25 ha una media del 29% (Italia 28%) ed individua la soglia dei territori industriali al 30%;
quota dell'occupazione industriale superiore al 40% - la UE 25 ha una media del 27% (Italia 31%).
Con l'11,0% della popolazione totale (al 2013)[4] la provincia si colloca al quinto posto tra le province italiane per numero di stranieri residenti, appena dopo altre due province della Regione Veneto (Verona e Treviso).
Nell'annuale classifica delle province italiane per la migliore qualità di vita, redatta da ItaliaOggi con la collaborazione dell'Università "La Sapienza", nel 2017 si piazza al quarto posto dietro a Bolzano, Trento e Belluno.[5]
La provincia comprende una zona della Pianura padana, denominata "Pianura veneta", che si insinua fino al centro della provincia nella zona di Schio e Thiene.
Nella zona occidentale della provincia corrono tre valli praticamente parallele a partire dalle Piccole Dolomiti e dal Pasubio: sono rispettivamente, da est ad ovest, la val Leogra, la valle dell'Agno e la valle del Chiampo. La dorsale collinare a ovest di quest'ultima valle rappresenta il confine con la provincia di Verona.
A sud del capoluogo, situato all'incirca al centro della provincia, sorgono i Colli Berici, piccoli rilievi collinari che sfiorano nella loro quota massima i 450 metri, ma che sono di particolare interesse naturalistico e paesaggistico.
La Valle del Chiampo, compresa fra le Piccole Dolomiti e i monti Lessini, scorre in direzione nord-sud, al confine con la provincia di Verona, percorsa dal torrente omonimo. Lunga una trentina di chilometri, molto stretta e impervia nella sua parte alta, è scarsamente abitata pur essendo caratterizzata da bellezze paesaggistiche e naturali considerevoli.
La Valle dell'Agno è una valle delle Prealpi vicentine che scorre anch'essa da nord a sud, percorsa dall'omonimo torrente, a partire dalle Piccole Dolomiti per una trentina di chilometri.
Anche la Val d'Astico scende dalle prealpi solcata dal torrente Astico. La parte più alta è in provincia di Trento; passata Lastebasse, dopo aver superato il comune di Valdastico, la valle scorre in direzione nord-sud e si apre sulla pianura vicentina tra gli abitati di Piovene Rocchette e Caltrano.
Il Canale di Brenta - chiamato anche Val Brenta o Valsugana vicentina - è la stretta valle compresa tra i comuni di Bassano del Grappa e Cismon del Grappa. Pur rappresentando, di fatto, l'estremità meridionale della Valsugana, presenta dei caratteri propri che lo distinguono sia dal punto di vista geografico che da quello antropico.
La Val Liona rappresenta la più importante incisione valliva dei Colli Berici; il fiume che le dà il nome (la Liona) inizia il suo corso presso la “Fontana de le Done” o “de le Fate” sotto il paese di San Gottardo per giungere alla strada che collega Sossano con Orgiano, raggiungendo la lunghezza di oltre 12 chilometri.
Vicenza è una provincia che conta diversi fiumi, torrenti e canali: uno di essi è il Bacchiglione, che nasce da alcune risorgive nei comuni di Dueville e di Villaverla, prendendo inizialmente il nome di "Bacchiglioncello". Poco a monte della città di Vicenza riceve le acque provenienti dal sottobacino del Leogra-Timonchio (che scende dal monte Pasubio) e assume il nome di Bacchiglione. Confluisce in esso anche la roggia Seriola.
Proprio a Vicenza riceve da destra le acque del fiume Retrone e da sinistra quelle del torrente Astichello.
Altri tributari giungono da sinistra a sud est del capoluogo: il fiume Astico-Tesina e il Ceresone. Il fiume Bacchiglione confluisce presso la località "Ca' Pasqua" nel fiume Brenta.
Queste diverse confluenze presso il capoluogo hanno dato luogo, nel corso dei secoli, a vari episodi di allagamenti ed alluvioni, l'ultima delle quali verificatasi nei primi giorni di novembre del 2010.
