Il comune è noto in Sardegna soprattutto come centro di villeggiatura montana sia estivo che invernale, vista la posizione strategica ai piedi del monte Gennargentu, a 800 m sul livello del mare.
Origini del nome
Il nome verrebbe fatto risalire a quello dei ricci di castagno, pianta abbondante nell'area[6]. Cfr. anche bascoareitz, haritz, per "quercia" oppure "castagno"[7], da valutare se termine nativo di quella lingua preindoeuropea o prestito.
Nel medioevo appartenne al Giudicato di Arborea e fece parte della curatoria della Barbagia di Meana. Alla caduta del giudicato (1420) passò sotto il dominio aragonese in seguito alla guerra sardo-catalana. Sotto gli aragonesi fu incorporato nella signoria della Barbagia di Belvì, e vi rimase fino al 1840 quando fu riscattato agli ultimi feudatari per diventare un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio comunale.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone del comune di Aritzo sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 22 luglio 1987.[8] Lo stemma si blasona:
«inquartato: il primo, partito d'oro e di azzurro; il secondo, partito d'oro e di rosso; terzo, d'argento, al castagno di verde, fruttato di sei d'oro, nodrito sulla campagna di verde e accompagnato da due pecore di nero, ferme; il quarto, di azzurro, a due gladi d'argento, guarniti d'oro, posti in scaglione. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di azzurro.
Monumenti e luoghi d'interesse
Percorrendo corso Umberto I, la via principale del paese, si può ammirare la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, di epoca cinquecentesca ma con la parte più antica dell'XI secolo ; le ex prigioni spagnole del 1600, dette Sa Bovida, dove nel 1793 vennero rinchiusi alcuni ufficiali francesi grazie alla massima sicurezza dell'edificio; la casa Devilla un complesso architettonico che conserva intatto il nucleo originario che può essere datato intorno al XVII secolo e nel cortile interno venne ucciso il poeta Bachisio Sulis; il castello Arangino, fatto costruire nel 1917 in stile neogotico dal cavalier Vincenzo Arangino.
Un'altra caratteristica del paese sono poi alcune antiche case costruite in scisto e abbellite da balconi in legno.
Di particolare interesse è il museo etnografico che ospita migliaia di oggetti della tradizione agro-silvo-pastorale.
Oltre alla parrocchiale ad Aritzo si trovano anche la chiesa di Sant'Antonio di Padova e la chiesa di Santa Maria della Neve.
Un tempo erano esistenti anche le Chiese di Sant'Antonio Abate e Santa Vitalia di cui rimane memoria solo in alcune immagini, della chiesa di Sant'Antonio Abate rimangono dei pezzi dell'altare ligneo nel museo etnografico e alcuni pezzi architettonici custoditi gelosamente nei giardini delle case private.
La "sagra delle castagne e delle nocciole", nata nel 1972, si tiene nell'ultimo fine settimana di ottobre: nei due giorni festivi si riescono a contare quasi 50.000 visitatori. Altre feste importanti sono Sant'Antonio Abate, San Michele, Sant'Antonio da Padova, San Giovanni, Sant'Isidoro, San Basilio, Madonna della neve e la sagra della Carapigna.
Economia
Paese a vocazione prevalentemente turistica, ha comunque nel settore della pastorizia e dell'artigianato altri punti saldi della sua economia.
Nel passato Aritzo commerciava anche la neve che, dopo essere stata raccolta nelle “neviere” (contenitori appositi), veniva utilizzata, dai cosiddetti "Niargios" durante l'estate per produrre un caratteristico sorbetto al limone denominato in lingua sarda “Sa Carapigna”.[10]
Aritzo è conosciuta in territorio regionale anche per la grande produzione di castagne, e celebra questo primato con una sagra annuale.
La principale squadra di calcio della città è l'A.S.D. Polisportiva Aritzo 1977 che milita nel girone C sardo di 1ª Categoria. Dalla stagione 2013/2014 alla stagione 2014/2015 ha militato nel girone B sardo di Promozione. È nata nel 1977. I colori sociali sono: il bianco ed il verde.
Note
^Risultati 14º Censimento ISTAT, su dawinci.istat.it, Istat. URL consultato il 21 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2013).
^Dato Istat - Popolazione residente al 31 marzo 2024 (dato provvisorio).
^ P. Filigheddu, L. Gasperini e P. Marcialis, La carapigna, granita di Aritzo: primi risultati di una ricerca etnografica, in Studi sardi, Sarrari, Gallizzi, 1991, pp. 466-517.
Francesco Floris (a cura di), Grande Enciclopedia della Sardegna, Sassari, Newton&ComptonEditori, 2007. URL consultato il 4 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2012).
(IT, EN) Gianni Paba, Guida alla scoperta di Aritzo e delle sue montagne: 10 escursioni sul territorio, Quartu S. Elena, Alfa, 2020, ISBN9788886167246.