L'edizione 2016 del motomondiale è la 68ª dalla sua istituzione nel 1949. Le classi ammesse al campionato sono la MotoGP, che ne è la classe regina, la Moto2 e la Moto3. Al termine della stagione si sono laureati campioni mondiali lo spagnolo Marc Márquez in MotoGP, il francese Johann Zarco in Moto2 e il sudafricano Brad Binder in Moto3.
Nessuna novità sul piano dell'assegnazione del punteggio; cambia il fornitore unico di pneumatici della MotoGP, diventato la Michelin in sostituzione della Bridgestone e resta invariato quello delle categorie minori, sempre la Dunlop.
Il regime di monogomma per il primo anno è della francese Michelin che rimpiazza la giapponese Bridgestone; tra le modifiche regolamentari c'è anche la modifica delle dimensioni degli pneumatici, passati a 17"[1].
Le altre modifiche regolamentari hanno riguardato la centralina elettronica, ora unica per tutte le squadre, la limitazione a 7 dei propulsori utilizzabili durante la stagione, il serbatoio con capacità massima di 22 litri e il peso minimo ammesso di 157 kg; restano alcune agevolazioni riservate ai nuovi costruttori che si affacciano alla classe o che non hanno ottenuto risultati di rilievo negli anni precedenti[2].
Ai costruttori già presenti gli anni precedenti si affianca la KTM che debutta in occasione dell'ultimo gran premio stagionale.
Al termine della stagione si impone tra i piloti Marc Márquez (già matematicamente campione con tre gare di anticipo, in occasione del GP del Giappone[3]) al terzo successo mondiale nella classe regina e quinto della sua carriera, alla guida di una Honda, seguito dai due piloti ufficiali Yamaha, Valentino Rossi e Jorge Lorenzo nell'ordine. Tra i costruttori si impone Honda che precede Yamaha e Ducati.
Durante la stagione sono stati addirittura nove i piloti che hanno ottenuto vittorie, cosa che non accadeva da vari anni; gli unici plurivittoriosi sono stati Marc Márquez in 5 occasioni, Jorge Lorenzo in 4 occasioni, Valentino Rossi e Cal Crutchlow in due. Singole vittorie sono state ottenute da Maverick Viñales, Andrea Dovizioso, Andrea Iannone, Jack Miller e Daniel Pedrosa. Per Crutchlow, Viñales, Iannone e Miller si è trattato dei primi successi ottenuti nella classe regina.
Con 7 successi sulle 18 prove in programma, il francese Johann Zarco ha replicato il successo già ottenuto in questa classel'anno precedente, diventando il primo pilota a ripetersi dall'inserimento di questa classe nel mondiale; la certezza del titolo si è avuta al penultimo appuntamento della stagione nel GP di Malesia[4]. Alle sue spalle in classifica generale sono giunti lo svizzero Thomas Lüthi vincitore in 4 occasioni e lo spagnolo Álex Rins che si è imposto in altre 2 prove. Gli altri vincitori stagionali sono stati Sam Lowes (2 vittorie), Takaaki Nakagami, Jonas Folger e Lorenzo Baldassarri.
Senza storia la classifica costruttori con la Kalex che ha equipaggiato tutti i piloti vincitori dei singoli gran premi.
Con sette vittorie sulle 18 prove in programma, si aggiudica il titolo iridato piloti il sudafricanoBrad Binder alla guida di una KTM che precede l'italiano Enea Bastianini vincitore in un'occasione e lo spagnolo Jorge Navarro due volte vittorioso, entrambi in sella a moto Honda. Nella classifica riservata ai costruttori si impone KTM (9 successi) davanti a Honda (6 vittorie). Il titolo piloti viene assegnato già con quattro gare d'anticipo al GP d'Aragona; si tratta del sesto titolo iridato per il Sudafrica nella storia del motomondiale, prima di Binder l'ultimo pilota di questa nazione a vincere un campionato nel motomondiale è stato Jon Ekerold nel 1980[6]. Oltre ai primi tre classificati, hanno ottenuto vittorie durante la stagione Khairul Idham Pawi (in due occasioni e primo pilota malaysiano nella storia del motomondiale a imporsi in un gran premio), Francesco Bagnaia (due successi e quarto in classifica generale), Joan Mir, Romano Fenati (che interrompe anzitempo il suo rapporto con il suo team e la stagione), Niccolò Antonelli, e John McPhee.