Nella Valle dell'Agno scorre l'Agno; dalla sua confluenza con il torrente Restena presso Tezze di Arzignano si origina il Guà che prosegue per Montecchio Maggiore, dove riceve le acque del Poscola e poi prosegue per tutto il sudovest vicentino, il veronese e il padovano, cambiando nome varie volte.
L'unico lago di dimensioni significative dell'intera provincia è il lago di Fimon, che si trova poco fuori Vicenza nel comune di Arcugnano. Il lago è di modeste dimensioni (0,67 km2) e poco profondo (in media 2 m); esso presenta un fondo melmoso e vegetazione abbondante, caratteristiche che, unite alla scarsa profondità, lo rendono un habitat adatto ai ciprinidi.
Il lago è un punto di interesse archeologico per il ritrovamento di resti di insediamenti risalenti ad almeno due epoche differenti: uno al neolitico e uno all'età del bronzo. Pioniere nell'analisi e nella catalogazione dei resti archeologici provenienti dalla zona fu il naturalista vicentino Paolo Lioy.
Grotte
Molte sono le grotte presenti nella provincia che, in molti casi, rappresentano primati nazionali.
L'abisso di Malga Fossetta è una profonda cavità situata nel comune di Enego e fa parte di un complesso carsico, quello dell'altopiano di Asiago, ricco di grotte (2.562 esplorate al 2009)[6]. L'Abisso di Malga Fossetta, con la sua profondità conosciuta di oltre 1.000 m, risulta una delle cavità più profonde d'Italia[7][8][9]. Recenti esplorazioni vedono una possibile connessione con la vicina grotta della Bigonda (una delle grotte italiane più estese) che porterebbe così la profondità dell'abisso ad oltre 1.400 m, facendone, in caso ciò fosse accertato, la grotta più profonda d'Italia e una delle più profonde del pianeta[10].
Il Buso della Rana è invece la più estesa grotta italiana ad un solo ingresso e si trova nel comune di Monte di Malo, presso Contrà Maddalena, lungo la strada che da Monte di Malo porta verso la frazione di Priabona. L'estensione totale dello sviluppo in proiezione orizzontale raggiunge i 27 km, mentre il dislivello totale è all'incirca di 300 metri. La grotta si sviluppa sotto l'altopiano del Faedo-Casaron, interessato da evidenti fenomeni carsici.
Le grotte di Oliero sono invece un complesso cavernicolo che si trova alle pendici del massiccio dell'altopiano dei Sette Comuni, in prossimità dell'abitato di Oliero (Comune di Valstagna). Dalle grotte hanno origine le sorgenti del fiume Oliero (uno dei fiumi più corti d'Europa), che vengono considerate tra le più importanti sorgenti valchiusane d'Europa.
I depositi stratigrafici rinvenuti nelle grotte e nei covoli (i ripari sottoroccia) dei colli Berici e delle montagne vicentine[11] - che fornivano riparo a cacciatori e raccoglitori del Paleolitico e del Mesolitico (250.000 - 6.500 a.C.) - testimoniano di insediamenti ultramillenari e fanno del Vicentino una tra le aree meglio documentate nel panorama della preistoria italiana. Importanti sono anche i ritrovamenti del Neolitico (6.500 - 3.400 a.C.) - in particolare quelli della zona delle Valli di Fimon - dove gruppi umani stabili vivevano in villaggi su palafitte e praticavano l'agricoltura e l'allevamento, accanto alle tradizionali attività della caccia e della raccolta.[12]
Numerosi reperti dimostrano che anche nelle successive Età del rame (3.400 - 2.300 a.C.) ed Età del bronzo (2.300 - 950 a.C.) furono densamente abitate l'area berica e le aree pedemontane, dalle quali si potevano estrarre i minerali utili alla manifattura di oggetti.
