La denominazione Altum (castrum) Sanctae Mariae originariamente stava a identificare un luogo elevato dove era collocato un tempio dedicato alla Vergine. L'agiotoponimo è riportato in documenti ecclesiastici, come la bolla pontificia di Papa Clemente III[4], e storici, come il Catalogus baronum. I termini latinialtum e castrum indicavano il piccolo centro fortificato posto in altura[5].
Storia
Medioevo
Alcune fonti storiche sostengono che l'abitato sia stato fondato prima dell'anno 1000 in seguito alla distruzione operata dai Saraceni nella contrada di Val de' Varri. Ma la più antica testimonianza dell'esistenza del nucleo urbano è del 1187 e si trova nel Catalogus baronum, documento redatto sotto l'imperatore normannoGuglielmo II detto "il Buono".
Il borgo risulta citato anche nella bolla di Papa Clemente III del 1188 in cui venivano elencate le chiese marsicane di giurisdizione vescovile tra le quali Sancti Quirici, Sancti Marcelli, Sanctae Mariae, Sancti Nicolai, Sancti Andreae, Sanctae Justae, Sancti Veri e S. Joannis in "Alto Sanctae Mariae"[4].
Il borgo di Sante Marie fu incluso tra i possedimenti dei figli di Oderisio De Ponte, Rainaldo signore di Tagliacozzo e Teodino signore di Tremonti. All'indomani della battaglia di Tagliacozzo, risultò investito come feudatario di Sante Marie e Scanzano Francesco De Ponte; nel 1279 invece il signore del luogo fu il conte di Albe, l'angioino Oddone di Tuzziaco (Oddo di Toucy).
Nel periodo della dominazione colonnese, le terre di Sante Marie, incluse nel ducato di Tagliacozzo, furono sotto il dominio spagnolo. Nel 1743, quando gli austriaci penetrarono nel regno di Napoli, venne registrata la loro presenta anche a Sante Marie. Negli anni a seguire ci fu una carestia (1764) e una grave siccità (1779).
Con l'editto di Saint Cloud (1804) Napoleone Bonaparte stabilì che le sepolture venissero effettuate fuori dalle mura cittadine. Sante Marie si adeguò cessando di seppellire i propri morti nell'ossario della chiesa sepolcrale di San Nicola e aprendo un nuovo cimitero alle porte del paese, successivamente smantellato.
I Colonna rimasero al potere fino al 1806 quando il re di Napoli Giuseppe Bonaparte abolì di fatto il feudalesimo. Pochi anni dopo, nel 1811, il ricostituito comune di Sante Marie venne incluso nel distretto di Avezzano[6].
Con il ritorno dei Borboni nel 1815 cominciarono ad esser migliorate le vie di comunicazione con il Lazio e i territori limitrofi dell'Abruzzo. La situazione restò tuttavia ancora critica perché agli itinerari che passano per Sante Marie vennero preferiti quelli diretti e provenienti da Avezzano. Nel 1861 Sante Marie si aggregò al Regno d'Italia in seguito ai plebisciti popolari indetti in quello stesso anno nel sud Italia.
Età contemporanea
Sante Marie destò l'attenzione della nazione quando nel 1861, subito dopo l'Unità d'Italia e nel pieno del brigantaggio postunitario, si trovò a passare in questo territorio il generale catalano José Borjes, ex alleato del brigante lucanoCarmine Crocco. Questi, inseguito dalle forze piemontesi, condusse un gruppo di undici soldati fedeli ai Borboni nel tentativo di incontrarsi con il sovrano Francesco II, per informarlo dell'alleanza rotta con Crocco. Egli si servì per la fuga di una guida santemariana che però appena possibile avvisò la guardia nazionale del paese che il generale si trovava in località Casale Mastroddi, in una cascina situata tra Sante Marie e Castelvecchio in valle di Luppa. La guardia nazionale santemariana partecipò all'assalto insieme alle forze militari piemontesi. Borjes e i suoi soldati furono catturati trasportati a Tagliacozzo dove vennero fucilati[7]. I cadaveri vennero bruciati, eccetto quello di Borjés che fu consegnato all'ambasciata francese presso lo Stato Pontificio. Le esequie furono celebrate nella chiesa del Gesù a Roma[8].
Oltre un secolo dopo il comune fece apporre un cippo nel luogo della cattura in ricordo della figura del comandante Enrico Franchini[9], dei suoi soldati e delle guardie nazionali di Sante Marie "fidenti nell'Unità d'Italia".
