Le retrospettive di questa edizione sono state dedicate all'attore statunitense W. C. Fields e al regista, sceneggiatore e attore tedesco Ernst Lubitsch.[2]
«... a Berlino in particolare si potrebbero creare le condizioni ideali per una ristrutturazione del Festival... Naturalmente, molto dipende dalle posizioni che porteranno gli studenti di Berlino... sarebbero ingenui se considerassero il cinema solo una buona scusa per dimostrare e non percepissero l'oggetto per il quale dovrebbero richiedere cambiamenti... Interrompere il festival sarebbe di per sé un successo discutibile, sarebbe meglio forzare per la creazione di un nuovo festival.»
Il 1968 fu un anno caratterizzato da ondate di contestazione sociopolitica che attraversarono quasi tutti i Paesi del mondo e il cinema non fu esente da questo clima rivoluzionario. Due anni prima, il critico Enno Patalas aveva chiesto che la Berlinale si emancipasse da "modelli" come quello di Cannes, dove ora studenti e lavoratori avevano trovato un palcoscenico per l'agitazione, sostenuti da registi come François Truffaut, Jean-Luc Godard, Claude Lelouch e Louis Malle.[1]
La lettera di protesta di Jean-Marie Straub a Alfred Bauer
«Caro dott. Bauer, grazie per il vostro invito, ma non verrò a Berlino: - perché non desidero sottopormi a un tribunale che solo tre anni fa nella stessa sede (in una seduta esecutiva) ha condannato a morte il mio precedente film Non riconciliati; - perché non mi piacciono i cani poliziotto e la polizia criminale (anche in abiti civili), le puttane che si aggirano in questi festival (di solito, ahimè, sono scrittori) i parassiti e i protettori di un'industria che dimostra sempre meno immaginazione (anche della varietà capitalistica) e sempre più cinismo. Eppure sono contento (nonostante l'assurdità di ogni competizione) che Cronaca di Anna Magdalena Bach sia proiettato al Festival, per i berlinesi che potranno così vederlo sul grande schermo (sebbene non abbia né presupposti né un distributore); - e perché credo che questo film sia (anche) una protesta, un attacco alla legislazione di sostegno alla cinematografia e un appello alle strutture sociali ed economiche che rendono ogni film accessibile a tutti. Cordiali saluti, Jean-Marie Straub 28 giugno 1968».[5]
Il 23 giugno 1968, nella sala Audimax dell'Università tecnica di Berlino si tenne un incontro tra gli studenti dell'Accademia del cinema e della televisione di Berlino e alcuni giovani registi, tra cui Alexander Kluge e Edgar Reitz, per raggiungere una base comune per l'azione. La discussione prese una piega diversa e gli studenti manifestarono la loro insoddisfazione per la scena cinematografica tedesca (anche con lancio di uova) e accusarono i presenti di non essere veramente impegnati, definendoli "disertori della struttura".[6]
Lo stesso giorno, nell'Auditorium Humboldt dell'Urania si svolse un evento pubblico che aveva come slogan "Quali possibilità per la Berlinale". Alla presenza di giornalisti e addetti ai lavori, tra cui il regista e produttore Peter Schamoni, il direttore del festival Alfred Bauer e Walther Schmieding, capo della Berliner Festspiele GmbH al quale la rassegna era stata trasferita l'anno prima, si aprirono alle critiche.[7] La discussione riguardò tra le altre cose l'eliminazione del concorso e dei premi, la distinzioni tra film commerciali e artistici e l'introduzione di biglietti d'ingresso gratuiti.[8] Tutto fu messo in discussione, anche se un tale stravolgimento avrebbe messo a serio rischio lo "status A" assegnato al festival dalla FIAPF 12 anni prima, quindi la possibilità di ottenere film importanti. Ciò che fu effettivamente realizzato in un primo momento fu solo la creazione di "dibattiti pubblici permanenti" e la proiezione di film dell'Accademia.[1]
Premio straordinario della giuria (cortometraggi): Toets di Tim Tholen
Premi delle giurie indipendenti
Premio FIPRESCI: Verginità indifesa di Dušan Makavejev Menzione d'onore: Asta Nielsen, per i suoi significativi risultati nello sviluppo dell'arte cinematografica