L'Età del ferro (metà X secolo a.C. - metà I secolo a.C.) è caratterizzata, oltre che dall'introduzione della metallurgia del ferro, dallo sviluppo della civiltà dei Veneti. Nel corso del VI secolo a.C. si formò, in posizione strategica presso la confluenza dei fiumi Astico e Retrone, un importante insediamento, che in seguito avrebbe originato la città di Vicenza. Esso colonizzò la fascia prealpina per sfruttare le sue risorse con la creazione di numerosi villaggi di case seminterrate, colonizzazione che raggiunse la massima intensità tra il V e il IV secolo a.C.[13]
Secondo alcuni autori, la prima popolazione del territorio vicentino fu quella degli Euganei; tra l'inizio del IX secolo a.C. e la fine dell'VIII, essi vennero scacciati verso le valli montane dall'invasione dei Veneti, che provenivano dalla regione Danubiana; forse tra l'VIII e il III secolo a.C. le due popolazioni si fusero; di sicuro, quando arrivarono i Romani, i Veneti che li accolsero pacificamente e con essi subito si allearono, erano la popolazione dominante.
Con l'arrivo dei romani nella seconda metà del II secolo a.C., vi fu una completa assimilazione della popolazione veneta. Vicetia nel 49 a.C. divenne municipium romano optimo iure, cioè con pienezza di diritti civili e politici e iscritta alla tribù Menenia[14].
Il municipium comprendeva tutta la pianura intorno a Vicenza, arrivando a ovest e a nord fino a dove ora si trovano Arzignano, Montecchio Maggiore, Sovizzo, Schio e Chiuppano, mentre le popolazioni delle valli prealpine del Chiampo, dell'Agno, del Leogra e dell'Astico godevano solo dello jus latium[15][16]. Ad est il municipium Vicetiae era delimitato dal fiume Brenta, a sud confinava con quelli di Padova e di Verona, arrivando a comprendere i territori degli attuali comuni di Montegalda, Noventa e Lonigo. Bassano e sotto la sua giurisdizione vi era anche Acelum, l'odierna Asolo[17].
I Romani costruirono numerose strade, sia per scopi commerciali che militari, per avere cioè la possibilità di spostare rapidamente le truppe. Il territorio venne centuriato, cioè organizzato secondo lo schema che prevedeva un reticolo ortogonale di strade, canali e appezzamenti agricoli destinati ai coloni[18]. Secondo l'uso romano, i proprietari terrieri risiedevano in città e controllavano il territorio, dal quale ricavavano le risorse per pagare i tributi erariali.
Già durante il Regno longobardo il territorio vicentino comincia ad assumere una propria identità politica con la creazione del Ducato di Vicenza. Rispetto all'attuale, il territorio doveva essere più esteso a scapito di quello padovano, essendo stata la città di Padova conquistata una quarantina d'anni dopo quella di Vicenza e per questo penalizzata nell'ambito del regno.
È probabile che la stessa configurazione sia continuata anche durante il periodo franco e carolingio, stando ad alcuni documenti che parlano del comitatus vicentinus.
Nel periodo successivo, come altre zone dell'Italia settentrionale, il territorio venne devastato a più riprese dalle scorrerie degli Ungari. Quando si consolidò nuovamente l'Impero sotto la dinastia degli Ottoni, questi stabilirono un rapporto privilegiato con i vescovi di Vicenza, cui diedero in feudo larghe parti del territorio - altre divennero invece possedimento del conte e di signori rurali - insieme con diritti e privilegi e l'autorizzazione a costruire e a possedere fortificazioni.
I vescovi, a loro volta, concessero in feudo larga parte del territorio, specialmente quella paludosa e malsana della pianura, ai monasteribenedettini maschili e femminili - in particolare a quelli dei santi Felice e Fortunato e di San Pietro, appena fuori le mura di Vicenza - con lo scopo di bonificarlo e di renderlo produttivo. Di questo resta traccia in molti documenti, siti e toponimi.