Questo cippo è stato rimosso e sostituito da un'associazione "monarco-borbonica" con un altro che inneggia al martirio del generale Borjes su cui campeggia il vessillo borbonico. Ogni anno presso il casale Mastroddi l'associazione ricorda questo evento in chiave revisionista[10].
Nel 1868 la frazione di Marano passò sotto il controllo del comune di Magliano de' Marsi[6].
Nel luglio del 1888 venne inaugurata la ferrovia Roma-Sulmona-Pescara con stazione a Sante Marie. Questa fu una delle opere previste dai governi post-unitari per riammodernare il paese. Tra Colli di Monte Bove e Sante Marie venne scavata la galleria del monte Bove, lunga quasi sei chilometri. Dopo le operazioni di scavo la quantità di terra e roccia venne utilizzata per costruire il terrapieno su cui passa la ferrovia tra Sante Marie e Poggetello, frazione di Tagliacozzo.
La notizia del disastroso terremoto della Marsica del 1915 che all'alba del 13 gennaio sconquassò gran parte del territorio marsicano fu segnalata da Sante Marie soltanto nel tardo pomeriggio. Gli effetti del sisma furono tali da bloccare per diverse ore i rudimentali mezzi di comunicazione dell'epoca. Il paese e le sue frazioni subirono gravi danni, tuttavia, nonostante l'immane tragedia, anche questi territori seppero risollevarsi[11].
Il 20 gennaio 1944, verso le ore 10, dodici caccia-bombardieri americani attaccarono il centro storico che in quel periodo, per via degli sfollati da Avezzano, città che fu più volte bombardata, contava più di 2.000 residenti. Quando videro i dodici aerei i cittadini non si preoccuparono di mettersi al riparo perché più volte era successo che passassero aerei per bombardare altre città più grandi, ma quella volta fu diverso. Gli abitanti, sgomenti, ebbero a malapena il tempo di ripararsi nelle loro case. Le vittime furono in totale 28[12]. L'azione fu rapida e durò meno di dieci minuti, un arco di tempo in cui le bombe caddero sul palazzo di Serafino Rossi alla Casata, abbatterono un piano del caseggiato all'angolo tra via delle Tre Cannelle e via Roma e raderono al suolo un intero agglomerato di case in zona Palatera, esattamente a via Como, area ribattezzata "Lo Spallato" per ricordare la distruzione delle bombe. Molte bombe non esploderono subito ma solo la sera procurando ingenti danni alla piazza successivamente intitolata "Largo 20 gennaio"[13][14].
La causa del bombardamento è forse legata alla presenza nei pressi di Tagliacozzo di una cellula Alleata che segnalava gli spostamenti delle truppe tedesche e gli obiettivi da colpire. A Sante Marie i nazisti avevano requisito la villa dell'avvocato Mari e vi avevano installato un'officina dove lavoravano delle Osttruppen, la villa si trova a circa un chilometro dal paese e a poche centinaia di metri dalla stazione. I tedeschi si dimostrarono subito crudeli nei confronti della popolazione tanto che il quarantasettenne Francesco Di Berardino fu passato per le armi con l'accusa di aver tagliato i cavi del telefono sul monte Faito. Antimo Ermili invece fu ucciso da un colpo di rivoltella mentre reclamava la restituzione del bestiame requisito. Una quarantina di antifascisti si radunò intorno al parroco e capo partigiano don Beniamino Vitale che formò la cosiddetta "banda del Bardo"[15].
Dunque l'obiettivo del bombardamento avrebbe dovuto essere quello di cercare di interrompere la ferrovia Roma-Pescara, bombardando la stazione, e di colpire il comando tedesco presso la villa dell'avvocato Mari ma, forse per via di una segnalazione errata del controspionaggio, gli esiti del bombardamento sono stati ben diversi.
Al momento di ritirarsi la villa dell'avvocato venne fatta saltare in aria con l'esplosivo. Una targa apposta successivamente in una parte della villa non danneggiata in modo irrimediabile ricorda l'occupazione nazista[16].
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Edificata nel XVI secolo, all'interno presenta altari in stile barocco e diverse pale. Sull'altare maggiore si trova la statua della Madonna in terracotta policroma del Cinquecento; l'organo risale al XVIII secolo[17].
Un ocre abitato dagli Equi è stato rinvenuto a ridosso del monte Faito a Santo Stefano[20].