Tra il 1797 e il 1805 il territorio vicentino - come tutta la regione - subì un alternarsi dell'occupazione da parte della Francia e dell'Impero asburgico. Nel 1805, per la terza volta, le armate di Napoleone rioccuparono il Veneto, che venne annesso al Regno d'Italia - parte dell'Impero francese - e vi rimase fino al novembre 1813.
Otto anni che permisero di attuare varie riforme. L'organizzazione amministrativa si articolò in Dipartimenti (il territorio vicentino - anche se non coincidente esattamente con quello attuale - divenne il Dipartimento del Bacchiglione) che, come i Dipartimenti francesi, prendeva il nome dal fiume che passava per il capoluogo, cioè Vicenza.
Il Dipartimento fu creato dopo l'annessione al Regno d'Italia di Venezia e le sue dipendenze (Istria e Dalmazia) il 1º maggio 1806. Subì alcune modifiche di confini il 22 dicembre 1807, nel luglio 1810 e il 28 settembre 1810, con l'inclusione di zone come quella di Lonigo, Castelfranco Veneto e Bassano, provenienti dai dipartimenti dell'Adige, del Piave e del Tagliamento.
Il Dipartimento era suddiviso in cinque distretti, quindici cantoni e centocinquantaquattro comuni[19].
Fu introdotto il Codice Napoleonico ispirato ai principi della Rivoluzione francese, furono istituite l'anagrafe presso i comuni (fino ad allora il registro dello stato civile era tenuto dalle parrocchie) e la gendarmeria[20]. Queste riforme, ma soprattutto l'aumento delle tasse e l'imposizione della leva militare obbligatoria, crearono molto scontento, che si espresse in tumulti, duramente repressi dai francesi[21].
Durante la seconda guerra mondiale la parte nord della provincia fu annessa per tre anni al terzo Reich (dal 1943 al 1945): il nuovo confine partiva da Bassano del Grappa e giungeva fino ai confini di Vicenza, per poi congiungersi con la provincia di Trento, ma in ampia scala la provincia fu sotto influenza tedesca (in particolare le zone prealpine). Nel 1945 tra gennaio e aprile, le forze angloamericane bombardarono pesantemente l'intera provincia, in particolare i maggiori centri (Bassano, Thiene, Schio, Asiago e Vicenza), per dare supporto alla Lotta di liberazione, ma il confine geo-militare continuò a esistere fino al 5 maggio e si spostò dai confini del Tretto di Schio ai confini di Arsiero, per poi prolungarsi da Asiago a Tonezza del Cimone.
Simboli
Stemma provinciale
Lo stemma provinciale
«Troncato: il 1° interzato in palo, in a) d'azzurro, al monumento ossario d'argento, aperto d'oro, fondato di verde, con la leggenda di nero maiuscolo Pasubio; in b) di rosso, alla croce d'argento; in c) d'azzurro, al monumento ossario d'argento, aperto del campo, fondato di verde, con la leggenda di nero maiuscolo Cimone; il 2° partito, alla verghetta d'oro sulla partizione: in a) d'azzurro, al monumento ossario d'argento, aperto del campo, alla campagna di verde, con la leggenda di nero maiuscolo Asiago; in b) d'azzurro, al monumento ossario d'argento, aperto d'oro, alla campagna di verde, con la leggenda di nero maiuscolo Grappa.»
Nello stemma provinciale, concesso con regio decreto del 15 aprile 1938[23], sono rappresentati, in campo azzurro, quattro monumenti ossari d'argento posti su una verde campagna, rappresentazioni dell'Ossario del Pasubio, dell'Ossario del Monte Cimone, del Sacrario Militare del Monte Grappa e del Sacrario Militare di Asiago; il campo mediano della parte superiore, interzata in palo, racchiude la croce argentata su fondo rosso, stemma della città di Vicenza; quella inferiore è suddivisa in due sezioni verticali da un palo diminuito d'oro.
Il gonfalone, concesso con R.D. del 27 settembre 1938[23], è un drappo di bianco, con bordura rossa con ricami in oro e raffigurazioni negli angoli (da sinistra in senso orario, il Leone di San Marco posto sulle colonne di Piazza dei Signori a Vicenza, la Basilica Palladiana, un grappolo d'uva, una pannocchia e una ruota dentata a simboleggiare l'operosità del vicentino e, in ultimo, dei rilievi montuosi). Al centro si trova lo stemma provinciale.
La provincia è ricca di monumenti, palazzi, chiese e ville che testimoniano i diversi momenti storico-artistici della sua storia. Dal 1994 Vicenza "città del Palladio" è stata dichiarata Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO e nel 1996 il riconoscimento è stato esteso alle ville palladiane del Veneto, per la maggior parte situate nel vicentino.
Il territorio vicentino è caratterizzato dalla presenza di numerose ville venete, risalenti alla dominazione della Repubblica di Venezia. Tra esse spiccano quelle progettate da Andrea Palladio: la maggior parte delle ville palladiane del Veneto dichiarate patrimonio UNESCO sono infatti situate nella provincia (16 su 24).
Popolazione straniera nei comuni della provincia al 31 dicembre 2020
Al 31 dicembre 2020 la popolazione straniera residente in provincia contava 81.961 persone[25] su 854962
[26], pari al 9,59% della popolazione totale. Con riferimento al 31 dicembre 2020 (81961 stranieri residenti) queste erano le nazionalità più numerose[25]:
Secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, nel 2023 è risultata la 362ª città più inquinata in Europa (su un campione di 375 città) e la terza in Italia, dopo Cremona e Padova.[28]
Cultura
Servizio bibliotecario provinciale vicentino (SBPV)
Aderisce a questo servizio la grande maggioranza delle biblioteche dei Comuni della Provincia di Vicenza, tramite convenzioni con l'Amministrazione provinciale e la Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza.
I principali servizi offerti alle biblioteche aderenti sono:
Catalogazione centralizzata: un unico ufficio cataloga i nuovi acquisti di tutte le biblioteche della Provincia
Trasporto librario, per il prestito tra le biblioteche
Formazione professionale
Catalogo collettivo delle biblioteche, ospitato sul sito di SBPV e interrogabile tramite il catalogo in linea
All'interno di SBPV sono state sviluppate due reti bibliotecarie, legate ai programmi gestionali in uso nelle biblioteche vicentine, al fine di poter offrire agli utenti servizi via web. Vi aderisce la maggior parte delle biblioteche provinciali, e sono:
la Rete Biblioteche Vicentine (RBV). Vi aderiscono 55 biblioteche, delle quali 7 non aderenti a SBPV e che, quindi, non effettuano il servizio di prestito interbibliotecario
le Biblioteche Vicentine On Line (Orbis Tertius). A questa rete aderiscono 24 biblioteche, tra cui Vicenza con le sue 8 sedi urbane e la sede storica Bertoliana. Vi fanno parte le biblioteche dei maggiori Comuni del Vicentino come Schio, Thiene, Arzignano, Valdagno, Bassano del Grappa[29].
Il territorio della provincia di Vicenza presenta due zone particolarmente versate nella produzione del vino: l'area circostante Breganze e quella vicina a Gambellara. Si tratta di due zone collinari: Gambellara sorge allo sbocco della valle del Chiampo nella parte più meridionale dei Monti Lessini ed è circondata da dolci pendii la cui altitudine non supera i 300 m sul livello del mare; Breganze si trova invece nella fascia pedemontana, a sud dell'altopiano di Asiago, tra le vallate dei fiumi Astico e Brenta.
La zona di Gambellara è caratterizzata da un suolo ricco di minerali, essendo di origina vulcanica. I suoi pendii furono coltivati fin dall'antichità essendo dolci e fertili. Quattro i comuni della zona Doc: Gambellara, Montebello Vicentino, Montorso Vicentino e Zermeghedo, un'area dunque estremamente limitata. A Montebello è stata ritrovata una villa romana del I-II secolo d.C. con una vinaia, testimonianza della coltivazione dell'uva sin da tempi remoti. Si coltiva uva di qualità Garganega da cui si ricavano tre vini DOC: Bianco, Recioto e Vin santo.