In località Colle Nerino, tra i paesi di Scanzano e Santo Stefano, è stato individuato un vicus di epoca romana edificato su un preesistente insediamento italico. Non distante da questo si trovano le tracce dei siti d'interesse archeologico di San Martino e del pianoro di Santa Maria, dove è stata rinvenuta l'iscrizione funeraria di Lucio Vezio Varvelo (L. Vetius Varvelus), figlio di Marco della gens Fabia[21].
Tra il borgo santemariano di Valdevarri e quello di Val de Varri di Pescorocchiano si trovano i ruderi del monastero di San Giovanni in Barri, ultima dimora del beato Tommaso da Celano, primo biografo di San Francesco d'Assisi[20].
Istituita nel 2005 è inclusa nei territori in cui confluiscono i monti Simbruini e i monti Carseolani. I rilievi montuosi ubertosi e scoscesi le hanno fatto guadagnare l'appellativo di "Dolomiti d'Abruzzo". Il territorio è caratterizzato da una rilevante circolazione idrica sotterranea. Nel territorio protetto si trova l'inghiottitoio di Luppa e la falesia di Pietra Pizzuta[22][23].
Itinerario costituito da diverse tappe che tocca comuni dell'Abruzzo e del Lazio per un totale di circa 100 chilometri. Il percorso inizia a Sante Marie e tocca altre località del territorio comunale e della Marsica estendendosi fino alla valle del Salto e al Cicolano, riscoprendo la natura, la storia e i luoghi dei briganti posti al confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie[24].
L'installazione è stata realizzata nel luglio 2022 a circa due chilometri e mezzo dal centro di Sante Marie, in località Fonte Lattero. L'opera, alta tre metri e costruita in ferro e legno dipinto di giallo, si trova nella riserva naturale regionale Grotte di Luppa[26]. La grande panchina di Sante Marie è una delle tante create dall'iniziativa di Chris Bangle, nell'ambito del progetto Big Bench Community Project, nato per sostenere le comunità locali e il turismo[27].
A metà luglio si svolgono le feste patronali in onore dei santi protettori san Quirico (di cui è custodita una reliquia) e santa Giulitta[29].
A fine agosto si tengono le celebrazioni religiose in onore di san Nicola e santa Filomena[30].
Ospitato nel settecentesco palazzo Colelli il museo permette di conoscere gli aspetti precedenti e successivi all'Unità d'Italia. Sono esposti abiti e comunicazioni dell'epoca, gli armamenti, la doppia monetazione dei Borboni e dei Savoia e le divise militari di tre eserciti: Pontificio, Borbonico e Savoia[31].
Il Mu.M.A., realizzato all'interno di alcune sale di palazzo Colelli, si propone come una moderna mostra dedicata alle stelle, ai pianeti e alle galassie. Le sale espositive consentono di conoscere il sistema solare, le stelle e l'universo. Il telescopio, dotato di un filtro H-alfa, permette di osservare i fenomeni e i particolari del sole[32][33].
Esposizione permanente di radio storiche inaugurata nel palazzo Colelli l'8 ottobre 2022. In una sala del palazzo, situato nel centro storico del paese, sono esposte radio fabbricate dalla seconda metà del Novecento in poi[34].
Sante Marie fa parte delle associazioni nazionali Città del castagno[35], Città del tartufo[36] e Borghi autentici d'Italia[17].
Infrastrutture e trasporti
Strade
Sante Marie può essere raggiunta tramite la via Variante "quater" della Tiburtina Valeria costruita tra gli anni sessanta e settanta. L'arteria è un'alternativa al tracciato originario che attraversa il valico del monte Bove.
La "Mezza maratona sui Sentieri di Corradino" è una gara podistica sulla distanza dei 21 chilometri che ripercorre i sentieri di Corradino di Svevia toccando i vari paesi del territorio di Sante Marie e il centro di Tagliacozzo[40].
^Storia di Sante Marie, su santemarie.terremarsicane.it, Terre Marsicane. URL consultato il 7 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 3 luglio 2015).
^abSante Marie (Abruzzo), su borghiautenticiditalia.it, Borghi autentici d'Italia. URL consultato il 2 marzo 2017.
^Festa di San Quirico e Santa Giulitta, su ilcentro.gelocal.it, Il Centro, 14 luglio 2015. URL consultato il 29 agosto 2018 (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2016).