La zona DOC di Breganze è più ampia, comprende infatti il territorio dei comuni di Breganze, Colceresa, Fara Vicentino, ed in parte quelli dei comuni di Bassano del Grappa, Lugo di Vicenza, Marostica, Montecchio Precalcino, Pianezze, Salcedo, Sandrigo, Sarcedo e Zugliano. Anche questa zona ha una remota origine vulcanica, ma è caratterizzata anche da depositi morenici e fluviali. Il terreno su cui si coltivano i frutti di qualità migliore è caratterizzato da depositi di ghiaia, un substrato eccellente in quanto altamente drenante per cui le viti non sono afflitte da malattie fungine. Il più antico e caratteristico vigneto è il Vespaiolo, che non è presente altrove, da cui si ricava anche il Torcolato, vino da dessert prodotto sin dal X secolo.
la produzione del formaggio Asiago: le malghe presenti sull'altopiano dei Sette Comuni sono oltre 100 e costituiscono per estensione e per numero il più importante sistema d'alpeggio dell'intero arco alpino.
la produzione di piselli nell'area dei colli berici, a Lumignano,
La produzione del broccolo fioraro nella zona di Creazzo
Industria
Il settore industriale ricopre un ruolo primario ed ha soppiantato nel corso dell'ultimo mezzo secolo il predominante settore agricolo: dal secondo dopoguerra la provincia è stata infatti una delle maggiori interpreti del notevole sviluppo economico ed industriale del Nord-est italiano. Le attività economiche più rilevanti in provincia sono quella tessile, quella conciaria, l'estrazione del marmo, la lavorazione della ceramica, del mobile, ma soprattutto quella dell'oreficeria.
Sul territorio predominano le piccole e medie imprese, che fanno della provincia di Vicenza una delle più importanti a livello nazionale, e che si sono sviluppate dando luogo principalmente a 4 distretti industriali:
il distretto laniero e dei filati nelle città di Schio e di Valdagno (storicamente legate alle due grosse industrie locali, la Lanerossi e la Marzotto rispettivamente),
Il turismo riveste un ruolo sempre più importante nell'economia provinciale: la città di Vicenza con i suoi monumenti palladiani è classificata dal 1994 come patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, a cui si sono aggiunte nel 1996 le ville palladiane del Veneto, per buona parte situate nella provincia. La città è tappa fissa nel "tour veneto" (vista anche la vicinanza con Venezia e Verona); le importanti manifestazioni fieristiche s'intersecano con l'offerta turistico culturale della città che è aumentata negli ultimi anni grazie all'apertura di nuovi musei e alla creazione di eventi di richiamo; nel 2011 è stato registrato un incremento del +14,1% di turisti[98]. Il quotidianolondineseTimes ha inoltre inserito nel 2012 Vicenza tra le 10 mete italiane più cool[99]. Il turismo religioso, anche internazionale, è tradizionalmente attratto soprattutto dal Santuario della Madonna di Monte Berico.
Vicenza e tutta la sua provincia hanno da sempre costituito un importante snodo del nordest italiano. È sempre esistita, per questo, una buona struttura viabilistica che, però, con il poderoso sviluppo economico degli anni settanta e ottanta ha cominciato a mostrare i suoi limiti.
Nel 2001 per volontà dell'Amministrazione provinciale di Vicenza è nata una società per azioni, Vi.Abilità, per un più efficace utilizzo delle risorse disponibili e per una più efficiente gestione della propria rete stradale che misura quasi 1300 km.
In questo periodo sono state messe in costruzione, dopo molti anni di dibattiti e rinvii, due opere importanti per la provincia quali la Pedemontana e la continuazione dell'autostrada Valdastico verso sud, in direzione Rovigo.
Per ciò che concerne, invece, la rete ferroviaria, che sta tornando importante per l'aumento delle problematiche ambientali, la provincia ha un sistema di ferrovie in varie zone, tra cui la ferrovia della Valsugana nell'omonima valle che giunge fino a Bassano del Grappa, la ferrovia Bassano-Venezia e la Bassano-Padova, la Vicenza-Treviso, la Vicenza-Schio e la principale che attraversa la città da ovest verso est cioè la Torino-Trieste.
Negli ultimi anni la Regione ha investito molte risorse per migliorare, ammodernare e velocizzare i collegamenti ferroviari. Non da ultimo il Veneto si piazza ai primi posti per età più giovane del materiale ferroviario con treni molto nuovi ed adatti a trasportare anche biciclette, in un'ottica di turismo e movimento sostenibile.
SS 11 Padana Superiore: trafficatissima nel circondario del capoluogo, tocca significative zone produttive del nord-est, passando pochi chilometri a sud delle Alpi, costeggiando il lago di Garda per terminare a Venezia.
SP 45 dello Zovo: collega Schio a Valdagno per il passo dello Zovo, era il collegamento più diretto tra i due centri prima dell'apertura dell'omonimo tunnel.
SP 46 del Pasubio: già SS 46, collega la città di Vicenza, con la città di Rovereto (provincia di Trento) risalendo la val Leogra da Schio fino al passo del Pian delle Fugazze e poi discendendo la Vallarsa fino a Rovereto.
SP 81/82 di Posina e Laghi: collega Arsiero e la val d'Astico con la val Posina (81) passando per l'abitato di Posina e salendo fino al passo della Borcola che segna il confine con la provincia di Trento e la val Terragnolo; la diramazione 82 dall'abitato di Castana sale fino a Laghi.
SP 100 di Recoaro Mille: da San Quirico, frazione di Valdagno sulla SP 246, sale, passando presso la montagna Spaccata, a Borga e poi Fongara, frazione di Recoaro Terme, fino ad arrivare alla località di Recoaro Mille, luogo di escursioni estive e sport invernali, piste di sci e di fondo.
SP 124 Priabonese: collega Malo e l'alto vicentino con la valle dell'Agno salendo fino al passo di Priabona e poi scendendo fino a incrociare la SP 246 nei pressi di Cereda di Cornedo Vicentino e Castelgomberto.
SP 349 del Costo: collega l'Alto vicentino con l'altopiano dei Sette Comuni. Una nota di merito per la tratta di 10 tornanti che parte dalla rotonda del cimitero di Caltrano, dopo il ponte dei Granatieri, e che arriva a Treschè Conca, per quanto riguarda il panorama unico del suo genere che offre agli automobilisti che la percorrono.
La galleria San Vito, lunga oltre 3 km, congiunge la frazione Primolano del comune di Cismon del Grappa in provincia di Vicenza al comune di Arsiè in provincia di Belluno.
Ponte Valgadena
In provincia di Vicenza si trova il quarto ponte più alto d'Italia (175 m di luce nel suo punto massimo). Viene chiamato ponte Valgadena e si trova tra gli abitati di Foza ed Enego, sull'altopiano dei Sette Comuni.
Rete ferroviaria
Le linee ferroviarie presenti sul territorio sono diverse:
La rete ferroviaria della provincia è basata, innanzi tutto, sulla stazione del capoluogo, che si trova nella linea Milano–Venezia e nella quale passano 7 milioni di passeggeri ogni anno.
La stazione è stata recentemente riammodernata ed ampliata ma nei prossimi anni si dovrà superare il problema della costruzione della TAV, la linea ad alta capacità e velocità, per la quale manca ancora un progetto condiviso per la provincia di Vicenza.
Servizi di trasporto pubblico
Vi è un'azienda unica di trasporto pubblico chiamata SVT - Società Vicentina Trasporti che, dal 2016, ha inglobato le preesistenti due aziende di trasporto pubblico presenti nel territorio: le FTV (che operavano a livello provinciale) e l'AIM Mobilità (che operava a livello della città e dell'hinterland). Alcune tratte provinciali sono operate da Busitalia.
In passato le stesse FTV gestivano una vasta rete di tranvie che giunse all'estensione di oltre 130 km e si componeva delle seguenti direttrici:
La sede principale della Provincia è sita presso Palazzo Godi-Nievo, un edificio palladiano che si affaccia su contrà Gazzolle, in pieno centro di Vicenza. Qui si trovano gli uffici del presidente, di alcuni uffici e le sale della giunta e del consiglio provinciale.
Palazzo Arnaldi e Palazzo Folco sono altri due palazzi rinascimentali di Vicenza che ospitano le sedi di altri uffici.
Villa Cordellina Lombardi è invece la sede di rappresentanza dell'ente provinciale. Si tratta di una villa palladiana sita a Montecchio Maggiore che viene utilizzata per convegni ed eventi di spessore.
Di seguito è riportata la lista dei dieci principali comuni della provincia di Vicenza ordinati per numero di abitanti al 31 maggio 2023 (dati: [2] 31/5/2023):
Prima della pubblicazione della L.R. 28 settembre 2012, n. 40 "Norme in materia di unioni montane" (modificata dalla L.R. 49/2012), i comuni dell'alta provincia erano raggruppati in sei comunità montane. Successivamente la regione si è occupata della riforma di questi enti, trasformandoli in unioni montane.
A seguito della riforma regionale della sanità del 2016, le precedenti 4 ULSS provinciali sono state ridotte a due (unica provincia veneta oltre a Venezia ad avere due ULSS):
Azienda Sanitaria ULSS 7 Pedemontana (formata dall'unione delle ex ULSS 3 Bassano del Grappa e ULSS 4 Altovicentino) con gli ospedali:
^Ugo Sauro, L'altopiano come morfostruttura, in Patrizio Rigoni e Mauro Varotto, L'Altopiano dei Sette Comuni, Cierre ed., Sommacampagna (Vr), 2009, pp. 24-59. ISBN 978-88-8314-459-2.
^Copia archiviata, su fedespeleo.com. URL consultato il 7 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2014). Federazione spagnola di speleologia
^Il diritto latino (jus latium) era uno status civile che in epoca romana si situava a livello intermedio tra la piena cittadinanza romana e lo stato di non cittadino
^In queste zone infatti non si sono trovate lapidi o iscrizioni riferentesi al municipium. Mantese, 1952, p. 5
^Paolo Preto, Il Veneto francese e austriaco, in Storia del Veneto, Laterza, 2004, p. 51
^Gianni A. Cisotto, Dall'età napoleonica all'annessione all'Italia, in Storia di Vicenza, IV/1, L'Età contemporanea, Vicenza, Neri Pozza editore, 1991, pp. 5-7
^dal 2014 si è tornati a una classifica unica di tutti i capoluoghi. Rispetto all'ultima rilevazione generale (2011), Vicenza ha guadagnato 20 posizioni
^Museo naturalistico delle Bregonze, su www.patrimonioculturale.provincia.vicenza.it. URL consultato il 9 aprile 2023 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2021).
^Museo della Grande Guerra, su www.patrimonioculturale.provincia.vicenza.it. URL consultato il 9 aprile 2023 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2021).
^L'ospedale è stato aperto al pubblico da febbraio 2012, sostituendo i nosocomi Boldrini di Thiene e De Lellis di Schio che sono stati ridimensionati a distretti sanitari.
In grassetto sono indicate le città metropolitane. In luogo delle province, in Sicilia vi sono i liberi consorzi comunali; in Valle d'Aosta le funzioni della provincia sono espletate direttamente dalla regione, in Friuli-Venezia Giulia le province sono state abolite come enti amministrativi e rimangono esclusivamente come unità territoriali sovracomunali non amministrative; mentre in Trentino-Alto Adige le province sono enti autonomi sui generis.